Una luna sui tetti di Fontecchio
8 Settembre 2021 Condividi

Una luna sui tetti di Fontecchio

“Di là, dopo sei giorni e sette notti, l’uomo arriva a Zobeide città bianca, ben esposta alla luna, con vie che girano su sé stesse come in un gomitolo, dopo sei giorni e sette notti, l’uomo arriva a Zobeide città bianca, ben esposta alla luna, con vie che girano su sé stesse come in un gomitolo”.

La gru si muove lentamente da destra a sinistra, catturando lo sguardo dei curiosi. Le note della banda Armonie sirentine indicano il finale di “Guarda che luna” di Fred Buscaglione, mentre Alessandro Lucci pesca una delle città invisibili di Italo Calvino, per parlare di sogni e desideri a una piazza buia ma affollata.

Zobeide appunto. Ma è nelle Cosmicomiche che Calvino immagina una luna mai così vicina, quasi a toccarla. Come quella artificiale che da ieri notte brilla sui tetti di Fontecchio, paese medievale nella media Valle dell’Aterno, in provincia dell’Aquila. Per di più appesa ad una gru dei cantieri della ricostruzione post sisma 2009.

A realizzarla l’artista peruviano Sebastian Alvarez, uno dei protagonisti di “Riabitare con l’arte”, progetto di Carsa con il sostegno dell’Usrc, l’Ufficio speciale per la ricostruzione del Cratere, che fino ad ottobre avrà come teatro i comuni di Barisciano, Fontecchio, Fossa ed Ocre, sostenitori del progetto, Acciano, Fagnano Alto, Poggio Picenze, San Demetrio ne’ Vestini, Sant’Eusanio Forconese, Tione degli Abruzzi e Villa Sant’Angelo.

A salutare l’ascensione in cielo della luna, spettatori arrivati da più parti del centro Italia, un rito collettivo, dal sapore felliniano nella piazza buia, in una notte di luna nuova. Un lavoro di gruppo che ha coinvolto decine di persone, è stato anche la realizzazione della luna di Alvarez, con quasi 200 barre di carta di giornale riciclato, montate secondo le rigorose trame geometriche della cupola geodetica a formare una sfera, ricoperta infine con l’ombreggiante bianco, comunemente utilizzato nei cantieri della ricostruzione.

L’artista messicano  Erick Cuevas ha coadiuvato Alvarez nella logistica. Nato e cresciuto a Lima, in Perù, Alvarez risiede da alcuni mesi a Fontecchio, e per lui ha assunto un significato speciale l’applauso al termine della performance, nella piazza gremita.

“Ricordo la prima notte che sono arrivato qui – ha raccontato Alvarez -, e ho visto sorgere la luna dal balcone della residenza di artista Fontecchio International Airport, ospite di Todd Brown. Dal mio punto di vista, la luna era quasi allineata con la gru. Ho provato a scattare una foto ma il risultato sul mio stupido smartphone è stato ridicolo. Il più delle volte, l’idea è più bella di un’immagine”.

“Dopo aver mangiato la mia prima infornata di arrosticini di pecora – ha detto ancora – ho iniziato a raccogliere i bastoncini per costruire una gru. Finora ho mangiato 78 arrosticini e ho ancora bisogno di altri bastoncini, immaginando di realizzare una lampada adatta a leggere il racconto La distanza della luna di Calvino (tratto dalle Cosmocomiche, ndr). Ho poi visto sollevare durante un trasloco mobili parte di una vita con una delle gru di Fontecchio. Ho documentato l’evento, e ho pensato il modo di sollevare un sogno, una visione, invece di ricordi, di macerie e materiali da costruzione”.

Il suo lavoro di ricerca si è espresso in film, infografiche, conferenze performative, composizioni sonore e passeggiate. Ha partecipato ad un progetto nella prigione statale di San Quentin in collaborazione con artisti detenuti, ha prodotto un documentario di fantascienza su Brasilia, news town con velleità utopiche e capitale del Brasile, ha eseguito, curato e presentato lavori a livello internazionale all’Headlands Center for the Arts, Southern Exposure, Yerba Buena Center for the Arts; Galleria Townhouse in Egitto, École Nationale Supérieure d’Art Bourges in Francia e Wiener Festwochen a Vienna.

“Per la maggior parte della storia umana, la luna è stata l’unica fonte di luce notturna – ha spiegato poi Alvarez -. Dall’invenzione delle candele, delle lampade a gas e, più recentemente, dell’illuminazione elettrica, l’importanza del chiaro di luna per l’umanità è andata scemando. Nella maggior parte delle città, la luna è diventata irrilevante, le stelle cancellate dall’inquinamento luminoso. La nostra relazione con il cielo notturno è stata interrotta”.

Di qui il commento all’iniziativa: “Mi sono anche chiesto il senso di costruire una piccola luna di carta e telo ombreggiante, quando miliardari infantili stanno spendendo una fortuna, per riportare in auge la corsa allo spazio. Gli astronauti affermano che le ragioni per cui gli esseri umani non sono tornati sulla superficie lunare sono ostacoli di bilancio e politici, non limiti scientifici o tecnologici. Non so, per me, questa luna, e questo intervento artistico, servono semplicemente a familiarizzare con questo bellissimo posto, e la sua gente. Per me la luna, quella vera, da questa notte non sarà più la stessa”. Una serata aperta dall’affascinante bagno di suoni di Daniela Caloisi, a partire dal gong.

di Fabio Iuliano – fonte: Virtu Quotiane

Daniela Caloisi