“Itaca” di Sasha Torrisi, le prigioni del nostro tempo
“Itaca” è un progetto artistico ben definito che racchiude in sé varie forme d’arte tra musica, pittura, fotografia e poesia ed esce dopo undici anni dal precedente “Un Nuovo Me”. Non è facile etichettare – se proprio si deve – questo EP con uno specifico genere musicale: di certo non mancano le ispirazioni al Rock, al BitPop, al Grunge, alla Prog, al cantautorato e, perché no, al passato con i Timoria di cui è stato il cantante dal 1997 al 2004.
Già dal titolo, che fa riferimento alla poesia di Costantino Kavafis, si intuisce che si tratta della metafora dell’uomo nel Viaggio della Vita raccontato attraverso le cinque canzoni che compongono il disco. Nel primo singolo “La Mia Prigione” il protagonista inizia il suo percorso interiore, come un entronauta alla ricerca del proprio “Io”.
Il viaggio continua raccontando la vita di tutti i giorni con il susseguirsi dei brani intitolati “Senza Rimpianto”, “Nonostante Te”, “Non Ti Accontenti Mai” e infine “Itaca”. Quest’ultima è la title track, la canzone che meglio esprime il nuovo percorso artistico di Sasha Torrisi ed è scritta a quattro mani con il cantautore ligure Christian Nevoni.
Da un primo ascolto del suo nuovo singolo si apprezza l’incastro tra musica e rumori di fondo, richiamanti al viaggio. Come ha elaborato il sound?
È stato fatto un grande lavoro di post produzione per rendere al meglio l’idea che avevo in testa di raccontare un disagio ed una rinascita durante un viaggio in treno, sinonimo di un viaggio ben più profondo, alla ricerca del proprio io più vero e intimo.
In Itaca c’è un richiamo all’idea del viaggio scandita dai versi di Kostantinos Kafavis e la necessità di non avere paura di ciclopi o lestrigoni, o dell’ira di Nettuno. Quanto si ritrova in quei versi?
Sì, ho voluto citare i versi di Kavafis, perché mostrava l’essenza della ben più impegnativa Odissea. È ovvio che il mio disco vuole ripercorrere il viaggio di un moderno Ulisse tra gli ostacoli della vita di oggi.
Cosa possono raccontare le strofe di canzoni come Itaca a chi vive il nostro tempo?
Beh, di certo raccontano di come si possa sentire la necessità di lasciare tutti gli agi della nostra società per intraprendere un viaggio “purificatore”, e poi tornare più forti e più lucidi di prima. Con la consapevolezza dei propri mezzi e soprattutto dei propri limiti.
Quali sono le prigioni del nostro tempo?
Credo fortemente che la televisione e la comunicazione in generale abbiano un ruolo importante nella costruzione di prigioni mentali. Spesso la nostra società impone stereotipi da seguire, da emulare. Un rincorrere l’apparire a tutti i costi, il dare/avere, e mai il più semplice e naturale “essere”.
“Senza rimpianto” racconta della fine di una storia d’amore. Un momento in cui l’orgoglio del protagonista fa i conti con la smania di successo dell’ex compagna. Quanto c’è di autobiografico nell’una e nell’altra prospettiva di questa storia?
Non posso nascondere che le canzoni di questo disco siano tutte autobiografiche, ma ho cercato di renderle meno personali e più vicine a storie di tutti i giorni in cui ognuno dei miei ascoltatori può ritrovarsi e immergersi.
Come nasce la collaborazione con Christian Nevoni?
Christian è da sempre un nostro fan, anzi, è diventato un amico nel tempo. Tempo fa mi propose un suo brano e lo trovai molto interessante. Dopo averlo completamente riarrangiato e modificato secondo le mie attitudini, è entrato a far parte di questo disco e addirittura ne ha dato il titolo.
Quanto ha segnato la sua carriera l’esperienza con i Timoria?
I Timoria sono stati fondamentali per la mia crescita umana e artistica. Sono certo che la mia vita avrebbe preso un percorso diverso senza quell’incontro magico con Omar Pedrini e compagni. Li ringrazierò fino all’ultimo dei miei giorni. Mi hanno aperto la mente.
ph. Diego Feltrin – di Fabio Iuliano – fonte: The Walk of fame