Fragilità e distopia in una Parigi paranoica
4 Aprile 2025 Condividi

Fragilità e distopia in una Parigi paranoica

Mentre Ivan Nikolaevic cerca di raggiungere Woland e la sua banda per le strade di Mosca, dalle finestre spalancate prorompe «l’urlo arrocchito» della Polonaise dell’Eugenio Onegin. È il celebre inseguimento del Maestro e Margherita di Bulkagov.

Un buon esercizio di lettura sarebbe quello di assecondare i suggerimenti musicali degli autori, calandoci nell’atmosfera più vicina a quella pensata da chi scrive.
E anche se per lo scrittore e giornalista del Centro Fabio Iuliano il paragone è «da inserire in una lunga fila di virgolette», anche il suo Lithium 24, romanzo breve che esce oggi per Edizioni All Around”, ha fatto del matrimonio tra la parola e la musica un fatto stilistico, al punto da aver arricchito l’edizione del testo con un qr code che, scannerizzato, rimanda proprio alla playlist piena di brani che aiutano a marcare certi apici della narrazione.

La storia: nell’aprile 2002 l’occidente è una società paranoica che ha da poco scongiurato l’incubo allucinato del “Millenium Bug” e l’orrore dell’11 settembre. Proprio gli isterismi nati a seguito del crollo delle Torri danno vita a un itinerario da ricostruire a ritroso, della durata di un giorno, assieme al protagonista Simone, un giovane blogger e musicista perso tra i vicoli di una Parigi distopica.

Ma il libro è una riedizione: «Una rifinitura, per essere più corretti. Questa volta ho potuto lavorare con un editor, Antonello Loreto, che mi ha aiutato a riprendere la storia che avevo già scritto anni fa, mantenendo tutto il filo conduttore e rendendo le cose più funzionali al racconto».
ithium 24 era già uscito con il titolo Lithium 48 nel novembre 2017, pubblicato da Mirko Zanona per Aurora Edizioni. Perché è cambiato anche il titolo? «Nell’edizione originale la vicenda era concentrata in 48 ore. Con l’editor abbiamo lavorato per ridurre la storia nell’arco di una giornata, ma dando più spazio alle descrizioni degli ambienti. E poi c’erano cose molto personali nella precedente edizione, che potevano essere forse fuorvianti per un lettore».

Ma la storia rimane la stessa, mantenendo peraltro una sua grande attualità: «Veniamo da anni di restrizioni come quelli della pandemia, e nel frattempo sono esplosi i social network e gli algoritmi sono diventati parte integrante delle nostre vite, una cosa di cui anni fa proprio non si parlava. Non c’era motivo di ambientarlo ai giorni nostri, perché è in qualche modo una storia sempre attuale», spiega Iuliano, che nel raccontare la vicenda del suo Simone si  muove tra i grandi classici della letteratura distopica, oltre che Murakami e il Truman Show (citato anche nel testo). Leggendo, sospetto che ci sia anche un legame con Houellebecq, ma Iuliano smonta subito la mia tesi: «Il primo curatore mi aveva regalato un suo libro, non l’ho mai aperto».

(Alberto Mutignani sul Centro – Quotidiano d’Abruzzo)