Enrico Melozzi tra Damiano e Joaquín Rodrigo
13 Ottobre 2024 Condividi

Enrico Melozzi tra Damiano e Joaquín Rodrigo

“Ci sentiamo verso le 21, subito dopo la première”. L’orario per l’intervista è piuttosto insolito, anche per uno come Enrico Melozzi, ma le sue indicazioni solleticano la curiosità: con la première in questione, lanciata venerdì alle 20 dal suo canale YouTube, il maestro teramano ha proposto per la prima volta il suo Concerto in Mi, opera per chitarra e orchestra da lui composta con l’intento dichiarato di “cancellare tutto ciò che è venuto dopo il Concerto d’Aranjuez di Joaquín Rodrigo”, un modo per prendere le distanze dall’avanguardia contemporanea che avrebbe, a suo avviso “allontanato il pubblico dalle sale da concerto”. Eppure, la forza espressiva di Melozzi si avverte spesso e volentieri nelle commistioni con la musica leggera, il jazz, il pop, il rock. A tal proposito, nei giorni scorsi, è stato lanciato a livello internazionale Silverlines, il primo singolo di Daniamo David, per la prima volta in gioco senza i Måneskin, la cui Orchestral Version vede la collaborazione del maestro che aveva accompagnato la band nella fortunata edizione del 2021 di Sanremo. Il Concerto in Mi risale proprio al periodo di Zitti e buoni. “Quello per me è stato un periodo particolarmente prolifico”, ricorda Melozzi, “in un’edizione in cui ho arrangiato il brano che ha lanciato i Måneskin a livello globale. In questo tempo ho mantenuto contatti con il gruppo e ho lavorare con Ethan Torchio, ora sono felice di questa collaborazione con Damiano”.

A David e al suo Silverlines ci arriviamo fra un attimo, intanto come è andata la première? Ho registrato tante reazioni positive a questo concerto in tre movimenti: il primo è uno Scherzo, seguito da una Siciliana (un largo) come secondo movimento, e infine un Rondò, in uno schema maggiore – minore – maggiore. C’è virtuosismo nella composizione ma a suonarla ci si diverte. Ci tengo a dedicare questo lavoro alla memoria di nonno Domenico D’Ignazio: il titolo Concerto in Mi è un omaggio al suo soprannome Mimí (peraltro, Mi in inglese si scrive E come Enrico e, quindi, è un tributo anche al mio nome). Ho lavorato con l’Orchestra Notturna Clandestina

Come è stato agganciato per Silverlines?
È successo tutto molto in fretta. Dopo la Notte dei Serpenti mi ero concesso qualche giorno di vacanza in Calabria, ma sono stato “convocato” d’urgenza a Roma per questa produzione. Mi sono messo a lavorare con Fabrizio Ferraguzzo in piena estate in una Roma deserta. Poche ore dopo, eravamo in studio, con l’orchestra davanti a noi. Damiano era in Giappone ma riceveva progressivamente le parti arrangiate e lo sentivamo particolarmente emozionato a partire dall’intro che nasce da una piccola parte del tema “coro non coro”, e un finale che sembra sfiorare lo stile di Mahler nell’Adagietto della sua Quinta sinfonia. Anche in questo caso, è stato fondamentale il contributo dei ragazzi dell’Orchestra Notturna Clandestina.

Che effetto ha fatto lavorare per questa produzione?
È stato un privilegio assoluto lavorare su questo pezzo scritto con la collaborazione di Labirinth, in una produzione dall’organizzazione americana che, però, ha lasciato spazio alla tradizione italiana. Damiano, che ha inciso la voce a Milano e ha registrato il videoclip al ridotto al Teatro Grande di Brescia, la città dove è nata mia madre peraltro, si è rivelato un artista straordinario.

Che futuro immagina per lui e per i Måneskin?
Roseo, per un gruppo di poco più che ventenni che, in questo momento, dopo aver condiviso scelte artistiche all’unanimità si è preso un po’ di respiro consentendo ai singoli di esprimersi, così come per Damiano che me lo immagino anche come attore, dal volto italiano che piace nel mondo, come Giancarlo Giannini negli anni ’70.

Ha da poco ricevuto il Delfino d’oro per la sua capacità di promuovere la cultura musicale abruzzese. Come vede l’evoluzione di questo filone, anche attraverso la Notte dei Serpenti?
Con la Notte dei Serpenti abbiamo fatto passi da gigante conquistando la prima serata su Rai2. Certo, c’è bisogno di grandi investimenti per creare un movimento a sostegno dei singoli artisti abruzzesi.

di Fabio Iuliano – intervista apparsa anche sul Centro