Panorama, un tuffo nell’arte contemporanea
“A me mancava quella libertà. L’odore della pioggia, il mare arrabbiato. Qua ce l’hanno tutti l’anima”. La superficie semitrasparente dei cilindri colorati nel cortile di Palazzo de Nardis riflette la gru del cantiere a ridosso. La scritta che personalizza ciascun cilindro si legge e non si legge. Ma il messaggio arriva intatto ai tanti visitatori che si alternano tra le scuderie e il primo piano dell’edificio nobiliare i cui locali sono talmente particolari da eclissare le opere d’arte contemporanea, anche quelle che portano la firma di Giorgio Morandi. La sensazione non è differente al vicino Oratorio di Sant’Antonio dei Cavalieri dei Nardis, anche se lì è l’incastro di suoni per organo architettato da Massimo Bartolini a orientare il pubblico verso una riflessione sul paesaggio. Panorama è anche questo. L’opera, come molte, è site specific e sfrutta quindi la presenza dell’organo realizzato del 1651 da Luca Neri di Leonessa. Sempre site specific è il lavoro di Pascale Marthine Tayou all’interno della Corte dei Conti.
LA RIGENERAZIONE. La bella domenica di fine estate incoraggia tante persone a uscire, le 19 aree individuate dai curatori di Panorama registrano un’affluenza importante, specie nel pomeriggio. Particolarmente significativi gli accostamenti per immagini tra distruzione e rinascita, in un percorso di rigenerazione che sfrutta anche gli elementi dei cantieri utilizzati per gli allestimenti. Così a palazzo Rivera, ma anche a Largo Tunisia, con Alberto Di Fabio e il suo “Enigma della Materia”, in un percorso che non prescinde dalla sede della Fondazione Giorgio De Marchis che fa riferimento alle opere di Giacomo Balla, oppure dalla sede del Maxxi, con Paolo Icaro (“Gravità” e “Il sogno dello spigolo”). Completa questo lungo elenco “Rivoluzione!” di Jacopo Benassi, fotografo e performer, opera allestita all’interno dello Stile Novecento del giovane restauratore Diego Marchetti. Un po’ un omaggio a chi ha scelto di restare, nonostante tutto.
LE BANDIERE. Più che molto altro, sono le bandiere portate “in scena” a creare un legame con il territorio circostante, a partire dalla natura. Parliamo della “Bandiera naturalizzata” di Gianni Caravaggio che rappresenta il paesaggio della Valle dell’Aterno nell’Abruzzo alle pendici del Parco nazionale del Gran Sasso. Sempre a proposito di Gran Sasso, ma fuori dalla selezione ufficiale, va menzionato l’allestimento di Matteo Bultrini con “(a)White Flag(s)”, tra arte e consapevolezza sui cambiamenti climatici.
QUELLO CHE RESTA. Un percorso in cui antico e contemporaneo si fondono non solo nell’arte ma anche nella musica, come nel caso della performance targata Darren Bader “Antipodes: quartets” che ha unito suoni classici ad arrangiamenti pop-rock. “Non sempre questo accostamento ha funzionato”, ha commentato Enrico Sconci, fondatore del Muspac, “talvolta la bellezza degli arredi e degli affreschi ha un po’ soffocato le installazioni temporanee. Ma Panorama rappresenta senza dubbio un’occasione per la città il cui centro è stato attraversato dalla forza di 56 gallerie appartenenti a un circuito importante. Dovremmo fare tesoro di questa esperienza calata dell’alto per diffondere la cultura dell’arte contemporanea, così come sta facendo il Maxxi da quando è arrivato a palazzo Ardinghelli. Il pubblico di questa città ne ha bisogno”.
di Fabio Iuliano – fonte: il Centro
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Dentro le meraviglie di Panorama