9 Marzo 2016 Condividi

Vecchioni porta all’Aquila il suo Mercante di luce

Gli uccelli cantano quando termina la tempesta e gli uomini non sanno essere felici neanche del sole che gli resta…”

“Il mercante di luce”: il nuovo romanzo di Roberto Vecchioni, rappresenta un immancabile appuntamento; un’esperienza unica in cui si riscopre come la bellezza sia sempre stata nella storia dell’uomo perché nata proprio lì … dove tutto ha origine. Il seguito delle epoche, degli anni, dei secoli, si palesa come rivisitazione in un tempo avanzante che trascina le meraviglie di un passato puro e autentico, dove poesia, tragedia, storie di eroi, rappresentano i punti fermi dell’uomo. Gli uomini hanno inventato gli uomini. Stefano Quondam è un professore di letteratura greca e ama in modo smisurato il suo lavoro.

E’ così preso e assorbito dai suoi studi che ne resta totalmente coinvolto, fino a scomparire nell’invisibilità circostante, del mondo. Un professore silenzioso che, nella sua profonda discrezione, non appare. Vive e osserva un destino crudele accanirsi sul suo unico figlio: Marco. E’ affetto da progeria: una spietata malattia che invecchia precocemente il corpo, quasi in modo esponenziale, accompagnandolo verso una morte certa, mentre la mente resta vigile e intatta. C’è una terribile contraddizione tra corpo e testa; la bellezza indomita del pensiero non si associa all’immobilità di un corpo stanco e vinto. Stefano vuole lasciare un grande dono a suo figlio: una luce così potente da svergognare il buio e vincere le tenebre. E’ così che inizia un percorso di vita carico di forza e bellezza perché ciò che conta è come si vive il tempo e non quanto tempo si vive. Nel romanzo di Roberto Vecchioni ci sono passaggi di autentico e puro fascino in cui i personaggi, gli eroi, i poeti dell’antica Grecia, arrivano alla mente assetata di luce e futuro di un ragazzo, purtroppo malato, attraverso le amorevoli parole di un padre sensibile e solo. Tra tutti e tutte, l’epica bellezza di Aiace; valoroso combattente che trova e cerca la morte al cospetto di un mondo che non ha saputo comprenderlo. Un cercatore di luce, un eroe coerente, un uomo che prende le distanze e vola via.

Un destino, quello di Aiace, sicuramente ricorrente in un mondo cattivo come quello che viviamo, fatto più di ombre che di luci. E poi Saffo, con i suoi versi che parlano d’amore, Antigone, le donne troiane, con il loro triste destino. Stefano Quondam, ormai abbandonato anche dall’ex moglie, racconta la bellezza a Marco; lo farà con le parole dolci e sensibili che solo un padre può sentire e trasmettere. Dovrà insegnare a suo figlio anche l’amore, la cosa più dolce e insieme più dolorosa; forse Marco non avrà il privilegio e il tempo per viverlo. Racconterà l’amore impossibile di Fedra ma anche quello doloroso, ricco di potenza ed emozioni, di Saffo. In fondo, le cose belle, come l’amore, sono sfavillii sfolgoranti e dirompenti, non fioche, stanche e costanti luci destinate a morire. In alcuni passaggi, riemerge l’infinito splendore del padre che canta “Le rose blu”; anche Quondam avrebbe preferito non dare nulla a suo figlio, niente poesia e niente bellezza, pur di farlo vivere cento anni. Marco si spegne a 17 anni, spezzando il cuore del padre ma lasciando un sorprendente, inaspettato e illuminante riflesso.

Nella vicinanza degli ultimi giorni, Quondam scoprirà che forse è proprio il figlio, il vero mercante di luce; quel ragazzo carico di coraggio, capace di riflettere l’antica luce cha aveva saputo comprendere. Marco era riuscito a sconfiggere ogni paura, vivendo la sua pur breve vita con tutta l’energia e il coraggio con cui, a testa alta, come un eroe greco, si era schierato al cospetto della morte. Quando Stefano Quondam tornerà a insegnare, si scoprirà un novello Aiace per essere stato tradito da quel mondo così amato. In qualche modo, secoli e secoli dopo, l’arguzia, la corruzione, vincono sulla passione e sul vero amore per l’antica bellezza. In un disperato gesto, in piena solitudine, come un lontano eroe tragico, potrebbe trovare la fine quando, improvvisamente, memore di una paura ormai sconfitta, ritrova un pianto di gioia ripensando a Marco. Esco ricco ed emozionato da queste meravigliose pagine, cosciente di sapere e ben conoscere il volto del libraio di Selinunte, prima, e del mercante di luce, oggi. E’ il volto di un audace professore di 71 anni che parla al mondo con le delicate e belle parole della cultura … quella vera e profonda su cui si potrebbe costruire un presente e un futuro migliori se solo si avesse la capacità di saper ascoltare. Un meraviglioso, imperdibile romanzo che non può non appartenere alle nostre letture.

di Stefano Carnicelli