L’Aquila, Progetto case: affare da oltre un milardo
Costi esorbitanti, sprechi milionari – parliamo di un affare da un miliardo e 50 milioni di euro – danno urbanistico, piloni marci, balconi che cadono: eppure, una risposta logistica senza precedenti al terremoto dell’Aquila. Un sistema, quello del progetto Case e Map, che se paragonato alle misure messe in campo nel terremoto del centro Italia, si avvicina a ragione alle descrizioni dai toni miracolistici divulgate dal dipartimento della Protezione civile e dalle fonti governative nei primi mesi dell’emergenza sisma. I 19 complessi furono realizzati a tempo di record grazie a un lavoro senza soluzione di continuità avviato il giorno stesso della scossa. Il 29 settembre 2009, in occasione della consenga delle prime chiavi nel complesso di Bazzano, l’allora responsabile del progetto Case, Gian Michele Calvi, dichiarò entusiasta che nel pomeriggio di quel lunedì 6 aprile, mentre ancora si scavava tra le macerie, una prima commissione era al lavoro su uno studio volto ad adattare il progetto preliminare alle caratteristiche del territorio aquilano. Tutto il resto è storia. Un orizzonte degli eventi che parte dalla necessità di garantire a circa 20mila sfollati un alloggio caldo, confortevole e sicuro in vista dell’inverno, condizione questa fino ad ora valida per gran parte degli alloggi. Una vicenda che però fa i conti con esigenze di manutenzione i cui costi sono a carico della comunità locale. Una storia, inoltre, che si sovrappone ad esigenze abitative mutate negli anni, con numeri e dinamiche in continua evoluzione. Questa è l’eredità consegnata all’attuale amministrazione cittadina, con non pochi grattacapi per il sindaco Pierluigi Biondi, il vice Guido Quintino Liris e l’assessore al Sociale e alle Politiche abitative, Francesco Cristiano Bignotti.
UN PO’ DI NUMERI. A cavallo tra luglio e agosto le persone assegnatarie di alloggi del Progetto Case erano 8.604 per un totale di 3.394 nuclei familiari, un numero che comprende sia le persone assistite in quanto tuttora sfollate, sia in quanto assegnatari dopo specifici bandi emanati dal Comune. Per quanto concerne i Map, abbiamo 2.256 persone alloggiate per 1.128 nuclei familiari. In totale, il Complesso Case e Map ospita ancora oltre 300 famiglie che hanno dovuto spostarsi dopo l’emergenza sisma del centro Italia, da Amatrice a Montereale, Capitignano, Barete, ma anche dalle frazioni più a rischio di Pizzoli, Cagnano, Scoppito e Arischia.
IL QUADRO. Una situazione che fa i conti anche con un dato relativo alla componente socioeconomica prevalente. Anche come conseguenza dell’emissione dei contratti d’affitto a canoni agevolati, i nuovi quartieri antisismici sono pieni di famiglie con basso reddito. La percentuale di stranieri è importante e, talvolta, il rischio di ghettizzazione è reale. «Il nostro non è un lavoro facile», spiega l’assessore Bignotti, «perché tanti sono i fattori da tener conto nella gestione dell’assegnazione degli alloggi. Una realtà variopinta da preservare negli anni». Con le piastre di cemento si dovrà fare i conti per decenni anche se il complesso dei Map, ad esempio, non è certo destinato a durare in eterno. «Guardando al futuro», valuta l’assessore, «potremmo pensare di destinare parte degli alloggi alle forze militari e forze dell’ordine che dovranno arrivare in città, anche a seguito del potenziamento delle misure di sicurezza come conseguenze delle direttive nazionali. Inoltre, potremmo introdurre una premialità nell’assegnazione delle chiavi del Progetto case, privilegiando magari le persone che possono dimostrare di aver risieduto all’Aquila per almeno dieci anni, italiane o straniere che siano. Infine, possiamo aumentare sin da ora le assegnazioni di spazi ad associazioni sul territorio». Insomma, di abbattere non se ne parla. «Abbiamo un patrimonio edilizio che anche le grandi citta si sognano», ricorda l’assessore, «non possiamo sprecare o disperdere questo patrimonio».
MOROSITÀ. Ma una tegola importante rischia di abbattersi sulla gestione di questi complessi antisismici, quella relativa all’elevata morosità degli abitanti del Progetto Case e Map, rispetto a bollette e canoni, con crediti da recuperare che superano i 5 milioni di euro.