Giovanni Allevi e le parole che curano
Si può tremare ed essere felici? Chiedetelo a Giovanni Allevi e alle sue mani che portano i segni di una dura battaglia contro un mieloma: davanti a un pianoforte le sue dita sono capaci di meraviglie. Quelle stesse dita che si trovano a muoversi involontariamente. “Quando succede”, si è trovato a dire il maestro, “mi piace ricorrere all’auto-inganno del cervello. Se mi tremano le dita penso che è bello, in fondo, che sta andando in scena la mia fragilità, che sono autentico, sono io”. Ieri Allevi ha incontrato la città nell’ambito della settima edizione di Semi (Storie di eccellenza, merito e innovazione). Un’iniziativa promossa dall’associazione Cultura Italiae con tre giorni ricchi di dibattiti, spettacoli e incontri. Non una semplice convention, ma un tempo dedicato al dialogo, alle testimonianze, al confronto tra donne e uomini di scienza, sport, moda, impresa e cultura, rappresentanti delle istituzioni d’Europa e del Mediterraneo.
LA GIORNATA. Una mattinata di lavori intensi alla presenza del sindaco della città Pierluigi Biondi. L’ambasciatore Giampiero Massolo ha tenuto una lectio introduttiva sullo stato delle relazioni tra stati e il ruolo della diplomazia, in particolare quella culturale, in virtù di un mondo in evoluzione. Tra gli interventi anche quelli dello scultore Jago, di Alessandra Priante (Enit) e di Angelo Argento presidente di Cultura italiae “Semi, con tutta la comunità dei professionisti che ne fanno parte”, ha detto, “ha voluto abbracciare L’Aquila, città che ha vissuto non solo il crollo ma la forza della ricostruzione, la bellezza segreta dei cortili, dei sapori”.
ALLEVI. Attesissima la testimonianza di Allevi che non ha tralasciato le ingiurie della malattia. “Il mio dolore”, ha detto, “è quello di tantissime famiglie. Un percorso lungo e delicato in cui curano anche le parole, come i farmaci”. Il riferimento diretto è a Platone, definito anche come esponente del pensiero medico dei suoi tempi. Impossibile per lui non ringraziare gli infermieri che accompagnano il lungo percorso delle terapie. E ancora “Si può vivere anche nella malattia con una irragionevole felicità”, ha detto. “Quando tutto crolla resta in piedi l’essenziale. Crolla l’inutile. La mia consapevolezza si è spinta finanche vicino al dramma di persone che prima mi facevano paura. Ho imparato a conoscere e comprendere”.
NATURA E FUTURO. Nell’avvicinarsi al pianoforte, il musicista è passato a una prospettiva progressivamente più ampia: “Torniamo a guardare alla natura, nell’istituto milanese dove sono in cura ho scoperto che, dietro una finestra, c’era una piantina di basilico. Chiedendo scusa alla piantina stessa, mi sono trovato a staccare una foglia per annusarla e questo mi avvicinava alla natura, in un contatto che la nostra modernità ci sta facendo perdere, illudendoci che il progresso coincida con l’avanzamento tecnologico”. Di qui, la scelta della canzone “Our Future”, brano-riflessione sul destino del mondo. Il lancio mondiale del video è stato fatto per #Cop26 a Glasgow, nel padiglione dell’Earth Day Network – la Ong riconosciuta dal Segretariato delle Nazioni Unite che dal 1970 si batte per la tutela del Pianeta.