“La nostra artQ13 tra ricerca e sperimentazione artistica”
16 Agosto 2023 Condividi

“La nostra artQ13 tra ricerca e sperimentazione artistica”

Si chiama Still Silent Dance la performance prodotta da artQ13 in programma all’Aquila, sabato 19 agosto al Parco del Sole, uno dei luoghi più simbolici del capoluogo abruzzese. Una disposizione scenica particolare connetterà i performer con il contesto naturale, mentre lo spettatore diventa parte attiva dell’esperienza esplorando la relazione tra suono, movimento e osservazione.

In vista dell’appuntamento, in programma alle 18.30, abbiamo chiesto a Carlo Caloro ideatore di artQ13 sympatric areas for artistic research di presentare il suo progetto avviato insieme a Britta Lenk: una piattaforma idonea, fuori dagli interessi commerciali che produce e sostiene attività di ricerca, sperimentazione e realizzazione di progetti espositivi ed editoriali.

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Carlo, come nasce artQ13 Sympatric areas for artistic research? Qual è la sua mission e il concetto di “simpatria” come viene impiegato a livello artistico? artQ13 è uno spazio di ricerca indipendente e nasce per volontà mia e di Britta Lenk, anche lei artista. Attualmente ci troviamo su Viale della Piramide Cestia a Roma e se agli inizi nel 2014 l’intento era quello di far incontrare gli artisti internazionali presenti a Roma ospiti come borsisti nelle varie accademie straniere con gli artisti romani, da qualche anno invece stiamo lavorando per costruire una piattaforma pluridisciplinare per la ricerca artistica.

Perché: Sympatric areas for artistic research? Il termine “simpatrico” è mutuato dalla biologia, si riferisce alla coesistenza di diverse specie o popolazioni all’interno della stessa area geografica. In questo contesto, indica la volontà di creare uno spazio dove artisti e professionisti provenienti da diversi campi di sapere possano coesistere e collaborare, condividendo idee e metodologie, tecniche e conoscenze e dove la ricerca artistica possa essere sviluppata in modo autonomo, senza le pressioni del mercato dell’arte. La piattaforma è stata progettata per offrire uno spazio di lavoro e di esposizione per gli artisti emergenti e quelli già affermati, promuovendo la sperimentazione e l’innovazione artistica e offrendo supporto logistico e organizzativo per le loro attività.

Come mai la città dell’Aquila è stata scelta come location d’eccezione per i vostri lavori? L’incontro con la curatrice aquilana Katiuscia Tomei è stato determinante grazie a lei all’Aquila abbiamo creato una sede diffusa di artQ13 partendo dal progetto Other Rooms, Other Thoughts. La piattaforma aquilana si è aggiunta altre sedi aperte nel 2020/2021 luoghi scelti intenzionalmente lontani dai consueti itinerari e centri dell’arte. I primi spazi sono stati inaugurati a Kalamulla/Sri Lanka, Parigi/Francia, Bucarest/Romania, Charkiv/Ucraina. Nel 2023 si è aggiunta appunto la nuova sede diffusa all’Aquila. Questi siti espositivi sono spazi (privati), anche esterni, collegati con dei referenti in ogni paese. I lavori vengono realizzati in sito o spediti da artisti o da persone che non hanno nulla a che vedere con l’arte contemporanea. Con questi presupposti puntiamo ad avviare nuove forme di cooperazione non invasiva alla ricerca e allo scambio di forme di vita più che artistiche. Other Rooms, Other Thoughts è stato concepito come un dialogo aperto. Non vi sono requisiti tematici ma solo la regola del rispetto reciproco: quello per l’altra cultura e per la rispettiva controparte. Forse, dalle differenze di questo processo di comunicazione, nascerà qualcosa di nuovo o forse, tra le differenze, si troverà qualcosa in comune.

