Gin n.3 nella geometria dei sapori locali
19 Febbraio 2023 Condividi

Gin n.3 nella geometria dei sapori locali

L’attenzione ai dettagli, l’arte della miscelazione ma anche l’audacia nel saper valorizzare gli ingredienti sul territorio che, dietro a un bancone di un locale abruzzese, per una come Martina Proietti sanno di ricordi di infanzia.

Che sapore hanno nella mente della giovane bartender romana, brand ambassador del Gin No.3, le giornate sulla neve di Rocca di Mezzo (L’Aquila), quando da bambina usciva fuori a raccogliere un po’ di neve in un bicchiere da miscelare con un po’ di marmellata fatta in casa?

Che sapore ha la colazione di nonna Lola, a due passi dal mare di Roseto degli Abruzzi (Teramo), con ferratelle che sanno di caffè appena uscito, di profumi impressi nella memoria olfattiva?

Un po’ come le Madeleine – dolcetti tipici della cucina francese – che la penna di Marcel Proust trasforma in biscottini del tempo perduto, in cui “un’ora non è soltanto un’ora, è un vaso colmo di profumi, di suoni, di propositi e di climi”.

Il resto lo fanno le “coccole invernali” che Martina realizza anche sfruttando gli ingredienti suggeriti al locale di cui è ospite, il Vermuttino nella fattispecie, all’inizio del corso stretto del capoluogo.

“Non è così scontato – sottolinea il titolare Antonio Tresca – che un bartender voglia conoscere in anticipo la drinklist del locale. Mi è capitato di ospitare dei professionisti, anche veri professionisti, che però arrivano dietro al bancone e presentano la loro arte e vanno via, senza alcuna possibilità di contaminazione con il nostro gusto e le nostre tradizioni”.

Martina, invece, è abituata ad adattare le specifiche del suo brand alle tipicità del posto, così come i gusti dei clienti del locale. Così, nell’incontro pomeridiano con i barman del territorio, ha saputo stupire i professionisti locali, suggerendo delle soluzioni inattese, anche a base di zafferano.

Nella sera del venerdì aquilano, invece, c’è stato spazio anche a un omaggio al Martini, una delle bevande preferite dei clienti del Vermuttino.

Ecco “Il Martini di Martina”appunto, tra Vermouth Secco e  una spruzzata di un ingrediente magico che resta tra i segreti del mestiere. E poi Cuddle – la coccola invernale appunto –  che valorizza il Vermouth bianco miscelato con King’s Ginger, cioccolata e fichi secchi. Infine Snakyl’omaggio a nonna Lola tra caffè espresso, orzata di nocciola e burro di arachidi.

“L’arte ha sempre fatto parte della mia vita”, ricorda Martina Proietti, “quando realizzo un cocktail mi piace partire ogni volta da una diversa ispirazione. Un distillato di base, un ingrediente che mi piace o un bicchiere che mi va di riempire. Da bambina era la curiosità ad attirarmi al bar, tra immagini, odori e sapori”.

“Rappresento No. 3 in Italia, prodotto distribuito nella Penisola da un’azienda molto attenta alle tradizioni sul territorio che è la Pallini”, spiega. “Mi piace molto, quando mi muovo, cercare di affinarmi al mood del locale in cui vado, del bar in cui farò la serata. Qui al Vermuttino all’Aquila ho cercato di inserirmi bene nello stile del locale cercando di valorizzare le peculiarità del territorio. Con un drink  questa sera ho voluto omaggiare mia nonna che ha origini abruzzesi, ho voluto ricordarla in questo modo e sembra sia riuscito bene”.

Non solo. Nel lavoro di Martina c’è anche grande attenzione all’immagine, così come alla valorizzazione della professionalità femminile. La giovane bartender viene dall’esperienza romana al The Court, locale che si affaccia sul Colosseo, con una prospettiva da “Grande Bellezza”.

“The Court incoraggia la parità e crede fortemente nelle donne”, valuta. “La mia presenza non è certo legata alla questione femminile quanto all’approccio professionale che cerco di mettere nel mio lavoro. Però mi fa piacere portare avanti un progetto di valorizzazione insieme ad altre ragazze sparse un po’ per tutta Italia. Spesso mi muovo anche con due persone prese ‘in prestito’ da un collettivo nazionale di ragazze dietro al bancone e,  molte sere, cerchiamo anche ragazze sul territorio”.

Dalle parti capitoline, hanno ribattezzato questo approccio come Women’s first. “Quindi perché no”, conclude, “mi piacerebbe tornare all’Aquila per una serata che permetta anche a delle ragazze abruzzesi di lavorare”.

di Fabio Iuliano – fonte: Virtuquotidiane.it