Il cuore dei bimbi batte per la rinascita
Se è vero che il cuore dei piccoli Federico ed Elena batte per L’Aquila, allora va preso il solenne impegno di riconsegnargliela, e pure in fretta, visto che sono passati 12 anni, più bella e più forte (cioè sicura) di prima. E l’impegno possono – anzi devono – prenderlo soprattutto i grandi. Perché se ci sono cuoricini pulsanti che sorridono con gli occhi da dietro una mascherina (maledetto Covid), davanti alla maestosità della facciata di Santa Maria di Collemaggio, non si può dimenticare che in questi giorni, in queste stesse ore, ma dodici anni fa, altri cuori si sono fermati. Trecentonove. E ancora di recente, come per gli operai che hanno perso la vita nel cantiere di San Pio delle Camere.
Cristian Susanu, di 41 anni, e Dzevdet Uzeiri, detto Jimmy, di 61. Anche i loro nomi, pure se non saranno scolpiti nelle lapidi commemorative, certamente lo sono nel cuore degli aquilani che chiedono una ricostruzione in sicurezza, completa, armonica, di una città inclusiva. E se si continua a morire di lavoro (e i due operai non sono certamente i primi deceduti all’Aquila nei cantieri della ricostruzione post-terremoto, per non parlare dei feriti e di chi si fa male, ma non si fa nemmeno refertare per evitare grane ulteriori) vuol dire, allora, che c’è ancora tanto da fare.
Si intravede lo striscione dell’ultimo chilometro di una corsa a tappe lunga ed estenuante. La campanella che dà la sveglia ai corridori (non sempre dei velocisti supersonici, anzi) l’ha suonata l’ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila: c’è tempo per presentare i progetti della ricostruzione privata fino al 30 settembre.
Paesi e frazioni sono a metà dell’opera. Il semestre bianco, dunque, è già cominciato. Ma qui si sta parlando di progetti ancora da presentare quattromila e passa giorni dopo il terremoto. Tanti? Pochi? Il dibattito è aperto. La storia racconta che per la ricostruzione dopo la catastrofica scossa del 1703 ci vollero 50 anni.
Una programmazione effettiva della ricostruzione fu bandita il 13 giugno 1715, quando i Signori della Camera deliberarono 60 ducati annui per i lavori di Collemaggio, mentre i commercianti della città e del contado chiedevano l’esenzione dal pagamento delle tasse.
A proposito di tempi lunghi. Finalmente a piazzale Paoli prende forma il Parco della Memoria. L’elemento acqua, fonte di vita, si unisce a quello delle radici, che si irraggiano alla base dell’obelisco di 15 metri, che si protende verso l’alto e buca il cielo. Ci sono voluti dodici anni, c’è chi ha fatto canizza pure su questo, ma almeno ora la vergogna è cancellata. Quando il Covid lo permetterà, qualcuno spiegherà a Federico ed Elena di quei nomi, di quei cuori.