“Abbiamo perso il valore sociale della Perdonanza aquilana”
«Di come sia andata con l’Unesco mi interessa poco, quello che mi dispiace è che spesso ci sfugge il valore sociale del messaggio di Celestino». Nel quadro geopolitico sulla scacchiera internazionale, che ha determinato la bocciatura della candidatura della “Celebrazione del Perdono di Celestino” come patrimonio immateriale, padre Quirino Salomone non vuole neanche entrarci. Punto di riferimento spirituale del Movimento celestiniano e ispiratore, insieme a Floro Panti, della Perdonanza moderna, il frate è ben più preoccupato a capire come interpretare il valore universale delle parole del papa eremita. Un messaggio che va al di là dei confini del cristianesimo.
«Spesso si confonde un fatto religioso, individuale o collettivo che sia, con qualcosa di più grande», spiega. «La Perdonanza, così come il Giubileo, non riguardano semplicemente l’indulgenza dei peccati garantita dal passaggio sotto la Porta Santa, come quando uno va a farsi lavare la macchina. Stiamo parlando di un momento di riconciliazione, in cui tutti sono invitati a fare qualcosa di concreto per gli altri. Celestino invitava le persone del suo tempo a condonare i debiti, a liberare gli schiavi e a praticare la pace con atti concreti. Era come “resettare” le relazioni sociali, ripartire da zero».
Una serie di azioni che non è appannaggio di una confessione religiosa, ma è qualcosa che attiene agli sforzi per un’umanità più giusta. «Pensiamo a quello che papa Francesco dice spesso», prosegue padre Quirino, «bisogna lottare contro un sistema economico che uccide, che rende l’uomo schiavo. Bisogna diffondere il messaggio di misericordia, anche per combattere contro le ingiustizie sociali». Il frate entra nello specifico delle dinamiche della società attuale. «Pensiamo allo strozzinaggio, all’usura, anche quella legalizzata», sottolinea. «Pensiamo a quanto organizzazioni come Equitalia condizionano il nostro sistema economico, con molta gente segnata da debiti che non ce la fa ad andare avanti».