Carmelo, un mediano di mischia dietro al bancone
Ce lo vedi un mediano di mischia dietro al bancone di un bar? Magari a smistare bottiglie e bicchieri con finte che neanche Troncon con l’Italia al Sei Nazioni. Ora alza il miscelatore per cocktail a mo’ di touche, ora gira una Keglevich alla fragola dietro la schiena, intuendo il movimento del collega.
Tra i due c’è intesa, ma se non sincronizzi i tempi la vodka finisce per terra. Ed è passaggio in avanti. Capita quando devi lavorare con tempi strettissimi perché davanti al bancone hai una fila di persone che ti si piazzano con la faccia di chi sembra a rischio disidratazione. Del resto, Carmelo Licata è abituato a lavorare sotto stress. Insieme a sua sorella Vincenza porta avanti la gestione del bar Sand Creek garantendo una continuità oraria che parte dalle 6. Non solo, tutti i fine settimana lavora al bancone del Novecento10.
Il suo orario è da brivido: il lunedì e il martedì attacca alle 14 e finisce a chiusura (il bar è aperto anche dopo cena). Mercoledì dalle 6 alle 14; giovedì stesso turno, con la differenza che dalle 19 in poi c’è da cambiare divisa e locale. Stesso schema orario venerdì e sabato, cambiano ambientazione e musica ma il bancone è sempre quello. Domenica “solo” al Sand Creek, dalle 16 a chiusura. Ti chiedi che tipo di droga usi un ventiduenne come lui per reggere questi ritmi. Ma poi, lo vedi all’opera e pensi ad adrenalina, dopamina, endorfine, gaba, ossitocina e serotonina.
Insomma, tutte sostanze gratuite e naturali che si sviluppano lavorando con entusiasmo e intessendo buone relazioni. Certo, però, a volte qualche cicchetto di vodka skyy non guasta. Senza esagerare però.
Anche perché parte del tempo in cui non è impegnato dietro al bancone, Carmelo lo passa ad allenarsi a giocare con l’Unione Rugby L’Aquila. Il giovedì, al Moon village del Novecento10 si balla latino.
Una serata frequentata da vari guru delle locali scuole di danza, con dj selezionati e animatori di pista che aiutano i neofiti a prendere confidenza con rumba, mambo, merengue, bachata e reggaeton. E poi ci sono la salsa e il tango. E anche il tango salsato o la salsa tangata, come prova a spiegare uno al bancone con dovizia di particolari, mentre Carmelo annuisce.
«Una delle parti più importanti del mio mestiere è il saper ascoltare i clienti», rimarca. Si parla più che altro all’inizio, tuttavia. Poi, musica e movimento riempiono qualsiasi vuoto e le conversazioni si riducono a semplici comandi, del tipo “Voglio un analcolico” oppure un Gin tonic o, ancora meglio, un Long Island.
«È il mio cocktail preferito», spiega Carmelo. «In molti lo sanno e vengono qui a chiedermelo». A riprova di questo, un tipo sulla cinquantina torna più volte all’attacco con il Long Island. Non ha neanche bisogno di nominarlo, basta dire: «Fammi la bomba».
Al Novecento10, di proprietà di Pietro Ranieri che è coadiuvato dal fratello Giovanni, funziona così: alla cassa c’è Melinda Colaiuda. Al bancone, un tridente di base: Carlo Tudico e Luca Cardarelli affiancano Carmelo. Le loro postazioni sono contrassegnate da gruppi di bottiglie, tra cui trovi Aperol, Malibu, Tequila, Cachaça, Cointreau, Blue Curaçao, Gin Tanqueray, vari tipi di Vodka, Rum, Whiskey.
E poi c’è limone e lime, oltre a tutto l’occorrente per fare il mojito. A fare da pre-serata, la musica dal vivo di Fabrizio Strinella nell’altra sala a beneficio di tanti giovani, scatenati fino all’ora del coprifuoco.
Dentro, si va dai venti anni in su, anche parecchio più su.