Lithium 48, il mondo nel 4038
Cosa può succedere in quarantotto ore? Come può cambiare la vita in quarantotto ore? Ritrovarsi in un posto, senza sapere come ci si è arrivati.
Cercare di ricordare cosa si è fatto in quelle ore di puro e semplice vuoto, da quando si è scesi dall’aereo a quando, e come, si è arrivati in una stanza asettica. Il vuoto.
Quarantotto ore per descrivere Simone, il protagonista, e il mondo che lo circonda, fatto di personaggi solo vagamente abbozzati e mai perfettamente definiti, di uomini e donne che portano maschere che confondono i volti, rendendoli irriconoscibili.
“Devo cercare di ricostruire come sono finito qui e soprattutto perché.”
Ecco quello che Simone, un giornalista da poco trasferitosi a Parigi, blogger e musicista alternative rock nel tempo libero, si chiede quando lo incontriamo, nella primissima pagina.
Lo seguiamo, pieni di dubbi e curiosità, mentre si guarda intorno, mentre vede tutto quel bianco che lo circonda e che, a momenti, lo soffoca, con le sbarre alle finestre e i suoi arti legati al letto.
E quelle pillole, ogni volta di un diverso colore, che gli fanno ingoiare, che gli annebbiano la mente mentre cerca di ricordare perché è finito lì, senza i suoi vestiti e tra quelle bianche lenzuola.
Cercando di ricordare le ultime quarantotto ore da quando è sceso dall’aereo e ha rimesso piede a Parigi.
È questo quello che descrive Fabio Iuliano, giornalista, blogger e musicista aquilano, insegnante di lingua e letteratura inglese, nel suo secondo romanzo, Lithium 48, edito da Aurora Edizioni.
Lithium, come il titolo di un famoso pezzo dei Nirvana e da Kurt Cobain, dal quale il protagonista sembra ossessionato, sulle cui note dovrebbe essere letto tutto il libro.
Tutto il libro, grazie alla maestria nella narrazione di Iuliano, è pervaso da uno strano sentimento d’ansia mista a nevrosi, di una corsa contro il tempo come se tutto fosse lì, ad un passo da noi, e che basti solo un ultimo scatto per raggiungerlo.
Simone corre, e noi con lui, lungo le pagine, seguendo il filo disordinato dei suoi pensieri e di quello che ha vissuto in quelle ore, incarnando gli abitanti del Terzo Millennio, delle nuove generazioni, sempre spiati, sempre attenti, sempre in pericolo.
E cosa resta, alla fine?
Cosa resta a tutti noi alla fine di questa corsa, oltre il fiato grosso e il dolore pulsante alle gambe? Qual è il premio?
La paura. La paura che assale l’essere umano nell’essere spiato, costantemente controllato.
“Fai attenzione a quello che fai e dici. Niente sfugge all’occhio delle telecamere.”
Written by Leonardo Biccari