Caravaggio in scena: luci e ombre tra i vicoli dell’Aquila
Una piazza, una battuta sussurrata e il presente si dissolve. All’improvviso, le facciate restaurate dell’Aquila diventano i muri consunti della Roma seicentesca: taverne, vicoli bui, il clangore delle lame. È qui che prende corpo la visita teatralizzata “Caravaggio: luci e ombre di un genio maledetto”, scritta e diretta da Luca Basile con la compagnia itinerante Fenix Theatre, in un adattamento specifico per WelcomeAQ.
Il percorso si apre in piazza Santa Maria Paganica. All’inizio l’atmosfera è quella di una visita guidata consueta, con le guide che accompagnano i presenti tra cenni storici e curiosità. Poi, all’improvviso, irrompe lo stesso Luca Basile: spada in pugno, abiti del Seicento, la voce che scandisce forte una data precisa – 28 maggio 1606. È il giorno del duello che cambia la vita di Caravaggio, l’istante che lo costringe a fuggire da Roma. Da quel momento la visita diventa racconto, e il pubblico smette di ascoltare: inizia a viverlo.
Subito dopo, l’Esedra del Maxxi L’Aquila accoglie la seconda tappa. L’installazione Towards Tomorrow di Kaarina Kaikkonen, con i suoi abiti sospesi, fa da contrappunto contemporaneo, presenze mute che dialogano con la messinscena barocca. Ci si ferma, si osserva, e l’intreccio tra passato e presente accentua la sensazione di sospensione.
In piazza Palazzo prende corpo il dialogo più intenso: il cardinale Francesco Maria del Monte, mecenate ed estimatore di Caravaggio, discute con messer Giovanni Baglione, pittore rivale. Le parole rimbalzano tra accuse e difese, mentre gli spettatori seguono come fossero in un’aula di tribunale all’aperto. Da un lato l’elogio del genio che dipinge la verità, dall’altro l’accusa di offendere il decoro sacro con modelli presi dalla strada. La disputa resta sospesa, come se fosse ancora in corso nel nostro tempo.
Il volto di Merisi compare solo all’ultima scena, in piazza Duomo. La piazza diventa arena improvvisata: le lame risuonano sul selciato, i corpi si inseguono, il pubblico si stringe. Qui il pittore si misura direttamente con Ranuccio Tomassoni, il rivale che segna il suo destino. Lo scontro si chiude in un silenzio denso, interrotto soltanto da un gesto finale: l’attore solleva la spada e mostra un volto che sembra guardare tutti, il proprio stesso volto. È un’immagine che rimanda a Davide con la testa di Golia, dove Caravaggio mette sé stesso nella vittima decapitata, autoritratto che diventa insieme confessione e condanna. L’opera, esplicitata nel testo di Basile, viene introdotta come il risultato di una visione avuta in sogno: una la proiezione estrema di una coscienza che si auto-accusa.

Accanto alle scene recitate, la narrazione lascia spazio alle parole delle guide di WelcomeAQ che accompagnano i presenti a tirare le fila di quanto visto e ascoltato, restituendo al pubblico il contesto storico e artistico. In particolare la fuga di Caravaggio prima a Napoli, poi a Malta e in Sicilia – Siracusa, Messina, Palermo – dove cerca protezione e nuove commissioni. Nel 1609 torna di nuovo a Napoli, con l’intento di ottenere la grazia e rientrare a Roma grazie all’intercessione dei suoi protettori. Ma durante il viaggio verso la capitale, a Porto Ercole, il suo cammino si interrompe: ammalato e spossato dalle fughe, muore nel luglio 1610 in circostanze mai del tutto chiarite.
Quindi un aperitivo nella residenza d’epoca Le Cancelle, sede di WelcomeAQ, un momento conviviale che riporta tutti al presente. L’iniziativa fa parte di un ciclo di visite teatralizzate che continuerà nei prossimi mesi con altri personaggi e storie: dal sarcasmo romanesco del Marchese del Grillo al genio inquieto di Borromini, giustapposto a quello di Bernini, fino a percorsi che intrecceranno i luoghi dell’Aquila con riflessioni sulla Seconda Guerra Mondiale e sulla vicenda di Aldo Moro.
di Fabio Iuliano – articolo uscito anche su L’Aquila Blog

