L’Aquila, la scuola di cinema rischia di chiudere
C’è poco tempo a disposizione per salvare la sede abruzzese del Centro sperimentale di cinematografia (Csc), la scuola nazionale di cinema accreditata come la più antica del mondo. La conferenza stampa che doveva segnare il lancio di una mostra fotografica sulle periferie aquilane – un reportage con oltre cento scatti delle aree ridisegnate dagli interventi post-sisma – si è invece trasformata in un confronto-appello per scongiurarne la chiusura a causa dei mancati finanziamenti della Regione (circa 300mila euro l’anno). Condizione necessaria per andare avanti è inserire nel bilancio di previsione della Regione la somma di 250 mila euro richiesti dal Csc per poter sopravvivere, almeno nel 2019.
LA SEDE. Il direttore generale Marcello Foti, romano di origini abruzzesi, ha ripercorso la storia della sede nel capoluogo, dal 2011 una delle cinque insieme a Roma, Milano, Torino e Palermo. Si tratta di un prestigioso istituto di formazione professionale che rilascia un diploma che può essere considerato alla pari di una laurea triennale. Dal 1935, nei vari corsi attivati nella Penisola sono transitati – come studenti o docenti – dei nomi importanti del cinema e della letteratura, come Michelangelo Antonioni, Marco Bellocchio, Gabriel García Márquez, Steno, Vittorio Storaro, Giancarlo Giannini, Andrea Camilleri. In questo contesto, è significativo che la sede abruzzese si sia messa in luce per la qualità dei reportage, proprio a partire da quelli condotti nelle aree segnate da calamità importanti come il sisma, gli allagamenti e le nevicate. «La nostra sede in questi anni è riuscita a segnalarsi a livello nazionale avvalendosi di docenti di chiara fama nelle quattro discipline fondanti il reportage moderno: la scrittura, la fotografia, la radiofonia, il video, settore in grande espansione», ricorda il direttore didattico del polo abruzzese, Daniele Segre, considerato uno dei più importanti documentaristi italiani. Proprio nelle scorse settimane, la trasmissione “Tre Soldi” di Radio3 ha divulgato materiale audiovisivo (in prevalenza radio-documentari) prodotto dai ragazzi.
I CONTI. L’insediamento all’Aquila è avvenuto sette anni fa grazie a un accordo con la giunta regionale, allora governata da Gianni Chiodi e dal centrodestra. Una convenzione stipulata anche per dare continuità alla tradizione nella formazione delle arti visive, propria della vecchia Accademia dell’Immagine. In base agli accordi tra Ministero della Cultura e Scuola nazionale, le sedi periferiche dell’istituto devono essere primariamente finanziate dalle Regioni. Per questo, fino alla scadenza della convenzione nel 2016, la Regione aveva elargito circa 300mila euro l’anno sui 550 mila del bilancio della scuola.
Da allora in poi, il Csc dell’Aquila ha vissuto di soldi propri della Scuola nazionale, derivanti a loro volta dal ministero della Cultura, grazie anche all’impegno dell’ex ministro Dario Franceschini. «Una situazione», ha spiegato Foti, «che ha costretto la sede centrale a Roma ad investire circa un milione di euro per farci continuare a lavorare all’Aquila». In ogni caso, il cambio del governo a marzo ha reso più difficile l’erogazione di fondi a sostegno del Csc. Nel frattempo il Centro sperimentale dell’Aquila aveva predisposto una domanda per i fondi Cipe (per l’alta formazione) tramite la Regione, ma stando a quanto rimarcato dallo stesso Foti, si è venuto a sapere solo in un secondo momento che la domanda di partecipazione non era neanche mai stata inoltrata a Roma. Di qui il nuovo appello alla Regione che fa seguito a un incontro con il presidente vicario Giovanni Lolli.