“L’Aquila Grandi Speranze”, il videoracconto di Marco Risi
Spuntano fra le macerie del centro con torce e biciclette come i Goonies di Richard Donner. Dribblano puntelli e transenne per esplorare questo o quell’edificio: ora una casa disabitata, ora un vecchio cortile, ora il palazzo della Prefettura, oppure il Forte Spagnolo, il cui accesso è rimasto precluso ai più dal 2009, salvo qualche eccezione. A un anno e mezzo da quella notte maledetta, un gruppo di ragazzini riesce ad aggirare divieti e zone rosse del centro storico del capoluogo, per creare qui un quartier generale, un “regno segreto”. Le loro storie, intrecciate a quelle dei loro genitori, fanno breccia nella fiction “L’Aquila – Grandi speranze”, la coproduzione Rai Fiction – IdeaCinema per la regia di Marco Risi, che si propone come un omaggio questa terra colpita dal terremoto.
Il film tv in sei puntate andrà in onda da martedì 16 aprile alle 21.20 su Rai1. Solido il cast: Giorgio Marchesi, Donatella Finocchiaro, Giorgio Tirabassi, Valentina Lodovini, Luca Barbareschi, Francesca Inaudi, Enrico Ianniello e Carlotta Natoli che ieri, insieme al regista e al sindaco Pierluigi Biondi hanno assistito all’anteprima alll’Auditorium “Renzo Piano” per poi tornare sui set della fiction nel centro storico. Poi la presentazione all’Emiciclo con il presidente della Regione Marsilio a fare gli onori di casa. Tra gli attori ci sono anche vari teenager e molti aquilani si riconosceranno sullo schermo: le comparse sono state selezionate sul territorio. Nel cast anche Greta Bontempo, Gabriele Panella, Diego Leone e Alessio Gallucci, giovani attori contattati tramite le scuole di teatro.
La fiction si propone come un affresco dove il dolore, la disperazione, le ansie post trauma non vengono risparmiate, così come la precarietà di un alloggio dove a un anno e mezzo dal sisma è un lusso avere 4 sedie di plastica, di quelle che si vedono nei bar di paese. Accanto a tanta angoscia, il regista accelera proprio sulla speranza e sulla forza dei più giovani, in un momento in cui nelle nuove generazioni non crede quasi più nessuno. La serie, scritta da Stefano Grasso, intreccia storie familiari a fatti di cronaca.
Che cosa accade nell’animo di una persona o nelle relazioni familiari se nel giro di una sola notte si vede crollare e ridursi letteralmente in macerie la propria casa e la propria vita? Dove si trova il coraggio di ricominciare? Come si riesce a superare il dolore di perdite irrimediabili? E a sconfiggere la paura? Attraverso la storia di Silvia e Franco e dei loro amici fraterni Gianni e Elena, si narra come si continua a vivere dopo un terremoto che in una notte ha azzerato un’intera città. Franco (Marchesi) e Silvia (Finocchiaro) sono ancora impegnati nella ricerca disperata della figlia Costanza, scesa con loro in piazza del Duomo quella notte e poi scomparsa nel buio delle strade della città che sembra averla inghiottita.
In mezzo ci sono i ragazzi che, a 13 anni, si riappropriano della Zona rossa interdetta che diventa il loro regno. Davide, Simone, Patrick e Fabrizio riescono anche a crescere tra quelle case in rovina dando uno sguardo diverso al futuro. L’amicizia aiuta a tenere lontana la paura: il percorso di formazione dei ragazzini aquilani avviene tra le macerie che gli adulti hanno abbandonato senza farvi più ritorno. Barbareschi è il costruttore: «Sono, come si dice in questi casi, l’antagonista di tutti. Un personaggio che non è solo cattivo. Lui vuole ricostruire la città perché pensa che l’altra città non si farà mai. Ma non è quello che ride durante il terremoto. Sono contento di fare un racconto così epico. Con Risi ci siamo odiati per vent’anni, ma poi ho detto sì e ci siamo trovati molto bene».
Che cosa ha convinto Marco Risi di questo progetto? «Mi è piaciuta», spiega il regista, «l’idea degli adolescenti che scorrazzano di soppiatto nella città proibita, cercando di riappropriarsene alla loro maniera, augurandosi addirittura che non cambi, che rimanga così perché solo così può essere esclusivamente loro, la loro terra di conquista. Mi sono piaciuti gli adulti che cercano di rimettere in piedi i pezzi delle loro coscienze e non solo della loro città». E pazienza se alcune date sono state cambiate, come i movimenti di protesta (spostati da febbraio a settembre per far coincidere la storia con l’inizio dell’anno scolastico).