Cosa presenterete all’Aquila il 19 agosto? Sabato 19 agosto alle 18:30 all’interno del Parco del Sole verrà presentata la performance “Still Silent Dance” una produzione di artQ13 con il supporto del sottoscritto e della curatrice Tomei e con i performer/danzatori Valentina Sansone e Luca Della Corte, la documentazione fotografica è affidata a Sebastiano Luciano. La performance connette i performer con il contesto naturale, mentre lo spettatore diventa parte attiva dell’esperienza esplorando la relazione tra suono, movimento e osservazione. Lo stesso giorno dalle ore 15 verranno approfonditi i temi della misurazione, del misurabile, dell’incommensurabile utilizzando dispositivi di misurazione digitali e analogici. Lo scopo è quello di indagare il rapporto tra uomo e macchina e la capacità dell’essere umano di controllare i propri impulsi e di regolare le proprie emozioni in situazioni sociali. Questi ultimi interventi performativi saranno aperti ad un pubblico ristretto e solo su prenotazione.

Da dove nasce la volontà di indagare il rapporto uomo-macchina? Stiamo vivendo un’epoca di profondo cambiamento, la terza più radicale epoca di cambiamenti della storia delle persone. La prima segnata dalla scoperta del fuoco, la seconda l’invenzione della ruota che rese possibili comunicazioni fino a quel momento impensabili. Oggi il punto di svolta della rete: una rivoluzione digitale, così potente e vertiginosa, che sta imprimendo a tutta la nostra vita un cambiamento senza eguali. In questo mondo di grandi cambiamenti, per certi versi positivi, ma che provocano anche grandi diseguaglianze, l’arte contemporanea riesce ad affermare solo di voler credere alla tautologia della sua disaffermazione e, nella sua capacità di reagire e di adattarsi in maniera intelligente a tutte queste nuove sollecitazioni, e riesce quasi sempre ad affermare solo la sua stessa immaterialità. L’arte, anche nel digitale, si compie per sparire, per raggiungere il suo stadio definitivo di virtualizzazione!

Come si è trasformato il ruolo dell’autore nella creazione artistica? Il ruolo dell’autore/artista è diventato sempre più sfumato e complesso. Nella società della massa e dei consumi degli anni 50, ad esempio, l’autore/artista era spesso considerato come unico creatore e artefice dell’opera d’arte, il cui lavoro veniva poi consumato passivamente dal pubblico. Tuttavia, con l’avvento della società dello spettacolo, in cui la cultura di massa e la comunicazione di massa hanno reso possibile la produzione di immagini e spettacoli su larga scala, il ruolo dell’autore è diventato meno centrale e più frammentato. Partendo da queste riflessioni la nostra idea è di creare una piattaforma flessibile e dinamica intorno ad ogni nuovo progetto in modo sempre più definito si formeranno collettivi temporanei eterogenei e pluridisciplinare per affrontare al meglio gli obiettivi prefissi dai progetti di turno.

Qualche esempio di prossimi progetti futuri pluridisciplinari? Quali saranno i vostri prossimi eventi? Per il prossimo autunno abbiamo in programma tre performance di musica elettroacustica sempre nella città dell’Aquila con tre performer donne: Ludovica Manzo il 15 settembre alla libreria Polarville, il 28 ottobre Mirjana Nardelli e l’11 novembre Virginia Guidi entrambi presso la libreria Colacchi. L’obiettivo è dare risalto ai loro lavori e far conoscere a più ampio raggio le ricerche musicali contemporanee, missione già intrapresa con la performance di Gabrile Boccio e Daniel Scorranese lo scorso 26 aprile sempre alla libreria Colacchi. In realtà sotto questo obiettivo c’è un lavoro ancora più grande, la creazione del catalogo Synchronicities. Quest’ultimo è il progetto editoriale di artQ13, nato da una mia idea e a cura di Virginia Guidi, performer, scrittrice e cantante, che raccoglie le testimonianze dirette di alcuni compositori invitandoli a riflettere sulle profonde interazioni tra tecnologia, produzione tecnologica e artistica, sull’incontro con le altre discipline e sul ruolo rivestito dall’ascoltatore.  Il 12 ottobre presenteremo Unbalance, una produione di artQ13 in collaborazione con il Teatro Studio – Teatrabile di Via Ficara, per questo progetto il gruppo di lavoro assumerà la forma di una compagnia con il sottoscritto, Valentina Sansone, Luca Della Corte, Sebastiano Luciano, Katiuscia Tomei e Carlo Giampaolini, includendo alcuni dei componenti del Teatro Studio: Alessandra Tarquini, Rosa Fanale, Fabrizio Villacroce, Eugenio Incarnati.

