Alla ricerca di Victoria e quel po’ d’Abruzzo nell’anima dei Måneskin
La vittoria dei Måneskin all’Eurovision non cambierà la storia di questo piccolo centro abitato adagiato su un colle che fiancheggia una riva del lago di Campotosto. Eppure, per i pochi abitanti della frazione di Mascioni resta motivo di orgoglio di aver incrociato la propria strada con Alessandro De Angelis, padre della bassista Victoria.
Pur vivendo stabilmente a Roma, è sempre tornato al paese di origine della madre Ivana, la nonna della musicista 21enne salita alla ribalta internazionale insieme al gruppo rock. «Con lui ci siamo sentiti qualche giorno fa, dopo aver visto in tv i ragazzi trionfare a Rotterdam», racconta Gaetana D’Alessio, vicesindaco di Campostosto, la cui famiglia ha un bar nella frazione di Mascioni. «Ora tornano più raramente, ma fino a qualche anno fa Alessandro e i due fratelli Andrea e Alberto erano presenza fissa da queste parti, specie nei periodi di vacanza».
Saltuariamente, lui ha anche giocato nella rappresentativa locale di calcio. Socio-fondatore di un agenzia di viaggio a Roma, Alessandro non ha mai dimenticato il tempo trascorso nella casa di famiglia, una bella villa bianca su tre piani che dall’alto del colle si affaccia sul lago. Starebbe già pensando di farci un salto nell’arco dell’estate. «Dicono anche che questa villa, una volta rimessa a posto, sarebbe il posto ideale per una come Victoria, capace di prendere la chitarra e sparire o di passare intere ore nel bosco», conferma Giuseppina Alimonti, mamma del vicesindaco, da dietro al bancone del bar.
Le dinamiche interne della band romana esaltano l’anima carismatica di una giovane che si distingue in una band al maschile. Del resto, le sue origini danesi (da parte della madre), sono state d’ispirazione per la scelta del nome: Måneskin vuol dire “chiaro di luna”, un’espressione molto romantica che, probabilmente, tradisce un aspetto inedito della personalità, spesso nascosto da tempi e movimenti scanditi dalle quattro corde.
«Un tempo ero molto insicura», si è trovata a confidare al magazine Elle. «Trucco e vestiti mi aiutano a sentirmi meglio con me stessa, più figa, ma ho periodi in cui vorrei stare in tuta e basta». La bassista non ha nascosto di aver sofferto di attacchi di panico: «A 14 anni mi sono ritrovata a non voler più uscire di casa, ho perso un anno di scuola», ha detto. «C’era qualcosa di rotto in me e non sapevo come ripararmi». Non è stato facile uscirne, grazie a una terapia, alla famiglia e agli amici, «ma è comunque da sola che impari a gestire certe voragini». Fragilità che non le hanno impedito di dettare legge in sala prove. Prima che i Måneskin diventassero così popolari, si trovò persino a mettere alla porta il frontman Damiano David, ritenuto “troppo pop” per i suoi gusti. «Alle medie», ha detto al Corriere della Sera, «avrò messo in piedi una decina di gruppi e in uno dei primi c’era Damiano. Ci chiamavano The Third Room perché suonavamo in aula 3. Ahimé, ci sono dei file su Soundcloud che andrebbero eliminati. Facevamo metal e Damiano voleva fare cose più pop. Lo abbiamo allontanato».
Poi però è arrivato il tempo dei Måneskin. «Ho incontrato Thomas Raggi e con lui abbiamo cambiato un sacco di cantanti. Non ci convinceva nessuno», ha detto ancora. «A un certo punto avevamo trovato una ragazza brava, ma viveva fuori Roma e non riusciva a incastrare gli impegni. In quel momento si è rifatto vivo Damiano. Mi ha scritto che voleva fare sul serio: non era più una “pippa”, era migliorato».
Quindi, è arrivato Ethan Torchio e il resto è storia, anche grazie al secondo posto con X Factor al traino di Manuel Agnelli. Zitti e buoni sta portando fortuna al gruppo in giro per il mondo, la musica della band è ora presente nelle classifiche di trenta Paesi. Peraltro, nella Official Uk Singles Chart c’è anche un altro pezzo dei quattro, “I wanna be your slave”.
Fortuna in tutti i sensi, poi, se si pensa che babbo De Angelis ha scommesso sulla vittoria del gruppo e ha vinto un sacco di soldi. E no, almeno per il momento, Victoria non ha raggiunto la fama del beato Andrea da Montereale, nato e venerato a Mascioni sin dal XVI secolo. Però il rinnovato interesse della sua famiglia per il borgo potrebbe rivelarsi una boccata di ossigeno in una frazione segnata dal sisma del 2009 e dai terremoti del Centro Italia. «Stiamo vivendo anni di spopolamento», ammette Gaetana D’Alessio. «Qui in paese si rivede qualcuno solo nelle due classiche settimane di agosto, il resto del tempo si arranca. Le attività commerciali stanno progressivamente scomparendo». Ma questo nulla toglie ai colori che si specchiano sul lago a fine primavera.