Diego Dalla Palma: in Abruzzo ho trovato il mio equilibrio
Coraggio, diversità, dolore, destino, consapevolezza e disciplina. Sei stazioni attraverso le quali passa il racconto di un viaggio lungo 73 anni. Quelli che l’anagrafe attesta a Diego Dalla Palma, truccatore, scrittore, imprenditore, considerato tra i “make up artists” più influenti a livello internazionale. Bellezza imperfetta – fra vacche e stelle è il titolo prima opera teatrale da lui scritta e interpretata. Dopo le anteprime al Teatro Olimpico di Vicenza nella rassegna I classici, in cui ha registrato il tutto esaurito e le repliche a Roma e Milano, lo spettacolo arriva domani al Teatro dei Marsi di Avezzano.
Diego Dalla Palma ambasciatore del significato della bellezza che va oltre ai luoghi comuni, ripercorre la storia imperfetta della sua vita, impervia e sorprendente, in un viaggio suggestivo fatto di evocazioni, immagini, pensieri, musiche e ricordi per portare in scena quella che lui chiama “la bellezza scomoda”. In scena, nella produzione enfiteatro di Michele Gentile, Teatro Olimpico di Vicenza e Ghione produzioni, c’è anche l’attrice Vera Dragone. Le musiche sono di Cesare Picco e sono eseguite dal vivo dalla violoncellista Emilia Slugocka. Le luci e gli effetti visivi sono di Francesco Lopergolo; la regia è a cura di Ferdinando Ceriani. Attraverso gli episodi più significativi della sua esistenza e sprazzi di storia della sua famiglia. In questo Dalla Palma si sofferma soprattutto sulla madre, Agnese, una donna “con lo sguardo di brace che lacera la notte” una figura che, con il suo esempio, ha forgiato la sua personalità carismatica. Il titolo prende spunto dalla storia insolita di Dalla Palma che si racconta portando in scena la sua idea di bellezza. Per ciascuna delle stazioni del suo viaggio narrativo, Dalla Palma ha chiesto un contributo a Pietrangelo Buttafuoco, Aldo Cazzullo, Paolo Crepet, Antonio D’Orrico, Massimo Gramellini, Stefano Zecchi. Solo sulla “bellezza” il contributo è stato dato dalla giornalista e scrittrice Marina Terragni.
Dalla Palma, la sua è una storia veramente incredibile, con tratti drammatici specie nella sua infanzia tra stelle, stalle e vacche a Enego, paese in provincia di Vicenza. Un racconto in cui inserisce la sua idea di “bellezza imperfetta”.
«Questo per me è un viaggio attraverso il teatro, non voglio chiamarlo uno spettacolo perché non recito. La bellezza che racconto non è la bellezza degli specchi ma la bellezza di come ho reagito agli ostacoli che mi sono trovato davanti. Perché io ho incontrato il dolore, la morte, il tormento e me li sono fatti tutti alleati. Ho iniziato a lavorare a Milano con poche speranze e pochissime risorse, ma il peggio c’è stato prima, perché a sei anni sono stato in coma a causa di una meningite linfocitaria fulminante, arrivai tardi in ospedale ed entrai in coma».
È vero che, paradossalmente, proprio grazie a quell’episodio ho sviluppato degli anticorpi adatti ad affrontare qualsiasi situazione critica?
«Sono diventato un combattente, ho imparato a non arrendermi. E le difficoltà non sono mai mancate. Uscito dall’ospedale, per molto tempo mi è stato impedito di stare sotto il sole e non potevo fare ginnastica. Venivo deriso anche per questo. Mi chiamavano “la femminuccia”. Non solo, mia madre mi iscrisse in un collegio a Venezia e lì ho subito la violenza di un sacerdote».
Eppure è riuscito a sublimare il dolore
«Sublimare è la parola giusta. Io sono fatalista, non ci si sottrae al destino. Quello che cambia è come lo si affronta. Ho conosciuto momenti particolarmente critici in cui ho sfiorato l’idea del suicidio. Anzi, c’è da dire che proprio in Abruzzo sono riuscito a ritrovare me stesso, in particolare in un viaggio estemporaneo e casuale tra eremi e monasteri che feci da giovane, mangiando del cibo di montagna e ascoltando musica popolare».
Tra i contributi alla sua opera c’è quello di Pietrangelo Buttafuoco, presidente del Teatro Stabile d’Abruzzo. Come lo descriverebbe?
«Mente raffinata, grande comunicatore e persona estremamente schietta e onesta».
Viviamo in un momento di attualità estremamente controverso, in cui la cronaca attuale riporta vari casi di violenza di genere. Chiedo a lei che è artefice non solo della bellezza femminile ma anche della consapevolezza cosa si può fare come prevenzione.
«Bisogna combattere questi fenomeni partendo dall’educazione a casa e nelle scuole. Promuovo una lotta contro il “fragilicidio”, ossia la fragilità di molte persone che portano dentro delle ferite che non riescono a colmare. Faccio un esempio. Nel video in cui Chiara Ferragni si scusava per la vicenda dei pandori indossava un pigiama che nelle ore successive è andato sold out. Questo è lo specchio della fragilità di questo tempo in cui, in assenza di modelli ci si ispira agli influencer».