Baglioni lancia la sua opera-concerto
Orologi e clessidre, ma anche nastri, forme, e colori in movimento a declinare una partita a scacchi con l’amore e con il tempo. “In questa storia che è la mia”, disponibile dal 2 giugno sulla piattaforma ITsArt, Claudio Baglioni mette in scena se stesso in un racconto da giovane invecchiato, come in Strada Facendo e in Oltre.
Il racconto in immagini e suoni di chi, a 70 anni compiuti, ha ancora molto da dire e da portare avanti. “Avrei voglia di fare qualcosa in tv”, dice alla presentazione al cinema Adriano di Roma, “mi sono affezionato, ci ho preso gusto. E siccome non ho tutta la vita davanti è bene che mi affretti”. Una sua presenza già in questa stagione era stata annunciata prima da Rai1 e poi da Mediaset, senza che però si sia poi concretizzata.
L’anno prossimo l’Italia ospiterà l’Eurovision Song Contest – in virtù della vittoria dei Maneskin – e Baglioni si candida, tra il serio e il faceto: “Mi piacerebbe poterlo organizzare con Giuliano Peparini. Ne abbiamo già combinate diverse, anche sul palco dell’Ariston. Noi ci proponiamo, al massimo ci risponderanno di no”.
Proprio Peparini firma la direzione artistica del progetto “In questa storia che è la mia”, opera-concerto registrata al Teatro dell’Opera di Roma, tratta dall’omonimo e ultimo album di inediti (più di 4milioni di streaming, oltre 60mila copie tra cd e vinili) che qui appare come un concept album.
Il tutto in streaming su ITsART il sipario digitale per teatro, musica, cinema, danza e ogni forma d’arte, live e on-demand, con contenuti disponibili in Italia e all’estero. Una proposta sostenuta anche dal Ministero dei Beni culturali, come confermato dallo stesso Dario Franceschini alla presentazione.
“La ferita dei teatri vuoti ci ha colpiti al cuore e faticherà a rimarginarsi“, racconta Baglioni. “Per questo ho cercato di contribuire a riempire quel vuoto, portando in dono al teatro tutto quello che avevo da dare. Musica e parole, naturalmente. Ma anche un’opera che fonde recitazione, danza, gesto, giochi di luci e suoni, quadri animati da performer, e nella quale grande orchestra, coro lirico, coristi e band diventano co-protagonisti della narrazione. Ognuno di noi – con la propria arte, sensibilità, intensità, espressività – ha provato a cancellare il vuoto del teatro, riempiendolo, letteralmente, di vita. E, così, tutto – palcoscenico, golfo mistico, platea, palchi, loggioni, foyer, corridoi, backstage – è diventato scena. Uno spettacolo totale in uno spazio scenico totale, nel quale – per la prima volta – l’idea wagneriana dell’arte totale si realizza in una architettura totale”.
“Questo lavoro”, prosegue Baglioni, “si presenta davvero come uno spettacolo eccezionale per tempi eccezionali. E non solo perché in ‘tempi normali’ non sarebbe mai stato possibile concepirlo né realizzarlo ma, soprattutto, perché credo ci sia bisogno di idee eccezionali per aiutare certe ferite a rimarginarsi, e trasmettere le energie che servono a fare di dolore, difficoltà e privazioni i semi per costruire un futuro nuovamente degno di questo nome”.
ARTE TOTALE, TEATRO TOTALE ED ESTETICA CINEMATOGRAFICA
Un’anteprima assoluta. Non solo perché tema, narrazione, canzoni e allestimento musicale e scenico sono originali ma, soprattutto, perché “In questa storia che è la mia” riprende – estendendola – l’idea wagneriana di opera d’arte totale. Arte totale in un intero teatro, dunque – in tutti i significati che il combinarsi di queste due formule è in grado di esprimere – che finisce, però, col rivelare un’estetica cinematografica, tanto da trasformare “In questa storia che è la mia” in un inedito FilmOpera. Come accade nella cinematografia, infatti, le diverse scene di questo straordinario atto unico (scene rese ancora più suggestive dal ricorso ad effetti di luce e soluzioni illuminotecniche che normalmente non si vedono nei teatri di tradizione all’italiana) sono state riprese da diversi punti di vista – attraverso un incalzante ed emozionante uso di campi e controcampi – in modo da unire al lirismo fisico del teatro, la magia metafisica del cinema.
STORIA DI UN AMORE E DELL’AMORE
È la storia di un grande amore e dell’amore stesso: amore personale – reale o ideale, fisico o mentale, vissuto o semplicemente vagheggiato ma, sempre inatteso, sorprendente, travolgente – di un “uomo di varietà” e della sua “principessa”. Ma anche amore universale: antico, eppure ogni volta incredibilmente nuovo, che anima ogni venatura del tempo – passato, presente e futuro – e dà senso e valore a tutte le stagioni della vita: fanciullezza, adolescenza, gioventù, maturità.
L’OPERA-CONCERTO
Lo spettacolo – della durata di novanta minuti – si apre con un monologo evocativo e rapsodico – scritto da Claudio Baglioni e interpretato da Pierfrancesco Favino – e un preludio danzato affidato all’étoile Eleonora Abbagnato. La direzione di orchestra e coro è di Danilo Minotti, mentre la direzione della band di Baglioni è affidata a Paolo Gianolio, che ha firmato gli arrangiamenti e le orchestrazioni di nove dei quattordici brani dell’album. Gli arrangiamenti degli altri sette brani portano, invece, la firma di Celso Valli. I contributi solistici sono di Giancarlo Ciminelli, Alessandro Tomei, Roberto Pagani, Danilo Rea e Giovanni Baglioni, che esegue la suite finale dell’album.
“In questa storia che è la mia” è prodotto da Friends & Partners e Fenix Entertainment spa. La regia teatrale è di Giuliano Peparini, la fotografia è di Ivan Pierri, la regia televisiva è di Luigi Antonini.
di Fabio Iuliano – fonte: www.thewalkoffame.it