Dall’Aquila agli Usa per un sogno in blues
Sedici anni, sedici anni e mezzo o giù di lì. Tutti i pomeriggi a suonare in una casetta malmessa, umida e senza riscaldamento (che non è proprio l’ultimo dei comfort se ti capita di vivere all’Aquila in inverno). Mario Ciancarella al basso, Nello Biasini alla batteria. Entrambi originari di Scoppito, un comune che lambisce l’area industriale a ovest del capoluogo. Ore e ore a lavorare sulla parte ritmica, sognando magari di dare un futuro a quella passione nata ascoltando Led Zeppelin e altri grandi classici. Passa del tempo e le strade dei due si separano: Mario resta all’Aquila e apre uno studio di produzione e registrazione musicale, l’altro fa una serie di esperienze in giro per l’Europa fino a stabilirsi a Rotterdam.
Fino a quando, qualche anno dopo, i due si sono ritrovati a suonare insieme in un tour, al seguito nientemeno che di Carvin Jones, uno dei bluesman più attivi nella scena internazionale, con base a Phoenix in Arizona. Due o tre settimane di concerti, più o meno ogni sera, tra Spagna, Inghilterra e Scozia. Per il bassista, ingaggiato da Jones l’anno scorso, si tratta del sesto tour internazionale: cinque in Europa e uno in Canada. Ha iniziato a suonare dopo essere rimasto folgorato da Stairway to heaven e si è formato alla scuola musicale Icarus dell’Aquila, con Fabrizio Pierleoni, per poi passare al Saint Louis College of Music di Roma e al conservatorio Casella.
Dopo aver fatto varie esperienze in giro per l’Italia, si è trovato a collaborare con Jones in occasione di un concerto al Pocoloco di Paganica. E da li è nato tutto. Nello, anche lui ex studente del coservatorio aquilano, è entrato nella band dopo il forfait di Levi Velasquez, dopo decine di date al seguito del chitarrista statunitense.
È stato proprio il suo amico a segnalarlo e insieme si sono ritrovati, a metà ottobre, a Salamanca per l’inizio del tour che ha toccato alcune località del nord della penisola iberica. Se sei al seguito di Jones devi essere pronto a tutto. Da piccoli locali in paesini sperduti in mezzo al nulla si passa a palchi importanti.
Lo scorso anno, ad esempio, Ciancarella si è ritrovato a suonare al Blues Cazorla Festival (uno dei festival blues di riferimento a livello internazionale), condividendo la scena, tra gli altri, con Taj Mahal & Keb’ Mo’ Band. Del resto, Jones in Spagna è una vera e propria star, anche in virtù del fatto che è stato inserito dalla rivista Guitarist nella classifica dei migliori 50 chitarristi di tutti i tempi.
Il suo genere è un rock blues, influenzato da Stevie Ray Vaughan e Jimi Hendrix. Nel 1991 è nata la prima Carvin Jones Band e le collaborazioni eccellenti con Santana, Jeff Beck, Albert King, Albert Collins, Joe Cocker e The Fabulous Thunderbirds. Non solo questo, Jones è una specie di animale da palcoscenico: appassionato di basket ha sempre paragonato il canestro alla musica e non solo metaforicamente. Riesce in un assolo a palleggiare con la mano destra, maneggiando la sua Fender Stratocaster con la sinistra.
A volte si diverte a suonare allo stesso tempo due chitarre. Certo, non è sempre facile tenere il suo passo: «Ci spostiamo continuamente», racconta Ciancarella, «e a volte ti trovi ad affrontare ore e ore col furgoncino, magari perché c’è un incidente in autostrada. Non hai neanche il tempo di arrivare sul posto che già devi suonare, la backline è già accesa, giusto il tempo di collegare gli strumenti. Magari, il mattino seguente devi fare altre centinaia di chilometri, così ti capita di esibirti in alcune città che non hai mai visto veramente, come Praga lo scorso anno ad esempio: arrivammo alle 20 per ripartire all’alba».
Stavolta, però, non è mancato il tempo per girare qualche spiaggia della Galizia o tra le strade di Edimburgo e Glasgow. E poi Londra, con i suoi locali underground di Soho.