Il giorno di Willie Peyote al Pinewood
Il festival di Pinewood dell’Aquila si propone come una commistione di generi che esplorano il panorama indie nello Stivale. Con cinque dischi all’attivo, una partecipazione al Festival di Sanremo e un album che ha debuttato nella top 5 dei dischi più venduti e ascoltati in Italia, Willie Peyote è forse l’ospite più atteso della giornata (parco ex Reiss Romoli ore 21), terza sulla carta ma di fatto solo seconda, in quanto il maltempo ha costretto gli organizzatori a interrompere e annullare la programmazione dei concerti inaugurali.
Attenzione però ai nomi che affiancano il rapper torinese nella line up della serata tra il palco principale e quello secondario. Parliamo di Masamasa, come di Stillpani, Lithium Quartet e dj Indieman. Parliamo, soprattutto, del progetto Bnkr44, una perla che mischia una valanga di riferimenti: post trap, post it-pop, post wave.
È un collettivo formato da un gruppo di ventenni – Erin, Caph, Fares, Piccolo, JxN, Faster e gheray0 – che insieme hanno plasmato una realtà completa, che riesce a coprire tutti i campi per creare un contenuto, dai testi, fino alla produzione, la grafica e i video. «Li stiamo tenendo d’occhio da un po’», spiegano gli organizzatori, «ce ne siamo innamorati già dai primi ascolti su Soundcloud! ed è un piacere poterli supportare sul nostro palco durante questa edizione di Pinewood Festival».
Un gruppo di menti creative che dallo scorso anno si ritrova in un bunker a Empoli, di qui il nome. È lì che il collettivo si chiude in sessioni lunghissime per esplorare e mescolare gli stili differenti di ciascun artista che ne fa parte allo scopo di definire un sound tutto nuovo. «Il locale si trova a casa mia», spiega Gherardo Stagi (gherayO) che cura le produzioni, gli allestimenti e il tour. «Qui nascono tutti i progetti creativi. Abbiamo voluto dare ai nostri live un’atmosfera intima che non prescinde da un allestimento in cui ricreiamo un salotto, con tanto di sofà». Completano il quadro multidisciplinare, dei disegni realizzati durante il concerto.
«Per noi questo», spiega Piccolo, musicista e disegnatore, «ci inserisce in un percorso sinestetico che abbina alle note dei colori specifici». Tutto questo, in un tessuto musicale dall’ispirazione ben varia. «Ciascuno di noi», spiega Caph (chitarrista), «porta nel bunker le sue influenze musicali. Mi sono avvicinato allo strumento ascoltando i Guns ‘n’ Roses, oggi facciamo tutt’altro, ma sono felice di poter attingere a varie tradizioni strumentali, nel mio percorso da autodidatta». (fab.i.)