Integrazione, l’impegno di “Rilindja” per le comunità macedoni, albanesi e kosovare
1 Febbraio 2024 Condividi

Integrazione, l’impegno di “Rilindja” per le comunità macedoni, albanesi e kosovare

In un mio recente viaggio in Albania e in Macedonia del Nord, ho avuto l’opportunità di esplorare più a fondo la storia cultura di queste regioni la cui realtà è affascinante e controversa allo stesso tempo.

Prima di raggiungere Ohrid, al confine tra i due Paesi, ho passato qualche giorno a Tirana, appoggiandomi sui solchi lasciati dagli anni di comunismo, a cui ha fatto seguito un periodo in cui il nostro Paese è stato oggetto di un importante aumento delle presenze provenienti da queste aree geografiche.

Molte persone si sono, dunque, stabilite in Italia creando un legame intergenerazionale che arriva sino ai giorni nostri. Per approfondire questo legame, ho chiesto ad Abdula “Duli” Salihi, presidente dell’associazione culturale “Rilindja”, di rispondere a qualche domanda. Originario di Tetovio, nei pressi di Skopje, capitale della Macedonia del Nord, è arrivato in Italia nel 1994, all’età di 7 anni e si è stabilito nell’Aquilano a Picenze, in una piccola frazione del comune di Barisciano.

“Sono arrivato in Italia per volontà dei miei genitori”, ricorda, “per motivi di lavoro. Ho iniziato a lavorare giovanissimo come mediatore linguistico, avendo imparato subito la lingua italiana. Mi sono anche diplomato come perito elettronico all’Itis. Da oltre 15 anni lavoro nell’edilizia e da 13 sono presidente di ‘Rilindja’, membro del consiglio territoriale dell’immigrazione alla Prefettura dell’Aquila, membro del tavolo interreligioso, membro della consulta giovanile del capoluogo abruzzese”. Duli ha ricevuto anche un riconoscimento ufficiale da parte del Ministero degli Esteri della Macedonia del Nord nell’ambito del progetto Mkart, progetto che nasce dalle competenze relative alla diaspora. La parola “Rilindja” significa “rinascita” o “risveglio”. Viene spesso utilizzata per riferirsi al movimento di rinascita nazionale e culturale che si è verificato nei Balcani durante il XIX secolo.

Per iniziare, potrebbe darci un’anteprima dell’attività dell’associazione “Rilindja” e del suo impegno nei confronti delle comunità macedoni, albanesi e kosovare in Italia, con particolare attenzione all’Abruzzo?
Inizi
almente, si chiamava ‘Associazione culturale macedone’, ma nel 2018, su iniziativa dei soci, è diventata ‘Associazione culturale Rilindja’. La sua creazione risale al periodo successivo al terremoto dell’Aquila del 2009, mirando a rispondere alle esigenze delle comunità straniere che cercavano un punto di riferimento nel territorio. Con la riorganizzazione degli uffici, l’associazione ha svolto un ruolo cruciale nell’orientamento degli stranieri, specialmente coloro attratti dalle opportunità nel settore edile. Oltre a questo, ha supportato la comunità nella gestione della documentazione per il permesso di soggiorno agendo anche come intermediario tra la comunità macedone e il Paese d’origine tramite l’ambasciata a Roma. Attualmente, l’associazione è attiva su tutto il territorio regionale e collabora con altre realtà a livello nazionale.

Parlando di integrazione, come valutate la situazione delle comunità che rappresentate in Abruzzo? Quali sfide e opportunità hanno incontrato nel corso degli anni?
Il processo di integrazione è in costante evoluzione e deve adattarsi ai cambiamenti nell’immigrazione e nelle politiche adottate nel corso degli anni. La lingua rappresenta un aspetto cruciale per un’efficace integrazione, facilitando la comunicazione diretta e l’orientamento nel territorio. Le sfide attuali differiscono da quelle di vent’anni fa, e la conoscenza della lingua è divenuta ancor più essenziale. La volontà politica e la collaborazione tra istituzioni e associazioni straniere che comprendono realmente le comunità straniere sono fondamentali per affrontare le sfide attuali.

Come pensa che le dinamiche di storia contemporanea abbiano influenzato la comunità albanese in Abruzzo, specialmente considerando il periodo post-comunista?
L’Italia è stata da sempre una meta ambita per i paesi balcanici, soprattutto dopo la dissoluzione della Jugoslavia. Il legame geografico e storico tra l’Italia e i Balcani si è rafforzato nel tempo, con la creazione di legami significativi. La storia della migrazione ha influito notevolmente sulla comunità albanese in Abruzzo, soprattutto nel periodo post-comunista, poiché l’Italia è stata vista come un alleato e una meta desiderabile. Questo legame ha contribuito a consolidare la presenza delle comunità albanesi nella regione.

Come contribuisce “Rilindja” all’integrazione di queste comunità e cosa pensa sia essenziale per un’integrazione efficace?
Rilindja promuove attivamente attività culturali e sportive per trovare punti comuni che favoriscano una convivenza armoniosa. Ha affrontato tematiche cruciali, inclusa quella religiosa, per contrastare la disinformazione e favorire una migliore integrazione. La collaborazione tra istituzioni e associazioni straniere, con una volontà politica concreta, è essenziale per progettare soluzioni efficaci. La revitalizzazione della “consulta per l’integrazione” a livello comunale e regionale può rappresentare una risposta, in attesa che il paese riconosca il diritto di voto agli stranieri.

In relazione al tessuto produttivo della nostra comunità, che ruolo giocano gli adulti delle famiglie macedoni, albanesi e kosovare? Quali sono i settori lavorativi che li vedono maggiormente impegnati?
Gli adulti delle comunità macedoni, albanesi e kosovare sono attivamente coinvolti nel tessuto produttivo, contribuendo significativamente a settori come l’edilizia, il commercio e la ristorazione. Dopo il terremoto dell’Aquila nel 2009, queste comunità hanno svolto un ruolo fondamentale nella ricostruzione della città, mettendo a disposizione le proprie competenze edile e imprenditoriali.

Che ruolo giocano le scuole nella partita dell’integrazione?
Le scuole svolgono un ruolo fondamentale nell’integrazione, fornendo un ambiente in cui riconoscere e valorizzare le diversità. La collaborazione tra scuole, associazioni e istituzioni è essenziale per organizzare incontri e attività che promuovano la comprensione delle differenze culturali e storiche, educando gli studenti sull’emigrazione italiana e sull’importanza del rispetto reciproco. Tuttavia, il ruolo delle famiglie nel promuovere l’educazione e il rispetto all’interno delle proprie mura è cruciale per il successo di questo processo.

Infine, qual è la sua visione per il futuro delle comunità macedoni, albanesi e kosovare in Abruzzo e in Italia? E come pensa che possiamo continuare a promuovere una convivenza positiva e inclusiva?
Nonostante le sfide attuali, rimango ottimista riguardo al futuro delle comunità macedoni, albanesi e kosovare in Abruzzo e in Italia. La crescita delle liste Aire (Anagrafe italiani residenti all’estero) all’estero potrebbe indicare una tendenza all’emigrazione, ma la volontà politica e la collaborazione tra le comunità possono contribuire a promuovere una convivenza positiva e inclusiva. Il recupero demografico e il riconoscimento dei diritti, come il voto agli stranieri, potrebbero rappresentare passi significativi verso un futuro migliore.
di Fabio Iuliano – fonte: Agora Vox