“Fare Quasimodo? Una convocazione in Nazionale”
«Per me Notre Dame de Paris è un’avventura incredibile, fare parte del cast equivale a venire convocato in Nazionale». Usa metafore calcistiche, Giò Di Tonno, per spiegare l’entusiasmo di tornare in scena in quella che forse si attesta come opera popolare moderna più famosa al mondo. Uno spettacolo tra i più imponenti mai realizzati, che quest’anno celebra il ventennale dall’esordio sulle scene italiane, avvenuto per la prima volta in italiano. La versione francese debuttò solo quattro anni prima.
Sul palco colleghi e amici di una vita, a partire da Lola Ponce nei panni di Esmeralda, personaggio contrapposto a Quasimodo, interpretato proprio dal musicista pescarese. Proprio con la cantante argentina, Di Tonno vinse anche il Festival di Sanremo nel 2008, con il brano Colpo di fulmine.
Che effetto fa rimettersi in viaggio sulle musiche di Riccardo Cocciante?
Sono entusiasta di tornare a essere parte di questa storia incredibile, di ritrovare questa grande famiglia con cui ho condiviso molto. Siamo pronti a ritrovarci a Roma per riprendere le prove. Da lì poi raggiungeremo Milano per le prime settimane di repliche. Partiremo giovedì 3 marzo, mentre lunedì 14 saranno venti anni esatti dal primo spettacolo al Gran Teatro di Roma, costruito per l’occasione.
È stato difficile riunire il cast, sia a livello di agende da incrociare sia a livello tecnico?
Non particolarmente. Tutti hanno dato la propria disponibilità e si sono messi a disposizione della regia. Certo, c’è da mettere in campo un impegno quotidiano totalizzante che rappresenta una sfida. Ma, anche se dopo 20 anni si perde un po’ di smalto, ne guadagniamo in consapevolezza e “senso della posizione”, come quei calciatori di esperienza che, magari corrono meno, ma sanno muoversi meglio. Dal mio punto di vista, ho sempre investito molto nel disciplinare la tecnica.
Il tour attraverserà l’Italia e raggiungerà anche l’Abruzzo, dal 22 al 24 luglio al Parco Villa delle Rose di Lanciano. È prevista qualche altra tappa all’orizzonte?
Me lo auguro, il calendario non è ancora definitivo, ma è già fitto di appuntamenti. L’auspicio è quello di non avere particolari difficoltà relative a restrizioni per contrastare il Covid.
Da questo punto di vista, anche solo rispetto a un anno fa sono stati fatti grandi passi in avanti…
Certamente, sono tantissime le persone che continuano a fare teatro, sapendo di poter lavorare in sicurezza, anche grazie alle regole e alle mascherine, strumento temporaneo di protezione. In tal senso, ci tengo a lanciare un messaggio in favore dei vaccini che stanno aiutando molto. Ma spettacoli come Notre Dame de Paris hanno bisogno del grande pubblico, con milioni di spettatori registrati in vent’anni e l’organizzazione di queste grandi produzioni non è facile. Ben altra cosa rispetto alle piccole produzioni, ai monologhi, ai one man show che vanno per la maggiore adesso, proprio a causa delle difficoltà logistiche.
Che Sanremo sarà, quello che sta per cominciare?
Sicuramente un’edizione interessante, grazie alla capacità di Amadeus di coinvolgere artisti come Morandi, Ranieri, Elisa, ma anche Cremonini che sarà tra gli ospiti. Un Sanremo che mescola un po’ le carte, aprendosi non solo a nuove generazioni e generi. Per quello che mi riguarda, mi auguro in futuro di lavorare su un brano che mi permetta di presentare una candidatura valida.