L’Aquila, Guanciale racconta la generazione dimenticata
Rai2 dedica la prima serata agli studenti i cui sogni e speranze hanno fatto i conti con quella terribile notte di 10 anni fa. “L’Aquila, 03:32 – La generazione dimenticata” il titolo del documentario con Lino Guanciale, in onda alle 21.20 mentre la città si starà preparando per la fiaccolata in ricordo delle 309 vittime.
La produzione, firmata Stand By Me e Rai Cinema, ripercorre gli avvenimenti di quella notte del 2009 focalizzando l’attenzione su 6 edifici, 6 simboli di quel dramma: gli appartamenti abitati dagli universitari. Sono 55 gli studenti morti quella notte. Attraverso le testimonianze dei protagonisti, a partire dai ragazzi sopravvissuti, il documentario ricostruisce quanto avvenuto all’Aquila dalle 22.48 del 5 aprile 2009, ora della prima scossa della notte, alle 21.30 del 7, quando viene estratta viva l’ultima studentessa, soffermandosi in particolare sul momento cruciale della tragedia, le ore 3.32.
Un terremoto che ha scosso gli animi di tutti, diventato metafora della condizione precaria e incerta di coloro che sono sopravvissuti ai crolli, che hanno dovuto fare i conti con un futuro ancora da costruire e con la perdita dei loro amici. Una responsabilità che grava sulla generazione precedente che non ha tutelato i propri figli come avrebbe dovuto. Un racconto intenso e toccante ripercorso con l’attore marsicano Lino Guanciale.
Che nell’aprile del 2009 aveva quasi 30 anni e tanti amici all’Aquila. Camminando tra le strade della città, Guanciale conduce gli spettatori nei luoghi simbolo della vicenda, intervistando ragazzi e ragazze che hanno vissuto il sisma sulla loro pelle dall’interno della loro camera, riusciti a scappare nella notte attraverso i corridoi sospesi nel vuoto o rimasti ore e ore sotto le macerie delle palazzine ormai tristemente note di via XX Settembre 46, via Campo di Fossa 6/B, via Poggio di Santa Maria 8, via Don Luigi Sturzo 39, via Generale Rossi 22 e via D’Annunzio 24.
Storie come quella di Eleonora Calesini, allora da poco 20enne, che come suo fratello ha problemi di udito. Tra le macerie impara a distinguere le scosse e i movimenti della terra attraverso le vibrazioni e si mette a urlare con le ultime forze quando il vigile del fuoco Claudio Ippolito la sente. Oppure quella dei due amici allora 22enni Francesco Maria Guerrini di Giulianova e Simone Pancrazio di Roma; e ancora Valeria Esposito, arrivata all’Aquila per diventare ingegnere edile, rimasta sotto le macerie per 21 ore. Alessandro Antonini, il primo di 3 fratelli ad arrivare da Controguerra per frequentare l’università e l’unico a vivere in casa della zia, mentre le sue sorelle minori Giusy e Genny troveranno la morte nel crollo della palazzina di via Campo di Fossa. Roberta Valerio dottoranda in ingegneria originaria del Molise sopravvissuta grazie all’intuizione di andare a dormire in macchina con il fidanzato Carmine.
Matteo Antonioli di Pescara, che invece quella sera va incontro a un destino atroce, decidendo di andare a dormire dalla sua fidanzata in via Generale Rossi: rimarrà sotto le macerie per oltre 16 ore. A distanza di 10 anni c’è chi è diventato ingegnere meccanico, chi dipendente del Ministero per le Opere pubbliche, chi videomaker, c’è chi ha costruito una famiglia, insomma a rimettersi in piedi: ognuno a proprio modo ha avuto una rivalsa personale nonostante la tragedia subita e le mancanze della generazione che li ha preceduti. Il documentario raccoglie anche le testimonianze di chi non era all’Aquila in quel momento: i familiari delle vittime, come il papà e il fratello di Alessio De Simone e la sorella di Davide Centofanti, che abitavano alla Casa dello Studente, la sorella di Michele Strazzella, il papà di Daniela Bortoletti e i familiari di Nicola Bianchi. La terza voce è quella dei vigili del fuoco che hanno combattuto senza sosta.