Emersioni d’autore: il mio racconto del viaggio di Lorca
9 Maggio 2016 Condividi

Emersioni d’autore: il mio racconto del viaggio di Lorca

Qual modo migliore per raccontare un poeta se non quello di entrare nei suoi ambienti, viaggiare lungo la linea immaginaria tracciata dal suo cammino? Fabio Iuliano ha fatto questo. Ha seguito Federico Garcia Lorca nei suoi mondi, l’ha pazientemente e minuziosamente contestualizzato in ciascuno dei suoi ambienti, ricreando l’immagine del poeta e dell’uomo che ha segnato profondamente tutta la letteratura del suo tempo e degli anni a venire. (Mirko Zanona, progetto Aurora edizioni)

fantasia

Dal Flamenco al jazz, il viaggio di Federico García Lorca

Accade a un certo punto una cosa inconsueta. Il giovanotto che per circa un’ora ci ha scorrazzati su e giù per le scale della Huerta de San Vicente, ultimo domicilio conosciuto di Federico García Lorca, invita i visitatori a sedersi al pianoforte del poeta. «Se avete in testa una bella melodia suonatela pure» dice indicando la mitica tastiera che fu percorsa, sembra, anche da Manuel de Falla. Tutti sono assaliti da una improvvisa timidezza. Fanno un passo indietro i turisti spagnoli, entrati nella casa-museo di Granada con devozione religiosa. Al pianoforte non sederà nessuno e la giovane guida non se ne stupirà troppo. «Peccato, Federico ne sarebbe stato contento». (Laura Putti, García Lorca – Poeta al pianoforte)

A Federico García Lorca, poeta vittima della guerra civile spagnola, sono bastati 38 anni per entrare nell’olimpo dei grandi della letteratura mondiale di tutti i tempi. “Some die just to live”, cantano i Pearl Jam in Immortality (Vitalogy), oggi infatti il suo nome si trova accanto a quello di Miguel De Cervantes in cima alla lista degli autori spagnoli più tradotti e amati.

In più di un’occasione, il poeta ha affermato che per sentire veramente la musica abbiamo bisogno di un’immaginazioneloca y nerviosa – folle e vivace. Immaginazione, certo ma anche fantasia e passione sono le parole che definiscono meglio il rapporto tra noi e l’arte. La musica, la sua perfetta simbiosi con il ritmo ma anche il suo tentativo paradossale di sbarazzarsi di questa simbiosi. La sua forza carismatica, il suo potere di evocare e rappresentare le emozioni. La musica è tutto questo, un’arte che al giorno d’oggi si presenta a noi sempre più come esempio di messaggio universale che prescinde da qualsiasi linguaggio e per questo ci avvicina.

Abbiamo deciso di raccontare la storia di Lorca partendo dalla colonna sonora. Abbiamo deciso di scomodare il poeta simbolo perché la sua vita rappresenta una sorta di tragitto simbolico tra il nord e il sud, l’oriente e l’occidente, l’orologio e il tempo. Il tutto condito da una smisurata passione per la musica che ha rappresentato la porta principale con la quale Lorca è entrato in contatto con il mondo dell’arte.

Lucía Martínez 

Lucía Martínez
Umbría de seda roja.

Tus muslos como la tarde
van de la luz a la sombra.
Los azabaches recónditos
oscurecen tus magnolias.

Aquí estoy, Lucía Martínez.
Vengo a consumir tu boca
y a arrastrarle del cabello
en madrugada de conchas.

Porque quiero, y porque puedo.
Umbría de seda roja.

Lucia Martinez

Lucia Martinez.
Penombra di seta rossa.
Le tue cosce, come la sera,
vanno dalla luce all’ombra.

Recondite ambre nere
oscurano le tue magnolie.
Eccomi qui, Lucia Martinez.
Vengo a consumarti la bocca

e a trascinarti per i capelli
in un’aurora di conchiglie.
Perché voglio, e perché posso.
Penombra di seta rossa.

Queste le sue parole in proposito: “La musica è l’arte per eccellenza, perché con le parole si dicono cose umane; con la musica si esprime quello che nessuno conosce né può definire”. Dalle prime lezioni di pianoforte che via via lo hanno reso un virtuoso dello strumento, alle schitarrate al Sacromonte con i gitani o ancora al suo incontro con il maestro Manuel de Falla, il percorso-vita del granadino è scandito dalle tante esperienze musicali. Tutto ciò lo ha reso un artista a 360°, di fama mondiale, grazie anche alle sue esperienze di studio oltreoceano.

Significativo, infatti, il periodo vissuto alla Columbia University di New York, che ha visto un uomo che “trasudava sud da tutti i pori” venire a contatto con il mondo automatico e meccanizzato della Grande Mela. Questo è un punto di incontro importante anche simbolicamente tra due stili di vita radicalmente differenti, soprattutto alla vigilia degli anni trenta. A quei tempi, New York si presentava agli occhi di un forestiero come una città proiettata decenni nel futuro, con tutti i suoni e le luci della grande metropoli che già era. Questo ha influito radicalmente sul ritmo e sulle tematiche della poesia di Federico, che ha instaurato sin dall’inizio un rapporto tutto suo con l’ambiente circostante, non rimanendo insensibile alle atmosfere underground di Harlem.

Nel tragitto in nave dalla Spagna a New York, la colonna sonora che accompagna la vita del giovane poeta cambia, dalla rumba gitana si passa al jazz e al gospel. Il jazz era penetrato in Europa già da qualche decennio e Lorca aveva molti amici con i quali condividere la passione per questo genere musicale. Ma è ad Harlem, principalmente, che l’autore entra in contatto con l’ambiente afro-americano metropolitano in cui il jazz ha mosso i primi passi. Se possiamo associare al flamenco la rievocazione del mito di tradizioni zingare andaluse che accompagna tutta la sua prima parte del lavoro poetico, possiamo anche prendere il jazz come una finestra attraverso la quale Lorca si affaccia al mondo dei neri d’America. Questo è Poeta en Nueva York, la raccolta di poesie in cui la metropoli statunitense viene raffigurata come un’Andalusia del cemento. Sin dall’incipit, infatti, il poeta (come la chiave all’inizio dello spartito) indica il tono dell’opera. Esordisce, infatti, con dei versi di impatto.

Asesinado por el cielo
Entre las formas que van hacia la sierpefronte fabio
y las formas que buscan el cristal,
dejaré crecer mis cabellos.

“Assassinato dal cielo
fra le forme che vanno verso la serpe
e le forme che cercano il cristallo
lascerò crescere i miei capelli.”

In altre parole, per quanto elitario possa sembrare il suo percorso artistico, la musica è uno dei canali principali a disposizione del signorino Federico per entrare in contatto con un mondo che quasi non gli appartiene, quello dei bassifondi. È tutto questo che rende la sua poesia speciale e realistica, ricca di aneddoti, di tradizioni, di vicende umane che, seppur estranee al suo rango sociale, penetrano il suo animo da tutte le parti.

Bisogna sognare,
sventurato chi non sogna,
poiché non vedrà mai la luce…” (F.G.Lorca)

 

“New York, Andalusia del cemento. Il viaggio di Federico Garcia Lorca dalla terra del fuoco alle strade del jazz”