In tv le Grandi Speranze del post-sisma all’Aquila
Le transenne divelte della zona rossa, i secchi pieni di macerie che passano da una mano all’altra, impalcature, puntelli, vetrine in frantumi, manichini di plastica. Slogan e striscioni: “3 e 32, io non ridevo!”. Dieci anni diventano un secondo quando ritrovi nella testa quelle immagini. Proprio per questo, la nuova fiction Rai “Grandi Speranze” si fa carico di una sfida piuttosto impegnativa, quella di intercettare la memoria collettiva di una città di 70mila persone la cui vita è cambiata in pochi istanti. Ambientata nel capoluogo abruzzese, un anno e mezzo dopo il terremoto che la devastò, la serie tv diretta da Marco Risi andrà in onda martedì 9 aprile, in prima serata su Rai1, proprio nei giorni del decennale. Davanti alla macchina da presa, le vite di tante famiglie che cercano faticosamente di tornare a una vita normale. In primo piano c’è la storia di un gruppo di adolescenti che vivono il post-sisma in maniera del tutto differente, trasformando alcuni angoli, temporaneamente abbandonati del centro città, nel loro quartier generale, lontano dal mondo dei “grandi”.
Storie di vita quotidiana viste da prospettive assortite, da una parte le preoccupazioni di chi deve ritrovare dei punti di riferimento logistici ed economici. Dall’altra, lo sguardo spregiudicato di molti ragazzi che non ci stanno a rinunciare a un centro storico ancora pressoché inaccessibile per ragioni di sicurezza. Sullo sfondo, i movimenti spontanei che in quel periodo hanno visto migliaia di persone scendere in piazza per chiedere certezza sui tempi di ricostruzione.
LA SERIE. «Pochi secondi hanno cambiato le vite di tantissime persone», spiega il creatore della miniserie, Stefano Grasso in un’intervista rilasciata a Piper Spettacolo italiano. «Abbiamo cercato di puntare l’accento sulla diversificazione delle reazioni alla catastrofe, da chi ha gettato la spugna ed è andato via a chi ha invece ritrovato nuove ragioni per restare. Le riprese sono state girate a Roma e all’Aquila dentro e fuori le mura della città. Dalle rovine piazza San Pietro, tra cui fa breccia l’apertura di un bar, al Castello Cinquecentesco che ha fatto da cornice a molte riprese in esterno. Si è girato anche nel quartiere del Torrione, mentre Palazzo Centi è stato utilizzato per ricostruire, nella fiction, il palazzo della Prefettura. Le scene che invece hanno rievocato gli eventi della notte del terribile 6 aprile 2009 sono state girate in via Roio e nei vicoli adiacenti, pieni di polvere e macerie.
GLI ATTORI. Del cast fanno parte Giorgio Tirabassi, Donatella Finocchiaro, Luca Barbareschi, Francesca Inaudi, Enrico Ianniello, Carlotta Natoli e Valentina Lodovini. Quest’ultima interpreta Elena Fiumani, casalinga madre e moglie che, a un certo punto del racconto, reagisce rispetto allo stato di passività in cui era stata sin dal momento della scossa. Tirabassi è Gianni Fiumani, alla guida di un comitato spontaneo per la ricostruzione, il cui obiettivo è di contrastare la speculazione edilizia. Tra gli imprenditori “affaristi” c’è Riccardo (Luca Barbareschi) con il suo progetto di “Nuova Aquila”. Tra gli attori ci sono anche vari teenager e, sullo schermo, molti aquilani si riconosceranno: le comparse sono state selezionate sul territorio. Nel cast anche Greta Bontempo, Gabriele Panella, Diego Leone e Alessio Gallucci, giovani attori professionisti contattati tramite le scuole di teatro.
«Per me era importante raccontare cosa succede nei ragazzi che si trovano a vivere in un contesto del genere», ha detto in più occasioni il regista Marco Risi, figlio d’arte: i film di suo padre Dino, a partire da Il Sorpasso, hanno fatto la storia del cinema. «Volevo rendere omaggio al grande spirito di avventura degli adolescenti che vogliono riprendersi il loro centro storico abbandonato. Del resto mi piace lavorare con bambini e ragazzini perché, davanti alla macchina da presa, sono più spontanei, meno costruiti». Tanti personaggi si alterneranno in un racconto che giustappone il senso di realtà degli adulti, alle prese con le tante contraddizioni del post sisma, e lo slancio dei più giovani, capaci di vedere il centro come una “no man’s land” da conquistare e reinventare. Sarà valsa la pena di scomodare Dickens per il titolo? Lo scopriremo presto.