Oltre “Synchronicities” quali sono stati gli altri cataloghi che avete prodotto? Sicuramente possiamo citare il mio catalogo, edito da Maretti Editore, documenta la mia attività creativa degli ultimi 20 anni. Il risultato di tanti anni di ricerca è la concretizzazione di un metodo di lavoro sviluppato coniugando la sperimentazione con una fervida immaginazione sollecitata dall’esperienza in prima persona. Con i contributi testuali di Jari Ortwig, Alice Bortolazzo, Giuliana Benassi, Gabriele Perretta, Valentino Catricalà e Fabrizio Federici. Il merito di questi testi è quello di mettere in evidenza la nostra società, dove i sistemi ecologico, economico e sociale sono deragliati dal loro equilibrio. Ciò che mi sono chiesto è: quale forma del pensiero è necessario apprendere per fare in modo che i sistemi complessi nei quali siamo immersi ritrovino un corretto bilanciamento? Il razionale è reale e non c’è più spazio per lo stupore e l’incommensurabile. I lavori ricercano l’incanto e sono spesso calibrati su più livelli e mirano a far fallire il tentativo dell’osservatore alla ricerca di correlazioni plausibili all’interno delle opere. Mi piace giocare con le sfumature: il confine tra attore-spettatore, soggetto e oggetto della rappresentazione non è mai chiaro, laddove ogni spazio che ospita e delimita il suo intervento fornisce la possibilità di aprire nuovi spazi extra-quotidiani.

Poi c’è Mirabilia Urbis il catalogo nato da una mostra che ha abbracciato il centro storico della città di Roma in un itinerario a piedi che parte dal Cinema Farnese a Campo de’ Fiori fino a raggiungere le vie limitrofe. Ha visto coinvolti circa venti artisti italiani e internazionali. Attraverso le opere degli artisti, la mostra intendeva analizzare e registrare le trasformazioni di questa zona di Roma negli ultimi 40 anni, registrando i mutamenti che hanno portato al cambiamento di strutture sociali, economiche, amministrative, politiche, culturali e artistiche su cui poggiano i valori fondanti della realtà contemporanea. Edito da Viaindustriae publishing e concepito come guida al percorso espositivo e prontuario di viaggio, raccoglie mappe, testi critici, immagini e schede storiche arricchite da interviste a persone del luogo alternate alle voci narranti dei proprietari degli spazi e alle descrizioni degli artisti e delle opere esposte.

Un altro lavoro è stato la pubblicazione del catalogo Sympatric Areas, curato insieme a Giuliana Benassi. Il volume è stato realizzato nell’ambito dell’omonimo progetto di ricerca artistico-ambientale, ha visto la partecipazione di numerosi artisti ed  è edito dalla Palombi Editori.

Sta per uscire il catalogo di Britta Lenk Seen/Unseen edito da Kettler Verlag che indaga il rapporto tra opera d’arte e documentazione fotografica. Oggi senza la documentazione fotografica non rimane nulla di un’opera d’arte, di una mostra o di una performance. Con il passare del tempo la fotografia che documenta un’opera d’arte ha assunto un peso sempre maggiore. Ma qual è il rapporto tra l’opera e la sua riproduzione fotografica? Qual è la differenza tra la nostra percezione naturale di un oggetto e quella mediata dalla fotografia? Nel tentativo di trovare una risposta a queste e altre domande, il catalogo raccoglie le testimonianze di fotografi d’arte, italiani e internazionali e di studiosi di diverse discipline. L’obiettivo è quello di comprendere il modo in cui la fotografia con la sua evoluzione tecnologica sta trasformando il mondo dell’arte e non solo. Tutti questi volumi sono reperibili online e all’Aquila alle librerie Colacchi e Polarville, punti di riferimento del progetto.

Tutte le foto sono di Sebastiano Luciano

di Fabio Iuliano – fonte: The Walk of Fame

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