Con i Masbedo nelle viscere del Castello Cinquecentesco
«Faremo “un’ecografia” dei percorsi interni del Forte Spagnolo». Nicolò Massazza parla a nome dei Masbedo, duo di artisti-performer portato avanti in coppia fissa con Iacobo Bedogni. Hanno partecipato a diverse esposizioni collettive internazionali anche nel Castello di Rivoli e Torino, al Maxxi di Roma, oppure a Venezia, in occasione della Biennale o della Mostra internazionale d’Arte Cinematografica, alla Galleria d’Arte moderna di Torino, al museo Reina Sofia di Madrid. Le loro opere fanno parte di importanti collezioni pubbliche e private.
A Massanza e Bedogni è stata affidata una performance che si propone tra gli appuntamenti più interessanti di Contact(Less), la prima edizione del festival Performative.01, realizzato dal Maxxi, in collaborazione con l’accademia di Belle arti dell’Aquila.
Oltre 30 appuntamenti performance di arte, teatro, musica e danza. Oggi l’inaugurazione al museo, con la conferenza-performance di Bartolomeo Pietromarchi – direttore del Maxxi L’Aquila – e l’artista Cesare Pietroiusti. A seguire, il Teatro dell’Accademia ospiterà Bermudas. Domani sera alle 21, al Castello cinquecentesco la performance dei Masbedo dal titolo “Gli occhi del topo”, un’impressionante installazione audio visiva site-specific a supporto di un progetto scientifico e artistico sui percorsi di guardia rinascimentali e i tesori conservati nel Castello, specie negli spazi sotterranei.
Insieme ai musicisti Davide Tomat e Gup Alcaro, i Masbedo coinvolgono il pubblico con una proiezione sulle mura esterne della Fortezza che ne evoca i percorsi, le vicende e la storia che è passata nella struttura edificata nel 1532 dal nuovo viceré del Regno di Napoli Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga. Un progetto che vede la partnership tra Maxxi e Munda (Museo nazionale d’Abruzzo) ed è volto ad attivare una riflessione comune sul contesto del Castello Cinquecentesco e sul suo significato per la comunità aquilana. «Abbiamo realizzato questa iniziativa», spiega la direttrice del Munda Maria Grazia Filetici, «anche grazie al contributo scientifico del team di studiosi che hanno collaborato con i Masbedo, nasce con la volontà di dare voce a un luogo caro alla città quale quello del Castello in vista della sua attesissima riapertura».
Massazza, la vostra è un’opera originale concepita su un luogo definito, un site-specific a tutti gli effetti. Come avete elaborato la performance?
«Sin da quando abbiamo avuto i primi contatti con i vertici del Maxxi ci è stato indicato il Forte Spagnolo come luogo su cui concentrare la nostra attenzione. Abbiamo avuto accesso a locali preclusi ai più e non solo per il sisma. Siamo scesi nei sotterranei e abbiamo visto anche le carceri. L’idea iniziale era quella di far accedere la gente a piccoli gruppi in queste aree, ma avremmo dovuto fare i conti con numerosi aspetti legati alla sicurezza, non ultimi l’esistenza di un cantiere operativo e il Covid».
Di qui siete arrivati alla proiezione esterna?
«Abbiamo scelto di raccontare così il mondo sotterraneo e labirintico dove gli unici sbocchi all’esterno e di comunicazione interna sono delle feritoie nella muratura dell’edificio. Un luogo in cui prevale l’aspetto uditivo, con l’evocazione di sensazioni e ricordi grazie anche alle testimonianze raccolte insieme agli studenti dell’Accademia delle Belle arti. Suoni e immagini forniscono questa ecografia – radiografia che presentiamo alla città».