7 Novembre 2017 Condividi

Ius soli e ius culturae: appello alla mobilitazione di insegnanti e studenti

Ospito volentieri questa iniziativa della Flc-Cgil: Continuiamo nelle scuole e in tutti i luoghi educativi la campagna di sensibilizzazione sui temi della cittadinanza e organizziamo per lunedì 20 novembre, giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, mobilitazioni nelle scuole e nelle città in sostegno della legge dello ius soli e ius culturae e un nuovo sciopero della fame di educatori ed insegnanti.

Per aderire alla mobilitazione del 20 novembre firmare qui.

Per comunicare e condividere le iniziative nelle scuole e nelle città si può utilizzare il Gruppo facebook Insegnanti per la cittadinanza, per allargare il cerchio della nostra mobilitazione.

L’appello degli insegnanti per la cittadinanza ha raccolto in un mese oltre 6.000 firme e ha suscitato reazioni e interesse tanto da contribuire a riaprire la discussione intorno alla legge sullo Ius soli e lo Ius culturae, che sembrava chiusa definitivamente.
Allo sciopero della fame, attuato il 3 ottobre da 992 insegnanti, ha fatto seguito uno sciopero della fame a staffetta a cui hanno aderito oltre 100 parlamentari, insieme a cittadini e a personalità della cultura e dello spettacolo.

In collegamento con le iniziative di tante associazioni e gruppi che da anni si battono per i diritti dei migranti come Ero straniero, Italiani senza cittadinanza e altri, la scuola è stata protagonista di un’azione politica di rilievo, che contrasta i peggiori umori del paese. Ma poiché la strada per l’approvazione della legge è ancora lunga, dobbiamo impegnarci per tenere alta l’attenzione con iniziative molteplici e diverse.

Crediamo dunque sia necessario prolungare il mese di mobilitazione nelle scuole e in tutti i luoghi educativi fino alla discussione della legge al Senato e proponiamo che lunedì 20 novembre, giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, si organizzi un nuovo sciopero della fame che, partendo da noi insegnanti, raccolga il numero più vasto possibile di adesioni.
In quella giornata, nelle scuole al mattino e in luoghi diversi al pomeriggio, cerchiamo di moltiplicare le nostre energie organizzando in tutte le città d’Italia dove è possibile momenti di incontro e scambio di esperienze per ragionare insieme, approfondire e allargare l’orizzonte intorno al tema della cittadinanza, come fondamento della democrazia.

Piero Calamandrei sosteneva nel primo dopoguerra che la scuola è il luogo dove avviene il miracolo della trasformazione dei sudditi in cittadini. Don Lorenzo Milani ha dedicato tutta la vita perché i suoi scolari di montagna fossero liberi e sovrani.
Oggi nuove ingiustizie rendono inaccessibile a troppi alunni stranieri quella sovranità e cittadinanza, chiamando in causa noi educatrici ed educatori in prima persona per una questione elementare di coerenza, necessaria in ogni relazione educativa.

Se noi in classe, giorno dopo giorno, ci sforziamo e cerchiamo di costruire un contesto capace di dare pari dignità e ascolto a tutte le bambine e i bambini, a tutte le ragazze e i ragazzi, non possiamo tollerare che alcuni di loro abbiano di fronte a sé una prospettiva di non cittadinanza, che è una forma violenta di discriminazione.

La convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza afferma in modo netto e inequivocabile che uguali diritti riguardano tutti, “senza distinzione di sorta ed a prescindere da ogni considerazione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o altra del fanciullo o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine nazionale, etnica o sociale, dalla loro situazione finanziaria, dalla loro incapacità, dalla loro nascita o da ogni altra circostanza”.

C’è dunque una contraddizione insanabile nell’essere chiamati ad educare alla cittadinanza attiva dei futuri non cittadini. Per questo noi insegnanti ci ribelliamo ad una legge ingiusta che nega pari diritti ai nostri allievi, mettendo la questione della cittadinanza al centro della nostra azione educativa, perché in gioco c’è la visione che abbiamo del nostro paese e del futuro di convivenza tra diversi nelle nostre città.