La Perdonanza, il fuoco buono che illumina L’Aquila
«C’è bisogno di perdono e di riconciliazione, in una città animosa e divisa. Bisogna guardare all’interesse collettivo, di tutta la comunità, dimostrando maturità, obiettività e onestà intellettuale». Così il sindaco Pierluigi Biondi ha aperto la Perdonanza numero 723. «E bisogna amare questa città, senza pregiudizi. Le battaglie le dobbiamo fare all’esterno delle mura, non dentro».
IL FUOCO. Biondi ha acceso il Fuoco del Morrone, che per il 38° anno ha dato il via alla Perdonanza di Papa Celestino V, sul sagrato di San Bernardino (foto di Raniero Pizzi). Oltre 2mila persone hanno messo alla prova il Piano di sicurezza del Comune, costretto a rispettare le direttive sull’antiterrorismo dopo i fatti di Barcellona.
I SINDACI. Il sindaco ha ricordato anche i suoi colleghi primi cittadini dei comuni colpiti dal sisma proprio un anno fa. «Lo scorso anno il terremoto nel Centro Italia, quest’anno a Ischia. Sarà un’altra Perdonanza senza sorriso», ha detto Biondi.
I TEDOFORI. I tedofori del Movimento Celestiniano, capitanati da Floro Panti e da padre Quirino Salomone, provenienti dall’Eremo di Sant’Onofrio, da dove partì Pietro da Morrone per essere investito del pontificato nell’agosto del 1294, nella basilica di Collemaggio, sono arrivati sul sagrato di San Bernardino alle 21.20, mentre si sono succeduti i saluti del presidente della Provincia, Angelo Caruso, l’arcivescovo dell’Aquila, monsignor Giuseppe Petrocchi – che ha ricordato la figura di grande spessore per la Chiesa di Papa Celestino – e il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso. E poi Biondi, alla prima esperienza della Perdonanza come sindaco, che ha acceso il tripode della Pace con la fiaccola del Fuoco del Morrone.
IL CORTEO. Molta folla lungo il tragitto del corteo storico che ha preceduto la staffetta della fiaccola, arrivata da Collemaggio e poi a San Bernardino, attraverso viale Crispi, corso Federico II, corso Vittorio Emanuele, Quattro Cantoni e via San Bernardino, fino al sagrato della basilica. Ha funzionato bene il sistema di sicurezza, con il Piano messo in campo dal Comune e dal Comitato Perdonanza, rappresentato dal coordinatore Alfredo Moroni. Per chi ha voluto avvicinarsi alla zona del parterre, è stata “sequestrata” anche la macchina fotografica, durante i controlli, perché ritenuta possibile “corpo contundente”.
LA BOLLA. Lunedì 28 agosto la Bolla (o Editto) del Perdono di Papa Celestino farà ritorno all’Aquila, dopo otto mesi di restauro a Roma a cura dell’Istituto centrale per il restauro. Alle 10.30 il sindaco Biondi la consegnerà nelle mani del direttore della filiale della Banca d’Italia, Massimiliano Marzano, dove resterà esposta al pubblico fino al 29.
LA SICUREZZA OK. Anche per l’atteso recital di Massimo Ranieri davanti alla basilica di Collemaggio, iniziato alle 22.20, le misure di sicurezza hanno funzionato, con il contapersone e i braccialetti, bianchi e verdi, secondo i settori. Forse perché scoraggiate proprio dalle ultime prescrizioni del Viminale e recepite del Comitato provinciale per la sicurezza e i pubblici spettacoli, che imponevano non più di 8.000 spettatori, le persone sono state al di sotto dei numeri previsti, probabilmente intorno alle 6.000 unità, molte delle quali hanno preferito non entrare negli spazi riservati, ma si sono sistemate ai lati, fuori dalla recinzione. Non c’è stata praticamente coda al contapersone e alla distribuzione dei braccialetti da parte del personale volontario di safety e security, mentre le forze di polizia e la Protezione civile hanno controllato borse, zaini, bottiglie (a cui sono stati tolti i tappi) con il metal detector. Gli agenti di polizia con un blindato e in tenuta antisommossa hanno presidiato gli ingressi di via Caldora e viale Collemaggio, dove nel pomeriggio (così come in corso Federico II) erano stati posizionati i blocchi stradali di cemento antiterrorismo.
RANIERI AL TOP. A cominciare dalle persone diversamente abili, alle quali il Comune e il Comitato Perdonanza hanno riservato la prima fila proprio sotto il palco, un trascinante e sempreverde Massimo Ranieri ha entusiasmato con il suo recital di pezzi classici, ma non solo. Il cantante, attore e showman, regista del suo spettacolo, in grande forma, ha aperto il concerto con un classico, “Vent’anni”, per poi proseguire con “Io che non vivo”, “Se Bruciasse la città”, “Erba di casa mia”, “Rose Rosse”, “Perdere l’amore”.
di Vittorio Perfetto con la collaborazione di Fabio Iuliano – fonte: il Centro