4 Febbraio 2008 Condividi

Al Castello le macchine di Leonardo

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Nessuno si sarebbe aspettato che Vittorio Marchis, ordinario al Politecnico di Torino avrebbe fatto riferimento a Benigni e Troisi per spiegare il rapporto di Leonardo con la società contemporanea. E invece, Marchis ha dedicato buona parte del suo atteso intervento inaugurale alla visione del film Non ci resta che piangere nel quale i due attori compiono un viaggio a ritroso nel tempo, facendo conoscenza proprio del genio toscano. Si è aperta così, la mostra “Le macchine di Leonardo da Vinci”, un’esposizione dei modelli realizzati sulla base dei disegni del maestro, in programma al Castello Cinquecentesco dell’Aquila fino al 31 marzo. Quello di Marchis è stato l’ultimo intervento di un incontro di approfondimento sulla cultura leonardiana, che ha preceduto la visita inaugurale degli allestimenti al Bastione Sud del Castello. Al confronto hanno partecipato anche Eugenio Coccia, direttore dei Laboratori nazionali del Gran Sasso e il rettore dell’Università dell’Aquila Ferdinando di Orio, insieme al giornalista Daniele Cerrato, della redazione del Tg Leonardo di Rai 3. 

Nel suo intervento, Vittorio Marchis ha posto l’accento sulla distorsione che c’è nella società contemporanea nel recepire il messaggio di Leonardo. “Spesso” ha detto “la difficoltà che Troisi e Benigni hanno nel film nel comunicare con lui, sono le stesse che abbiamo a comprendere il suo messaggio. Dobbiamo imparare a conoscere tutti i canali comunicativi del genio leonardiano che esprimeva le sue intuizioni migliori attraverso il linguaggio dell’arte”. Marchis ha suggerito, quindi, un approccio del tutto nuovo al lavoro di Leonardo da Vinci. “Come i quadri di Pollock hanno contribuito a elaborare la teoria del caos” ha detto “anche gran parte del messaggio di Leonardo è arrivato a noi per mezzo dell’arte. Il maestro riusciva a comunicare le sue intuizioni scientifiche della natura, con gli strumenti dell’arte e della musica”. Marchis ha fatto riferimento all’immagine dell’Uomo vitruviano, passando in rassegna le numerose rielaborazioni grafiche nel corso dei secoli. “Quest’immagine, resa immortale nei secoli” ha detto Marchis “è diventata una sorta di icona che ha assunto un significato diverso a secondo del contesto che l’ha rivisitata. Per molti” ha aggiunto “l’uomo vitruviano è diventato l’espressione della modernità”. Da qui, Marchis ha avviato una presentazione che ha passato in rassegna decine di rielaborazioni grafiche del disegno di Leonardo. Dalle forme più fedeli all’originali, alle versioni più disparate e ironiche, l’immagine ironica e irriverente di Matt Groening che riveste il suo personaggio Homer Simpson dei panni dell’Uomo vitruviano.

p557_vitruvian_homer.jpg “Il genio di Leonardo è stato fonte di ispirazione anche per il programma che conduco”, ha detto Daniele Cerrato, moderatore del confronto. “Sono contento di essere qui all’inaugurazione di questa mostra che rappresenta un punto di riferimento importante per la cultura scientifica nazionale. Basti pensare che, già in questa fase iniziale gli organizzatori hanno registrato oltre 4500 prenotazioni, da parte di studenti delle scuole di tutt’Italia”. Un dato che è stato commentato con orgoglio dai rappresentanti delle istituzioni locali, tra cui l’assessore provinciale Celso Cioni, il vicesindaco dell’Aquila Angelo Bonura e il Soprintendente per il Psae, Anna Imponente. Anche il rettore Ferdinando di Orio ha ribadito l’importanza della riuscita dell’iniziativa “specie in un contesto culturale come quello attuale, in cui la ricerca scientifica è spesso messa da parte. Rispetto al resto dell’Europa le nostre facoltà scientifiche registrano una percentuale di iscritti inferiore”.

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La mostra presenta 50 modelli di congegni tratti dai codici leonardeschi ricostruiti dall’azienda del fiorentino Gabriele Niccolai. Il percorso museale si conclude in un padiglione dedicato alle tecnologie dei laboratori nazionali del Gran Sasso. “Con questo contributo” ha commentato il direttore Eugenio Coccia “siamo certi di rendere omaggio al primo scienziato del nostro paese che ha promosso un approccio innovativo alla realtà, mettendo al primo posto l’esperienza. Leonardo” ha aggiunto “è stato il primo a promuovere una visione dell’ambiente nel suo insieme e cercando di spiegare i fenomeni naturali chiedendosi non solo come funzionano, ma soprattutto perché”. Il Centro / (fab.i.)