Venezi: senza ipocrisie celebriamo gli autori russi
Nel segno della leggerezza, ma anche della profondità. Il legame tra Beatrice Venezi e I Solisti Aquilani si configura su due canali solo all’apparenza antitetici. Questo pomeriggio, ore 18, il direttore d’orchestra torna sul podio dell’Auditorium del Parco per l’appuntamento inaugurale di Musica per la città 2023/24. Un concerto che segue il successo della stagione estiva 2023 contrassegnato da diversi appuntamenti, a cominciare dal progetto Io ti veglierò. Io ti proteggerò – D’Annunzio, le donne, dalla vita all’arte che è stato presentato a Taormina, a Gardone Riviera e, naturalmente, nel capoluogo durante la stagione Cantieri dell’Immaginario. Un’iniziativa che ha visto l’orchestra collaborare con il Teatro stabile d’Abruzzo, con la presenza sul palco anche del direttore artistico del Tsa, l’attore Giorgio Pasotti. Una produzione dei Solisti Aquilani, con la direzione artistica di Maurizio Cocciolito, nell’ambito di una collaborazione inedita tra L’Aquila, il Consiglio regionale dell’Abruzzo, Taormina Arte e il Vittoriale. Venezi sarà dunque di nuovo sul podio per un appuntamento più marcatamente cameristico con un programma basato su musiche di Mendelssohn Bartholdy e Čajkovskij. Del compositore tedesco verrà eseguita la Sinfonia per archi numero 10, oltre al Concerto in re minore per violino e archi. Le sinfonie di Mendelssohn Bartholdy, spiega Carla Di Lena nelle note di sala, furono composte tra il 1821 e il 1823, quando il musicista aveva più o meno tredici anni. Sarebbero quindi rimaste sconosciute le piccole opere dell’adolescenza, se non fossero state ritrovate nel 1950 in un ricco fondo di manoscritti nella Biblioteca statale di Berlino. Oggi la facilità creativa e l’equilibrio degli elementi in questi dodici gioielli ancora affascina. Completa il programma la Serenata opera 84 di Čajkovskij può essere considerata un capolavoro non solo nell’ambito della sua produzione, ma di tutto il repertorio per orchestra d’archi. Sul palco, anche il violino solista Daniele Orlando.
Venezi, lo scorso aprile avevate dato spazio a Verdi, Puccini, Shostakovich, Fauré. L’estate è stata dedicata ai testi dannunziani. come mai ora queste scelte di repertorio?
La scorsa primavera abbiamo voluto prediligere un repertorio che valorizzasse le figure femminili nella musica (dalla Giovanna D’Arco nel repertorio verdiano, alla Medea di Cherubini, passando per Lady Macbeth, celebrata da Dmitrij Shostakovich e via dicendo nda). Qui abbiamo affiancato due autori importanti della tradizione sinfonica. In particolare, sono felice dell’omaggio a Čajkovskij. Mi capita di valorizzare repertori che attengono alla tradizione russa. Con la guerra sul fronte russo-ucraino hanno cercato di mettere da parte scrittori, registi e musicisti russi, una scelta che trovo a dir poco ridicola, se pensiamo che si parla di autori che hanno vissuto 150 anni fa e che nulla hanno a che vedere con la situazione attuale.
Un problema di cancel culture
Una cosa è la politica, altra cosa è l’arte: le mie scelte musicali non tengono conto della cancel culture, tanto in voga
Ormai, la collaborazione con i Solisti appare consolidata, che rapporto avete maturato?
Una solida collaborazione che lascia spazio alla leggerezza, ma nel senso calviniano: si ride, si scherza, ma poi si entra anche nel profondo dei messaggi che vogliamo portare avanti attraverso la musica. Grazie a loro ho scoperto le meraviglie di questa regione, dai paesaggi alla gente che ai concerti ci ha dato sempre un ottimo feedback.