Nel ricordo di Salvador Dalì
Il 23 gennaio 1989 moriva a Figueres, in Spagna, il pittore Salvador Dalì. Nato l’11 maggio 1904, si avvicinò giovanissimo all’arte. Nel 1922 si iscrisse all’accademia di belle arti di Madrid, dove i suoi dipinti iniziarono ad avvicinarsi allo stile cubista. Nel 1926 si recò per la prima volta a Parigi, dove entrò in contatto con alcuni dei massimi pittori del tempo tra cui Pablo Picasso e Joan Mirò.
Alla fine degli anni Venti si avvicinò al movimento surrealista: le sue opere iniziano a esplorare il subconscio, cercando di catturare le immagini così come compaiono nei sogni, per raggiungere un livello diverso di creatività artistica. In questo stesso periodo lavorò con il regista spagnolo Luis Bunuel, collaborando alla sceneggiatura di Un chien andalou e conobbe Gala, pseudonimo di Elena Ivanovna Diakonova, che divenne sua moglie.
Nel 1931, nel pieno periodo surrealista, Salvador Dalì dipinse una delle sue principali opere, La persistenza della memoria, in cui ritrae alcuni orologi da taschino in fase di liquefazione, a simboleggiare la memoria che, negli anni, perde la propria forza. Dalì fu anche una personalità forte, insolita e singolare. Celebri i suoi baffi, ispirati a quelli del pittore spagnolo del Seicento Velazquez, e le sue provocazioni, come quando nel 1936 si presentò a una conferenza stampa vestito da palombaro, quasi a voler interpretare personalmente il surrealismo ed essere lui stesso l’opera d’arte.
Tra il 1945 e il 1946 realizzò i disegni per Destino, un film animato voluto dal produttore statunitense Walt Disney. Il progetto, tuttavia, venne abbandonato per ragioni finanziarie, e venne prodotto solo nel 2003.
Dopo la seconda guerra mondiale, Dalì fece ritorno in Spagna, dove rimase fino alla morte. In questi anni si appassionò molto alla scienza, raffigurando numerosi immagini come se si stessero disintegrando in tanti piccoli atomi, influenzato dalla fisica nucleare.