Dalí a Roma: il genio che reinventò la tradizione
Roma accoglie l’universo di Salvador Dalí come un miraggio che si materializza tra specchi, spirali e visioni sospese. Nelle sale di Palazzo Cipolla, fino al 1° febbraio 2026, il surrealismo torna a farsi materia, luce, provocazione. Dalí. Rivoluzione e Tradizione non è una retrospettiva: è un viaggio dentro la mente di un artista che ha trasformato l’immaginazione in un metodo e la follia in disciplina.
Sessanta opere tra dipinti, disegni, documenti e materiali audiovisivi ripercorrono l’intera traiettoria del pittore catalano, dal fervore delle avanguardie europee al dialogo con i maestri del passato – Velázquez, Vermeer e Raffaello. Promossa da Fondazione Roma in collaborazione con la Fundació Gala-Salvador Dalí, con la curatela di Carme Ruiz González e Lucia Moni e la direzione scientifica di Montse Aguer, l’esposizione si inserisce nel percorso di respiro internazionale che lega la capitale ai principali poli museali daliniani in Europa.

L’intera mostra è costruita intorno a una tensione costante, quella tra rivoluzione e tradizione, che attraversa ogni fase della vita e dell’opera di Dalí. Nella prima sezione emergono l’incontro con le avanguardie – cubismo, dadaismo, surrealismo – e la figura di Pablo Picasso, modello e avversario insieme. Da questo confronto nasce il celebre metodo paranoico-critico, con cui Dalí trasforma le ossessioni e gli impulsi irrazionali in immagini doppie, simboli mobili, sogni lucidi. Tra i lavori esposti, Tavolo di fronte al mare. Omaggio a Erik Satie (1926) e Figure distese sulla sabbia evocano un surrealismo più intimo, sospeso tra rigore e abbandono.
La seconda parte del percorso è dedicata al ritorno alla classicità. Dalí non la considera un rifugio, ma un laboratorio per nuove regole visive. La perla. L’infanta Margarita d’Austria secondo Velázquez (1981), La merlettaia e la stereoscopica La scuola di Atene / El incendio del Borgo (1979) mostrano l’artista nella sua fase più consapevole, quando fonde il Rinascimento con la fisica nucleare, la devozione religiosa con la scienza moderna. I “segreti magici per dipingere”, che Dalí teorizza nel 1948, diventano la chiave per leggere la sua “mistica atomica”, dove ogni molecola è una particella di fede e di estetica.
La mostra è arricchita da materiali d’archivio e fotografie di Francesc Català Roca e Juan Gyenes, che documentano il lavoro quotidiano dell’artista. In parallelo, un public program di conferenze e incontri approfondisce i rapporti di Dalí con Picasso e con i grandi maestri della pittura europea, grazie ai contributi di Victoria Noel Johnson, Claudio Strinati e Carme Ruiz González.
Il progetto partecipa anche alla XX Festa del Cinema di Roma con la rassegna Dalí tra Cinema e Arte, ospitata a Palazzo Sciarra Colonna, che raccoglie documentari e film rari dedicati al suo rapporto con il linguaggio cinematografico: da Un chien andalou con Buñuel alle collaborazioni visionarie con Disney.

Con questa mostra, Fondazione Roma prosegue il cammino avviato con l’esposizione dedicata a Picasso, riaffermando l’idea di cultura come patrimonio condiviso e motore civile. “Portare a Roma un progetto di tale respiro internazionale”, sottolinea il presidente Franco Parasassi, “significa offrire ai cittadini e ai visitatori un’esperienza artistica di altissimo livello”.
“È per me un onore portare a Roma una mostra che invita il pubblico italiano e internazionale a riscoprire la forza creativa di un artista, Salvador Dalí, che ha saputo sfidare i limiti dell’arte e del pensiero”, afferma Jordi Mercader, presidente della Fundació Gala-Salvador Dalí. “Ribadiamo il nostro impegno a proteggere e diffondere la sua opera con la stessa passione e libertà che hanno guidato tutta la sua carriera”.
E aggiunge Montse Aguer, direttrice dei Musei Dalí: “La mostra approfondisce l’evoluzione dell’opera e del pensiero di Salvador Dalí, ci apre nuove strade per comprenderlo meglio e ci avvicina a un pittore universalmente conosciuto che, allo stesso tempo, necessita di essere analizzato con maggiore profondità e nuovi punti di vista. Questa mostra ci presenta un Dalí consacrato come un grande maestro dell’arte, al pari di Picasso, Velázquez, Vermeer e Raffaello”.
Dalí. Rivoluzione e Tradizione trova un naturale contrappunto nei luoghi che custodiscono l’eredità dell’artista in Catalogna: il Teatro-Museo di Figueres, la Casa di Portlligat e il Castello di Púbol, tre tappe di un itinerario che intreccia intimità, mito e memoria. Da questi spazi, insieme a prestiti dal Museo Reina Sofía, dal Thyssen-Bornemisza e dalle Gallerie degli Uffizi, arrivano molte delle opere ora in mostra nella Capitale.
In dialogo con Parigi, dove vive la collezione Dalí Paris, e con Berlino, sede del Dalí Museum Potsdamer Platz, Roma diventa così una nuova tappa del viaggio europeo nel mondo del surrealista catalano. Un percorso che continua a ricordare, con la lucidità di un sogno, che la realtà non è altro che una questione di prospettiva.
di Fabio Iuliano – articolo uscito anche su The Walk of Fame

