“Sanremo, l’eccezione che ignora la regola”
Siamo arrivati a 91 giorni. Il tempo che ci separa da quel 24 ottobre che vide la chiusura al pubblico – ormai il passato remoto costituisce un tempo appropriato – delle porte di teatri e cinema, salvo qualche sporadica eccezione, spesso e volentieri legata a spettacoli ripresi da telecamera a beneficio di televisioni manistream.
“Ho notato la disparità tra la chiusura dei teatri e il pubblico negli studi televisivi”, ha commentato Beppe Fiorello a più riprese. “Devo pensare che ci siano assunzioni di responsabilità personali, ma allora non c’è una regola vidimata dalle istituzioni? Non c’è un protocollo unico? E allora qualcosa non va. Non capisco questa disparità o qualcuno non rispetta i protocolli o la politica non li fa proprio. Qui serve chiarezza e regole uguali per tutti”.
Scorrendo avanti il calendario, un appuntamento di rilievo cade nella prima settimana di marzo ed è legato al festival di Sanremo la cui conferma ha aperto una serie di polemiche. Il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori è pertanto pronto a chiedere il blocco della kermesse e ad impugnare al Tar qualsiasi atto che autorizzi la manifestazione canora nella cittadina ligure in provincia di Imperia.
“È evidente che”, valuta l’avvocato Carlo Rienzi, presidente e fondatore del Codacons. “Considerata la grave situazione di emergenza del Paese, non potrà svolgersi alcun Festival se non saranno garantite in modo adeguato la sicurezza e la salute pubblica. I cittadini italiani sono da mesi costretti a limiti e rinunce, e non è possibile consentire eccezioni in favore della Rai che rischiano di avere ripercussioni sul fronte dei contagi”.
Di qui, le possibilità sono due. “La prima”, secondo l’associazione, “è la gara si svolga solo a condizione che la Rai applichi misure stringenti per tutelare la sicurezza non solo di un eventuale pubblico in sala e di migliaia di lavoratori coinvolti nell’evento, ma anche di tutti i cittadini residenti a Sanremo, la cui salute sarebbe messa in serio pericolo dalle folle lungo le strade”. In tal senso, il Codacons annuncia una istanza al Prefetto di Imperia, affinché valuti con la massima severità le misure e le soluzioni proposte dalla Rai, e si dice pronto ad impugnare al Tar qualsiasi atto che autorizzi il Festival in assenza di condizioni adeguate.
La seconda è che, alla luce di questa possibile eccezione, venga riconsiderato l’impianto di regole che da 91 giorni tiene in ostaggio cinema e teatri piccoli, medi e grandi di tutta la Penisola, senza che alcuna certezza che queste attività favoriscano il contagio. Insomma, se ci sono eccezioni da mettere in campo, non possono andare sempre e solo incontro allo showbiz del piccolo schermo. Questo è l’auspicio di molti artisti e addetti ai lavori.
Per il pubblico del Festival la soluzione potrebbe essere quella di aprire la platea a un numero ridotto di figuranti. Ma questa appare come una scorciatoia che non affronta o risolve le problematiche tirate in ballo dal Codacons, ad esempio. Trasformare, inoltre, l’Ariston nello studio di X Factor non sposta di un centimetro la discussione in avanti. Così come, la prosecuzione in streaming della stagione della Scala sembra un provvedimento dall’indubbio valore artistico, ma che non affronta la questione.