Simona Molinari, la bella Maddalena sul palco del Sistina
ROMA. La magia di un musical che da oltre quarant’anni è sui palcoscenici di tutto il mondo. Un’opera rock che presenta la prospettiva inedita della Passione narrata dal punto di vista di Giuda. La presenza scenica di Shel Shapiro, nella parte di Caifa, e gli arrangiamenti live dei Negrita. E poi ancora, la voce di Ted Neeley che a 71 anni suonati ha un’estensione vocale ancora invidiabile. Al suo fianco c’è lei, Simona Molinari, cresciuta all’Aquila, che restituisce alla Maddalena dolcezza e fascino senza tempo.
GUARDA IL VIDEOTutto questo è Jesus Christ Superstar. Prodotto dalla Peep Arrow Entertainment nella versione originale di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, lo spettacolo è firmato Massimo Romeo Piparo. Il protagonista indiscusso è proprio Neeley, il Gesù «originale» del celebre film di Norman Jewison. «Lavorare con lui è bellissimo è un’emozione ogni sera, perché non solo è un grande attore e un grande cantante, ma anche una bella persona», commenta, a fine spettacolo, la Molinari che saluta anche i lettori del Centro.
L’INTERVISTA Simona Molinari: puntare sulla cultura
La versione italiana ha compiuto 20 anni e vanta ormai numerosi record e grandi numeri: tre diverse edizioni, 11 anni consecutivi in cartellone nei teatri italiani dal 1995 al 2006, oltre 1.000.000 di spettatori, più di 100 artisti che si sono alternati nel cast, 19 regioni e più di 1.000 rappresentazioni in 84 città italiane. Piparo riesce a consegnare definitivamente alla storia del teatro italiano la propria edizione dell’opera, avendo avuto il privilegio di dirigere sui palcoscenici italiani entrambe le star del film: in occasione del Santo Giubileo dell’Anno 2000, infatti, fu il compianto Carl Anderson – il Giuda nero del film – a interpretare il ruolo per due anni di successi. Il carisma di Ted Neeley delinea – forse oggi ancora meglio di 40 anni fa – l’immagine di un Gesù potente e fragile allo stesso tempo: un essere umano con i suoi dubbi e le sue debolezze che confessa di aver paura di morire.