Il dietro le quinte di “Re Giorgio”, intervista a Daniela Tagliafico
“Sono qui per dovere per sentimento e anche per ringraziarvi per tutto quello che state facendo”. Caschetto dei vigili del fuoco davanti alle macerie che segnavano la Casa dello Studente, l’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, parlava così agli aquilani nel visitare le zone colpite dal sisma e per partecipare ai funerali di Stato delle vittime. Era il 9 aprile 2009 e la ferita inferta dal sisma era ancora troppo grande. Negli occhi di Napolitano un po’ di commozione, ben al di là del suo aplomb con cui aveva abituato sé stesso e la nazione tutta. Dietro a uno sguardo una persona. Dietro a un ruolo, dietro un’istituzione, ma soprattutto un uomo. Quell’uomo che Daniela Tagliafico, storica direttrice di Rai Quirinale, racconta nel suo Re Giorgio. Dietro le quinte di una presidenza. Nel libro emerge un Napolitano – scomparso lo scorso 22 settembre – che non era solo un uomo preciso, pignolo, rigoroso. Il presidente voleva rileggere tutti i discorsi e i comunicati. Amava il rispetto dei tempi, la puntualità. Napolitano ha sempre mantenuto una bella e sottile ironia. Organizzava scherzi. Aveva una grande passione per il cinema, la letteratura e l’arte. Soleva dire, “l’importante è cosa si vuole, non cosa si pensa di diventare”. Nel volume, l’autrice mostra di ben conoscere le vicende di vita vissute negli anni del doppio mandato di Napolitano. Ci pone testimonianze, aneddoti, in modo semplice e diretto. Non è un trattato politico ed è un testo per tutti. Ed è stata proprio questa la sfida: il saper raccontare, prioritariamente, l’uomo anziché il presidente. Il libro verrà presentato domani, alle 18.30, all’Aquila nella Libreria Maccarrone in piazzale Trony, in un’iniziativa promossa dall’associazione “Il Cielo Capovolto”. Un’iniziativa moderata dallo scrittore e direttore di filiale di banca, Stefano Carnicelli, con letture a cura di Adriano Sabatini. Atteso il collegamento di Maria Alberti, presidente dell’associazione ospitante.
Tagliafico, il suo si presenta come un ritratto inedito di Napolitano, a partire dalla scelta del titolo.
A dargli il soprannome di Re Giorgio fu il New York Times che lo definì “King George” a margine della crisi di governo del 2011. Un appellativo che aprì la strada al dibattito se Napolitano sia stato troppo interventista o se, come altri capi di Stato, abbia esercitato con pienezza i poteri attribuitigli dalla Costituzione.
Ma il suo è soprattutto un ritratto vicino alla persona
Napolitano era uomo di cinema, teatro, estimatore delle nuove idee e dei progetti artistici. Lo stesso regista Giuseppe Tornatore parla dell’antica-eterna amicizia, tra il presidente e Francesco Rosi, nel suo libro Io lo chiamo cinematografo. Napolitano amava ripetere che i diari si scrivono al mattino, non di sera. All’alba si riconquista quella luminosa prospettiva che ci rende più sereni ed oggettivi. Il suo è stato un vivere con lo sguardo proiettato in avanti ma senza perdere mai di vista il passo del momento. Amava il jazz, per questo motivo, nel presentare il libro a Roma ho chiesto alla pianista Stefania Tallini di mettere in musica delle suggestioni compatibili. Ha scelto per l’occasione una commistione con la musica brasiliana. Era un laico, ma aveva portato avanti una profonda amicizia con Benedetto XVI e, più di recente, con Papa Francesco.
Quest’ultimo, davanti al feretro del presidente emerito ha scelto di rinunciare al segno della croce, optando piuttosto per un omaggio laico. Come giudica questo atteggiamento. Di profondo rispetto e di grande sensibilità.
di Fabio Iuliano – fonte il Centro