Some die just to live… la recensione
Il 1936 si è preso la vita di un artista, un poeta e soprattutto un uomo, capace di sfruttare la forza delle sue idee, dei suoi sentimenti e persino delle sue insicurezze per realizzare un’opera letteraria e teatrale immortale.
(Fabio Iuliano, New York Andalusia del Cemento, Vallelaghi (TN), Aurora Edizioni, 2016)
Scrivere un saggio su Federico Garcia Lorca, uno dei più importanti poeti e drammaturghi spagnoli del secolo scorso, non è impresa di poco conto; soprattutto se consideriamo la mole bibliografica che ruota intorno a quest’autore, nato a Fuente Vaqueros nel 1898 e assassinato nel 1936 nei pressi di Granada, conosciuto e amato in tutto il mondo.
Fabio Iuliano si è cimentato in questo lavoro difficilissimo e ne ha tratto un saggio di facile lettura, nel quale si ripercorre la vita di questo grande artista, che chiamare poeta è davvero riduttivo, anche se è proprio nella poesia che la sua opera sarà grande e innovativa.
Vorrei lasciar in questo librotutto il mio cuore.Questo libro che ha vistocon me i paesaggie vissuto ore sante.
Che pena quei libriche ci riempiono le manidi rose e di stellee lentamente passano!
[…]
(Questo è il prologo, da Federico Garcia Lorca, Poesie scelte, postumo, traduzione di Carlo Bo)
La vita di Federico Garcia Lorca è stata breve ma intensissima. Viaggiò moltissimo e nei primi anni trenta, ormai già affermato poeta con il Romancero Gitano, vinse una borsa di studio alla Columbia University di New York. Restò in terra americana per nove mesi, invitato dalle università sia del Nord, che del Sud America a declamare le sue poesie, acclamato e ammirato, intrattenne rapporti prolifici con poeti e artisti.
L’esperienza americana ha segnato profondamente la poetica di Lorca, che fondandosi essenzialmente sulla musicalità del verso, ha assorbito i suoni lacerati del jazz, che parlano di cultura nera, di sopraffazione, di sofferenze e solitudine, e li ha miscelati con la sua poetica gitana del dolore, tutta andalusa.
È proprio su questa esperienza che il saggio di Iuliano si concentra, mettendo in relazione la poetica di Lorca con quella della Beat Generation, così come la musica spagnola andalusa con i suoni sincopati, spezzati e senza apparente fine del jazz.
Ma non voglio mondo né sogno, voce divina,voglio la mia libertà, il mio amore umanonell’angolo più oscuro della brezza che nessuno vorrebbe.Il mio amore umano!
(Poeta doble del lago Eden, poesia scritta da Lorca sulle rive del lago Eden in Vermont in ricordo dei giorni passati in compagnia di Philip Cummings.Federico Garcìa Lorca, Poeta a New York, a cura di Glauco Felici, Torino, Einaudi, 2008, p.79)
Per Federico la musica è la forma più alta dell’arte e la poesia solo se declamata e letta a voce alta assume nel suono la sua grandezza. Il flamenco e il jazz trovano nei versi di Poeta a Nueva York il loro punto d’incontro. Due culture, due colori della stessa pelle, dello stesso cuore, della stessa disperazione che si fondono in una poetica malinconica, dal suono lacerato che assomiglia a un lamento che striscia di verso in verso, di nota in nota.
Dopo l’esperienza americana Garcia Lorca si dedicherà soprattutto al teatro. «La Barraca, per me, è tutta la mia opera, l’opera che mi interessa e mi esalta, ancor più della mia produzione letteraria, e per essa ho molte volte tralasciato di scrivere un verso o di concludere una commedia […] La Barraca è un’impresa ammirevole, quasi unica. E’ un teatro universitario, e quantunque ve ne siano altri nelle università di Oxford e Cambridge, di Columbia e di Yale […] dico quasi unico, non solo per la qualità degli spettacoli che offre, ma anche per il fervore, la disciplina, l’entusiasmo, la coesione, il soffio d’arte che anima tutti i suoi componenti […]» dirà durante la conferenza di Buenos Aires del 1933.
L’esperienza della Barraca, il teatro ambulante messo in piedi da Federico, che favorito dal governo Repubblicano nella figura dell’allora ministro dell’Educazione Nazionale Marcelino Domingo, da cui ebbe finanziamenti, rappresentò le commedie del teatro classico spagnolo nei paesi più sperduti della Spagna.
Dice Federico in un’intervista apparsa sul quotidiano El Sol il 15 dicembre del 1934: «Ho potuto vedere ad Alicante tutto un popolo levarsi in piedi assistendo ad una rappresentazione del capolavoro del teatro cattolico spagnolo, La vita è sogno. Che non mi si venga a dire che non lo sentivano. Per comprenderlo sono necessari tutti i lumi della teologia. Ma per sentirlo, il teatro è la stessa cosa sia per la signora intellettuale che per la domestica».
La divulgazione della cultura attraverso il teatro ha un forte impatto, soprattutto tra la gente povera e analfabeta. Questa è stata forse una delle cause del suo brutale assassinio.
Se muoio,lasciate il mio balcone aperto.
Il bambino magia arance.(Dal mio balcone lo vedo).
Il mietitore taglia il grano.(Dal mio balcone lo sento).
Se muoio,lasciate il mio balcone aperto.
(Despedida, Federico Garcia Lorca, Canzoni, 1921-1924)
Il saggio di Iuliano, pubblicato da Aurora Edizioni, ha il pregio di suscitare curiosità, amore e soprattutto voglia di approfondire la conoscenza dell’opera di Federico Garcia Lorca.
Corredato di foto e stralci di giornali dell’epoca, è un tributo di stima e ammirazione all’uomo e all’artista, affinché mai si perda la memoria della sua opera ma anche della sua vita.
Vita che, seppur breve, è stata essa stessa un’opera d’arte.
New York Andalusia del cemento. Il viaggio di Federico Garcia Lorca dalla terra del flamenco alle strade del jazz è edito da AURORA EDIZIONI, una neonata casa editrice, voluta da un giovane audace di Trento: Mirko Zanona. Il libro si può acquistare sul sito www.auroraedizioni.com e su Amazon.it.