Sacco: con i Nomadi ho ritrovato feeling ed è nato “Colpevole”
10 Maggio 2024 Condividi

Sacco: con i Nomadi ho ritrovato feeling ed è nato “Colpevole”

Su quanti mondi si affaccia una finestra di Capistrello, posta ottanta chilometri in linea d’aria dalla capitale. Da lì, con due ore di macchina, si può raggiungere il Potemkin Studio di Macerata, in tempo per le prove in vista del nuovo tour. Da Macerata, guidando per altre tre ore si arriva a Reggio Emilia e parcheggiare l’auto nei pressi di un altro studio, lo Yumax. Proprio lì è nato Colpevole, l’album di prossima uscita di Danilo Sacco che vede la partecipazione e la collaborazione di Beppe Carletti, Yuri Cilloni e Massimo Vecchi, tre protagonisti della lunga avventura dei Nomadi con ormai oltre 60 anni di carriera alle spalle e una vastissima base di fan. Dal 1993 al 2011, Sacco è stato al centro del palco, succedendo ad Augusto Daolio, fondatore della band scomparso nel 1992. Alcune delle ballate più celebri portano la sua firma. Poi è subentrata la sua carriera da solista e la sua nuova vita a Capistrello, paese della compagna. Del borgo della Valle del Liri ha anche la cittadinanza onoraria. “L’Abruzzo è diventato terra di adozione”, spiega, “una terra che mi ha accolto e che ho imparato ad amare, dai paesaggi al calore della gente. E poi, per me questo è il punto ideale da cui lavorare ai miei progetti. Stando esattamente nel centro della Penisola è facile organizzarmi nei tour e raggiungere i concerti al sud”.

Sacco come è tornato a lavorare con i Nomadi?
A causa del mio nuovo album fatto di canzoni inedite scritte prevalentemente a partire dal periodo dei lockdown. Eravamo tutti bloccati in casa e ho iniziato a riflettere sulla mia musica e su cosa volessi fare. Lo scorso anno ho incontrato Beppe, Yuri e Massimo e abbiamo poi maturato insieme l’idea di lavorare all’album.

L’occasione deve essere stata la reunion di Novellara, vero?
Esattamente, a giugno di un anno fa li ho raggiunti per il concerto evento dei 60 anni di carriera dove ho cantato canzoni come Stagioni, Senza patria e La mia terra, prima del finale tutti insieme con Io Vagabondo. Passando insieme del tempo, abbiamo avviato il progetto. Le canzoni avevano già una struttura ma insieme, nello studio di Reggio Emilia, abbiamo elaborato arrangiamenti e siamo andati avanti sino alle sessioni di registrazione.

Niente file inviati a distanza?
Abbiamo spesso lavorato alla vecchia maniera. Registrare da remoto avrebbe reso il processo troppo asettico. Abbiamo preferito vederci, confrontarci e parlare vis a vis. Questo ha reso l’album più autentico. Per me è stato come tornare a casa. Abbiamo conservato una grande intesa musicale e personale. Nonostante gli anni vissuti su strade diverse, la passione e l’energia sono rimaste.

Colpevole include anche una collaborazione con Roberto Vecchioni, nel brano finisce qui. che effetto fa tornare a lavorare con lui, con cui avevate peraltro collaborato a Sanremo 2006?
Roberto è un caro amico e un artista che stimo moltissimo. Lavorare con lui è sempre un onore. Il brano Finisce qui, il cui testo è affidato al professore, è uno dei pezzi che considero “portanti” dell’album e sono curioso di vedere la reazione del pubblico.

A proposito di concerto sarà in tour questa estate?
Certamente, abbiamo fissato alcune date in alcuni luoghi importanti dell’Italia, ci sarà qualche concerto anche in Abruzzo. Siamo già organizzati per la preparazione a Macerata nello studio di riferimento del tastierista Andrea Mei. Con noi suonano Marco Mattei (batteria), Angelo Casagrande (basso) e Bip Gismondi (chitarra/fiati).

A che tipo di scaletta sta pensando?
Una scaletta in cui sicuramente troveranno spazio vari brani del nuovo album, insieme ad altre mie canzoni.

Brani dei Nomadi anche?
Certamente, le mie scalette non prescindono mai dalla discografia dei Nomadi – a cui ho contribuito anche io negli anni – e da brani di Francesco Guccini.

di Fabio Iuliano – intervista apparsa anche su il Centro