Solieri: ora ho una mia Gang dopo gli anni con Vasco
Suonare a lungo con le stesse persone, condividere la stessa esperienza live, dentro e fuori il palco, calibrare distorsioni e regolare continuamente il ritorno del monitor; e poi le sessioni in studio, col metronomo che sembra tradirti ogni volta che non è a passo col tuo battito cardiaco. Suonare a lungo con le stesse persone è un po’ come essere sposati. Nel bene e nel male. Dividi chilometri, camere d’albergo, tavolate e bicchieri. Istantanee che scivolano sulla bacheca di Maurizio Solieri, per oltre trent’anni chitarra ritmica di Vasco Rossi, soffio vitale dei primi successi del cantautore di Zocca. Ricordi condivisi anche con Massimo Riva, andato via troppo presto, ma non prima di aver contribuito a lanciare la Steve Rogers Band, oltre a scrivere assoli di chitarra rimasti nella memoria dei fan del Blasco. Quando uno come Solieri imbraccia una sei corde, è quasi obbligato a rendere omaggio alla sua storia personale, che parte dal rock anni Settanta e Ottanta, dalle suggestioni dei Queen e dei Led Zeppelin, fino a toccare sonorità pop che ricordano U2 e dintorni.
Parte da qui l’esperienza live della Solieri Gang, un gruppo di amici ancora prima che di musicisti dall’Emilia con furore. Giovedì 23 marzo, alle 21, saranno sul palco del Teatro dei Marsi ad Avezzano in una serata organizzata da Tony Orlandi (Tony Eventi), col supporto dell’assessore all’Ambiente, Roberto Verdecchia, dell’assessore alla Cultura, Roberto Amatilli e del sindaco Giovanni Di Pangrazio. Costo dei biglietti: platea 13 euro, galleria 8.
Solieri, questo gruppo sviluppa a margine della sua lunga esperienza artistica con vasco rossi. come nasce questa idea?
La Gang si è praticamente auto-formata. Con gli ragazzi abbiamo iniziato facendo qualche concerto che ci è andato piuttosto bene. Così, abbiamo messo il progetto nero su bianco. Tra i primi a recepire l’idea, c’è stato il nostro tastierista Mimmo Camporeale. Suoniamo insieme da una vita, anche lui era con Vasco negli anni Ottanta e alla Steve Rogers Band, ai tempi di Alzati la gonna. Poi, si sono aggiunti Max Gelsi al basso e il batterista Ivano Zanotti. Davanti c’è Lorenzo Campani che ha un’estensione e una presenza vocale importanti. Certo, non sempre è al nostro seguito perché deve fare i conti con i suoi impegni con il cast di Notre Dame de Paris.
Ad Avezzano, infatti, suonerà Pierluigi Mingotti.
Insieme a Zanotti, Pier ha collaborato a lungo con Francesco Guccini e Loredana Bertè. Mingotti, tra l’altro, ha suonato ai concerti di Natale nella cattedrale di Avezzano.
Che scaletta avete costruito?
Abbiamo un repertorio misto, fatto di brani scritti da me, ma anche di pezzi classici come Rock and Roll dei Led Zeppelin, suoniamo anche qualcosa degli Aerosmith. E poi ci sono i pezzi della Steve Rogers band e i classici di Vasco, una scelta nella quale ho preferito anteporre i brani che abbiamo composto insieme.
Lei ha scritto dei riff inconfondibili, tra cui quello che segna l’intro di c’è chi dice no, contribuendo a ballate tipo Dormi dormi e Ridere di te.
E’ stato un periodo estremamente produttivo, in cui si concretizzava la collaborazione e l’amicizia con Vasco. Eravamo partiti insieme da una Punto radio, un’emittente di Zocca. Alla fine degli anni Settanta era un disk-jockey nei locali della zona. Lui aveva fatto scuola di canto e il suo vibrato era perfetto per il tipo di rock che cercavamo. Poi, nelle ballate di quel periodo, mi sono lasciato influenzare da chitarristi come Mark Knopfler.
Douglas Adams scrisse del frontman dei Dire Straits come capace di tirare fuori dei suoni prodotti dagli angeli dal sabato sera, quelli che hanno bisogno di una birra forte, stanchi di aver fatto i bravi tutta la settimana.
E’ la magia del rock, l’energia che noi cerchiamo dai nostri strumenti, quelle sensazioni che amiamo condividere dal nostro pubblico.
Un pubblico, quello abruzzese, che viene da anni difficili del post-sisma.
La musica ha una forza che trascende, che va oltre. Ho suonato tante volte in Abruzzo e, anche se adesso vivo nelle colline bolognesi, mi si stringe il cuore se penso ai danni del sisma emiliano a Concordia sulla Secchia, il paese dove sono nato. Suonare è come curare le nostre ferite.