Ma quali assembramenti? In Nuova Zelanda si celebra il rock
Niente mascherina, né distanze, solo l’invito a tenere attivo il dispositivo Bluetooth che permette all’app di tracciamento anti-Covid di funzionare. Un’app che, peraltro, ha poco a che spartire con la nostra Immuni. Ventimila persone, ventimila appassionati di musica, ventimila fortunati. Immagini che fanno il giro del mondo, quelle del concerto all’aperto a Waitangi, in Nuova Zelanda il più grande da quando il paese ha sconfitto la pandemia da Covid-19.
Secondo i media locali, il concerto della band neozelandese “Six60”, il primo dei sei spettacoli programmati, è stato un successo. Le immagini hanno fatto il giro del mondo atterrando anche alle nostre latitudini, accolte con descrizioni semi-surreali, a suon di “ecco gli assembramenti”, quasi a voler utilizzare a tutti i costi qualcuna delle parole della neolingua a cui ci stiamo abituando (quante volte prima del 2020 abbiamo utilizzato nella nostra vita parole come “distanziamento”, “igienizzazione”, “sanificazione” o “congiunto”?)
Ma quali assembramenti? In Nuova Zelanda si è celebrata la festa della vita che ritorna, la metafora del rock che ci fa guardare oltre, che ci fa guardare avanti.