Poetessa segnalata al Bonanni licenziata perché trans
Fa discutere la notizia che vede il licenziamento della giovane poetessa Giovanna Cristina Vivinetto, fino a qualche giorno fa insegnante di letteratura italiana al triennio del liceo linguistico dell’istituto paritario Kennedy di Roma, dove era stata assunta il 23 settembre. In un lungo sfogo su Facebook, la diretta interessata parla di motivazioni «confuse e poco credibili”». Di fatto, a suo avviso, alla base del provvedimento potrebbe esserci ben altro.
Giovanna è una transessuale e da tempo fa i conti con pregiudizi e discriminazioni. Una dimensione personale che racconta nelle sue poesie. Con “Dolore Minimo”, poema autobiografico in cui l’autrice racconta la complessa condizione transessuale, la poetessa di origine siciliana ha vinto l’ultima edizione del Premio Viareggio e il Premio internazionale Sengho. Un componimento che lo scorso anno è entrato nella terna dei finalisti del Premio Laudomia Bonanni dell’Aquila, in un’edizione – quella del 2018 – vinta poi da Elio Pecora. La presenza della Vivinetto tra i finalisti viene considerata condizione di grande rilievo non solo per la tematica originale del suo libro, ma anche perché si tratta della poetessa più giovane che abbia mai partecipato al prestigioso premio dedicato alla poetessa aquilana anche in tutte le 17 edizioni precedenti.
Il volume “Dolore minimo” (edito da Interlinea) vede anche la presentazione di Dacia Maraini con una nota di Alessandro Fo. «Eppure», ha scritto la ragazza sul social, «la scuola paritaria mi ha licenziata dicendo che sono indietro col programma, spiego troppo velocemente, non riesco a farmi rispettare dai ragazzi, non ho la tempra del docente perché, per “vocazione”, sono una poeta tout-court.
Ora, dopo 5 anni di studi letterari e tutta l’esperienza fatta da oratrice nel corso gli ultimi due anni in giro per l’Italia, vi immaginate mentre spiego gli “Inni sacri” e le tre edizioni dei “Promessi sposi” di Manzoni e nel frattempo parlo di tutt’altro passando di palo in frasca? Senza contare che i ragazzi in classe mi hanno sempre riferito giudizi entusiastici, venivano da me per confidarmi i loro problemi, gli eventi di bullismo dentro la scuola, i loro desideri e aspirazioni. Volevano leggere le mie poesie, scriverne di loro pugno. Uno di loro è venuto a portarmi il suo prezioso quaderno con tutte le sue poesie scritte a mano».