Rancore, il rap come antidepressivo
«Io voglio i violini che salgono sulla strofa. Così sale la tensione perché sono inc…». In un momento storico in cui si arriva a produrre un intero disco senza neanche sapere cosa sia un Re settima o un giro di Do, fa specie ascoltare questo rapper romano che sfrutta violini, percussioni, chitarre e pianoforti per dar forza ai suoi arrangiamenti. Del resto, “Musica per bambini” (Hermetic, 2018), il nuovo album di Rancore, si presenta come un progetto di qualità, sia dal punto di vista delle rime, sia dal punto di vista musicale. E il tour continua a macinare date su date: dopo il doppio sold out in prevendita all’Hiroshima di Torino e il tutto esaurito al Viper di Firenze e all’Estragon di Bologna, il rapper è atteso a Brescia (Latte+ venerdì 22), prima di arrivare all’Aquila, sabato 30 marzo al Bliss in via Rodolfo Volpe a Monticchio. Un concerto che chiude una due giorni di appuntamenti promossi da “A lot Entertainment” e “I Guastafeste” a partire da venerdì 29 con il concerto degli I hate my village, il progetto musicale di Fabio Rondarini (Calibro 35, Afterhours, Daniele Silvestri) e Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion) con la partecipazione di Alberto Ferrari (Verdena).
Rancore è reduce da una bella esperienza al Festival di Sanremo, al fianco dello stesso Daniele Silvestri, in gara con il brano “Argentovivo”, di è co-autore. Il brano ha ricevuto diversi riconoscimenti dalle giurie del Festival (premio della critica “Mia Martini”, premio della Sala Stampa Lucio Dalla e premio “Sergio Bardotti” per il miglior testo). Rancore è da anni considerato uno degli artisti più interessanti del panorama del rap italiano, capace di trovare la giusta alchimia tra rime, tecnica, fantasia e significati. “Musica per bambini’’ si propone come un percorso di vita, analizzata e interpretata in più brani e da più punti di vista.
«Ho deciso di essere sincero come un bambino ed ho usato la musica come psicoterapia e le rime come anti-depressivo», spiega Rancore, pseudonimo di Tarek Iurcich, nato a Roma 29 anni fa. «Il progetto è un semplice urlo. Solo questo è uscito da queste pagine. Un urlo fatto senza pretese come quando smetti di pensare che qualcuno può sentirti. Un urlo difficile da capire, come quello di un neonato dentro la culla. Ho sognato molte volte di dormire in un lettino per bambini dove era impossibile per me entrare, la testa era piegata in modo ambiguo, le mie gambe corte erano comunque troppo lunghe». Religioni e pseudo-scienze si avvolgono nell’“Hermetic Hip Hop”, nome che Rancore ha attribuito al suo modo di fare il rap. L’ultima frase del disco è: «Non capisco mezza parola di ciò che dici». Il senso è che Rancore si sente alieno rispetto al mondo e vorrebbe comunicare ma è come se parlasse un’altra lingua, dunque non riesce, come se fosse risucchiato dal suo stesso ermetismo. Il locale apre alle 23. Posto unico 17.25 euro (prevendite Do it Yourself Tickets). A seguire dj set by UrHouse.