Covid, il professore – volontario: siamo ostaggi dell’indifferenza
“Una cosa è certa: al termine di questa pandemia, i buoni diventeranno più buoni, i cattivi più cattivi, i ricchi più ricchi e i poveri più poveri”. È la considerazione del professor Francesco Barone, docente all’Università dell’Aquila, con all’attivo oltre 50 viaggi umanitari in Africa, portavoce in Europa del premio Nobel per la Pace Denis Mukwege, che ha denunciato una catastrofe umanitaria in atto in Congo, con centinaia di migliaia di donne violentate, oltre quattro milioni di sfollati e sei milioni di morti.
“Molte persone, quindi, si troveranno a fare i conti con l’abisso della carenza e della precarietà. È impossibile anestetizzare la povertà, ma se si vuole è possibile guarirla perché la povertà non è una calamità. Il coronavirus non conosce e riconosce confini, barriere, distanze geografiche; il Coronavirus si diffonde su tutti i continenti e impedisce a tutti i popoli della Terra di riconoscersi in un solo e necessario abbraccio”.
“La sua esplosione, con le conseguenze geopolitiche che ne stanno derivando, sta portando alla costituzione di una nuova relazione tra vita biologica e scelte politiche”, riflette il professore. “A un metro di distanza l’uno dall’altro, mascherati e inglobati in questa sorta di assoluta equidistanza, siamo illusi di essere più uguali di prima. E invece, siamo sempre più fragili e troppo spesso concentrati a soddisfare esclusivamente i nostri bisogni materiali”.
“Le sensazioni prevalenti – aggiunge Barone – sono la frustrazione e la tristezza, quest’ultima considerata da Spinoza come il sentimento che nasce dalla percezione di un passaggio da una perfezione maggiore ad una minore. Il Covid-19, oltre che un nostro acerrimo nemico, si sta presentando come un efficace rivelatore di realtà che spesso rimangono nascoste nella quotidianità dei sistemi economici, politici, sociali e culturali. Superando il ‘pensiero freddo’ di molti, ha denunciato i comportamenti legati all’indifferenza e alla irresponsabilità”.
“Ha denunciato i sistemi politici e sanitari che non hanno investito nella salute pubblica e, quindi, nelle cure per tutti. Questo agente infettivo ingrandisce il silenzio, alleato e complice da parte del sistema economico, che ha messo e continua a mettere il capitale al di sopra dell’essere umano”.
“Ritengo che questo virus non fa discriminazioni, mentre non si può dire lo stesso di noi esseri umani”, prosegue il prof. Barone. “Siamo di fronte all’ennesimo nemico che intende distruggerci e che alla fine non ha alcuna volontà di risarcire i danni”.
“Assoggettati ai linguaggi di questa nuova mondializzazione, siamo portatori di un prodotto già preconfezionato, contrassegnato da ingiustizie e prevaricazioni. E la storia si ripete. A pagare il prezzo più alto è sempre il povero. L’uomo contemporaneo rischia di diventare preda di un nuovo modello di indifferenza”.
“Di fronte allo smascheramento della nostra vulnerabilità possiamo ritenere ormai definitivamente superata la convinzione dell’eternità terrena. Stiamo vivendo un periodo di dolore, ma da questa frattura fisica e psicologica è possibile ristabilire l’armonia e l’integrità. Dipende da noi, da ciascuno di noi. Il nostro futuro dipenderà da ciò che sapremo meritarci”, conclude Barone.