Nei peggiori bar dell’Aquila / 11
12 Gennaio 2019 Condividi

Nei peggiori bar dell’Aquila / 11

Lo scorcio notturno di una strada metropolitana fa da sfondo a un grande bar illuminato da fredde lampade al neon. All’interno, tre clienti e un barista. L’espressione della coppia seduta di fronte al barman è assorta, persa in chissà quali pensieri. I due si sfiorano, ma non comunicano nemmeno con lo sguardo. Nessuno dei quattro parla, né appare interessato ad attaccare bottone. La scena è quella dei “Nighthawks”- i “Nottambuli” di Edward Hopper, dipinta con uno stile che accarezza tante solitudini della società contemporanea. La parete del bancone del Four Roses è decorata da una riproduzione di questo quadro, tanto famoso da essere omaggiato da Profondo Rosso di Dario Argento, da Dick Tracy di Warren Beatty però anche, più di recente, dai Simpson.

Se ti piazzi davanti al bancone del locale di via Fontesecco resti quasi ipnotizzato: il dipinto sembra fatto apposta per includere chi lo guarda, come uno specchio della propria alienazione. “È all’inizio che bisogna andare lenti quando si comincia”, dice Hopper, “per tracciare una composizione impeccabile, in modo da non dover aggiungere e sottrarre dopo”. Le parole dell’artista sembrano però non tener conto che è il tuo stesso sguardo a volersi sottrarre dal quadro, se non altro per non dare l’impressione di essere un sociopatico alienato.

Magari solo uno che, per carità, preferisce stare per cazzi suoi – e riesce a esprimere questa preferenza anche senza guardare compulsivamente il display del cellulare – ma non un sociopatico alienato. Certo, in questo, la fisicità aiuta: se sei un bel fusto e ti lasci sorprendere isolato a contemplare un dipinto, un tramonto, uno spicchio di luna, tutti ti guardano come un poeta dei nostri giorni. Se tanto bello non sei, invece, non è altrettanto conveniente mettersi a contemplare dipinti, tramonti o spicchi di luna. Nel dubbio, meglio socializzare, se non altro perché dopo un paio di birre qualcuno ti invita a sfidarlo a freccette.

Freccette. Hai detto niente? Sono sempre stato un asino con tutto quello che rientra nella categoria “tiro a segno”. Mancherà la tecnica, lo stile. O sarà solo una questione di sfiga. Solo una volta in vacanza riuscimmo a colpire l’insegna di una discoteca di Lloret de mar da cui ci avevano sbattuto fuori ingiustamente.

Si chiamava l’Hollywood. Quello fu un capolavoro. A lanciare l’ultimo sasso, un nostro amico falegname. Un rumore di vetri, ma sul momento non notammo niente. La rivelazione la sera successiva: il falegname aveva colpito la prima parte “Holly”, preservando la seconda “Wood” quasi per deontologia professionale: per un po’ di sere avevamo, infatti, ribattezzato il locale “disco legno”.

– Devo ricordarmi di togliere quest’ultimo paragrafo prima che vada online.

Dicono comunque che c’è un metodo per le freccette: devi pensare di essere la freccia, insomma devi visualizzare la freccia nel bersaglio, come per andare incontro alla legge dell’attrazione. Qualcuno ci riesce. Augusto ci viene presentato come una star della disciplina. “Sono un campione planetario”, assicura. Chissà perché, questa cosa mi fa pensare alla Guida galattica per gli autostoppisti del geniaccio britannico Douglas Adams. Non se la cava male, in effetti. Così come Simone, 22 anni, che lavora al bar insieme a papà Gianluigi Pezzopane di 50. Entrambi sono alle dipendenze di mamma Lorella Bonfini, comandante supremo.

La sera, quando non si gioca a freccette, è la musica ad accompagnare l’aperitivo: karaoke, musica dal vivo o Radio Freccia in Tv. È la fantasia di Gianluigi a decorare l’aperitivo con una serie di gustose tartine dal taglio improbabile. Il resto lo fanno i vini, una buona selezione anche grazie alla vicina enoteca H2NO. Doveroso aggiungere anche che il bar è aperto dalla mattina presto, a servizio degli operai impegnati nella ricostruzione post-sisma, dei clienti del centro estetico e degli artisti di Spazio Rimediato, il primo teatro off del centro storico dell’Aquila. Di fronte al bancone, accanto ai bersagli, un altro omaggio all’America, una parete blu con due surf californiani. Se sbagli mira, la tua freccetta finisce direttamente nell’Oceano.

di Fabio Iuliano – fonte: Virtuquotidiane.it