L’ATTESA. Anche quest’anno, seppur con modi e tempi diversi, l’attesa del rito è stata scandita dalle dichiarazioni. «È ripartito dall’Aquila ed è ripartito più forte perché la capacità di adattarsi rappresenta l’elemento costituente della città e la rinforza», ha detto il sindaco Pierluigi Biondi prima di attraversare il viale. Tante le presenze tra i politici, a partire dai parlamentari Luigi D’Eramo, Stefania Pezzopane e Gaetano Quagliariello. Entusiasta della giornata il presidente della Regione Marco Marsilio. «Siamo riusciti a regalare alla città un momento di profondo significato civico e spirituale», ha detto. «Nonostante le numerose e imponenti misure di sicurezza, si è riusciti in questi giorni a sviluppare il programma laico e religioso». Presenti il vicepresidente della Regione, Emanuele Imprudente e il presidente del consiglio regionale Lorenzo Sospiri. A fare gli onori di casa anche il presidente del consiglio comunale, Roberto Tinari. Tra i vescovi presenti anche quelli di Sulmona e Rieti, rispettivamente Michele Fusco e Domenico Pompili, Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, concelebranti sull’altare all’aperto insieme ai cardinali Matteo Zuppi e Giuseppe Petrocchi.
Le pieghe della mascherina tradiscono l’accenno di un sorriso, quelle della giacca l’accenno di una stretta di mano. La stretta che Gianni Letta vorrebbe scambiare con Desiree Biccirè, la ragazza scelta quest’anno come Dama della Bolla. Medico, 35 anni, all’ultimo anno della scuola di specializzazione in anestesia e rianimazione, lavora in prima linea nel complesso del G8 dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila, allestito per ricoverare i pazienti contagiati dal coronavirus. Appena consegnato l’astuccio in cui per secoli è stato custodito il “documento del perdono”, la dottoressa viene raggiunta dall’ex sottosegretario di Stato, tra i protagonisti della storia recente di questa città. Poche battute per conoscere il futuro professionale e umano della ragazza, poco prima della messa solenne che precede l’apertura della Porta Santa. Una funzione insolita, con il suono dei microfoni a fare riverbero tra le tribune laterali semivuote e una platea di poche centinaia di persone, tutte rigorosamente distanziate.
LE ONDE. Un corteo insolito, anche nel modo in cui lo hanno vissuto i quasi 300 figuranti che stavolta hanno rinunciato alla processione, per restare fermi, in una lunga fila in viale Crispi, a beneficio dei gruppi di persone autorizzati a passarvi davanti secondo un sistema di orari di accesso regolato dagli ormai celebri braccialetti colorati da prenotare online. E qui, si è registrato qualche intoppo. Vuoi per l’impossibilità di accedere al punto di partenza dal terminal di Collemaggio, una delle poche aree dove avrebbe avuto senso parcheggiare. Un divieto che ha disorientato varie famiglie. Vuoi per l’inevitabile assembramento che si è creato nell’unico accesso alla partenza di ciascuna “onda”, a ridosso della Villa comunale. Del resto, la partenza a “onde” è un sistema ben rodato nelle maratone. E, se le corse podistiche sono pressoché tutte sospese, ci sarà un motivo.
I FIGURANTI. «Quest’anno era importante esserci, dare un segnale», spiega Pietro Piccirilli, avvolto dalla sua armatura medievale. «Abbiamo dovuto fare una selezione tra i gruppi storici. Non è la stessa cosa rispetto agli altri anni, ma come rinunciare a questa festa proprio nell’anno della consacrazione dell’Unesco? Del resto», ha detto ancora, «la Perdonanza è una tradizione che, in varie forme, si rinnova da 726 anni, nonostante terremoti, pestilenze, incendi o quant’altro». Sulla stessa scia Cesare Ianni, leader del gruppo di azione civica Jemo ’Nnanzi, qui in veste di figurante storico: «Abbiamo lanciato un segnale importante, da questa città».