La sfida per L’Aquila: asse centrale pronto entro il 2018
Chiedi alla polvere. Col 96% delle pratiche relative alle periferie in dirittura d’arrivo, la partita per il capoluogo si gioca in centro. E di polvere, gli oltre 263 cantieri attivi all’interno delle mura, ne producono parecchia. La prospettiva è quella di rispettare la tabella di marcia che restituirebbe gran parte dell’asse centrale per l’inizio del 2018. «Si poteva fare di più, anche con la collaborazione di architetti e ingegneri responsabili della progettazione ma al momento le prospettive sono comunque buone», valuta l’assessore alla Ricostruzione, Pietro Di Stefano, «i lavori si stanno muovendo sui due Corsi e sulle arterie principale nell’obiettivo di restituire alla città gran parte degli edifici che si affacciano sull’asse centrale entro la fine del prossimo anno».
Un’azione che naturalmente deve andare di pari passo con il recupero del gap socio economico con il resto della Penisola. Una forbice allargata dalla crisi e accentuata dal terremoto stesso. Attualmente – dati Istat alla mano – il numero delle persone che hanno lasciato definitivamente il terremoto e l’area del Cratere è relativamente contenuto. A sette anni dal sisma, gli assistiti sono ancora 8.351 ma la maggior parte delle famiglie gravita ancora intorno al capoluogo. Cosa succederà però solo fra 10 anni qualora la politica, le aziende sul territorio e le parti sociali non riuscissero a garantire un numero di posti di lavoro sufficiente a dare una sostenibilità economica e finanziaria ai nuclei residenti? Non molto tempo fa, il sindaco Massimo Cialente aveva parlato di questa prospettiva: «Se non invertiamo la rotta», aveva detto, «rischiamo di avere in 10-15 anni una città in grado di offrire qualcosa come 130-150mila alloggi per una popolazione dimezzata e per lo più anziana. Rischiamo cioè di perdere tutti i giovani».
POPOLAZIONE ASSISTITA. Tra difetti e balconi cadenti, nella progettazione della città del futuro bisognerà tener conto delle 3.702 famiglie che vivono nei quartieri del Progetto case che si aggiungono alle 965 che sono nei Map. Si contano, poi, 1.406 nuclei familiari entrati nel progetto Case secondo altri requisiti stabiliti da bandi pubblici emanati nell’ultimo anno e mezzo: categorie con “fragilità sociale”. Spariti dall’anno scorso fondi immobiliari, autonoma sistemazione e affitti concordati.
ANCORA 3 MILIARDI. Fino a questo momento, per L’Aquila capoluogo sono stati emessi contributi per 4 miliardi 410 milioni e ne servono ancora 3 per chiudere la partita. I cantieri attivi nel Comune dell’Aquila sono 424, di cui 91 nelle frazioni. Vi lavorano 223 ditte: 141 dentro le mura, 61 fuori e 73 nelle frazioni. In totale, sono stati demoliti 320 edifici: 96 dentro le mura urbiche, 14 fuori, 111 in periferia e 99 nelle frazioni.
PERIFERIE. Qui la situazione è più ingarbugliata. Il cronoprogramma sconta oltre un anno di ritardo, ma l’obiettivo dichiarato è concludere l’istruttoria delle vecchie pratiche e delle schede parametriche parte prima entro la fine del 2016. L’intenzione dell’Usra (Ufficio speciale della ricostruzione all’Aquila) è arrivare alla piena istruzione delle pratiche, con ammissione a contributo, entro la metà del 2017 con i cantieri in attività già alla fine dell’anno. Parliamo delle 13 frazioni più seriamente danneggiate e, dunque, considerate prioritarie: Onna, Bazzano, Paganica, Tempera, Camarda, San Gregorio, Civita di Bagno, Colle di Roio, Roio Poggio, Roio Piano, Santa Rufina, Bagno Grande e Ripa, Arischia. Per tutte le altre l’obiettivo è di terminare l’istruttoria delle pratiche entro la fine del 2019.
IL CRATERE. Dei 56 Comuni del Cratere, 47 hanno il piano di ricostruzione approvato, 7 l’hanno adottato. Montorio al Vomano è prossimo all’adozione mentre Torre de’ Passeri sta lavorando con una procedura alternativa. Le risorse complessive stimate superano i 3,5 miliardi.