Le luci blu allestite davanti all’Auditorium accompagnano l’ingresso di Nada Malanima. Un palco minimalista: un basso, una chitarra acustica e una batteria sistemata sulla sinistra, in prima linea. Bastano pochi accordi per riempire il piazzale. E la voce della cantante livornese scandisce pezzi più o meno noti. Il primo asso lo cala da subito, “Guardami negli occhi”, un arpeggio che sembra rubato a una canzone grunge, con alti e bassi e liriche essenziali.
L’Aquila, Nada e la notte senza lacrime
Scatti nella notte
«Non sento più le lacrime, scendono giù le lacrime». Con quello stesso testo si era presentata qualche anno prima suonando nel tendone da circolo allestito sul piazzale di Collemaggio nei giorni del primo anniversario del sisma. Era il periodo delle carriole e quel palco l’aveva condiviso con Daniele Silvestri, Paola Turci, Andrea Satta e i suoi Têtes de Bois, e col regista Mario Monicelli, in una delle sue ultime apparizioni pubbliche. Canzoni, poesie, ma anche video e disegni in omaggio a queste carriole come «un simbolo autentico di una terra che lavora», occasione di riscatto non solo per una città segnata dal sisma, ma per un intero Paese. È lei stessa a fare riferimento a quella serata tra una canzone e l’altra.
«Camminando in centro, ho visto una città completamente distrutta», ricorda Nada al pubblico della festa dell’Unità, «mi auguro che ora la vita stia tornando a fluire in queste strade». Certo, il colpo d’occhio dal palco lascia spazio a un po’ di ottimismo: complici le temperature ancora gradevoli (una volta tanto “Ma che freddo fa” suona quasi fuori luogo per L’Aquila), la festa promossa dal Partito democratico è riuscita a riempire le quattro serate.
Le architetture sonore della band di supporto accompagnano un viavai continuo di gente, dal corso alla Fontana luminosa. Gli stand della birra, della sangria e degli arrosticini, ma anche gli spazi espositivi delle associazioni studentesche (Viviamolaq, Udu e Uds) o delle librerie, vengono presi d’assalto a tratti. Il sound si fa più energico man mano che il concerto va avanti e le sonorità acustiche lasciano spazio alla distorsione. Poi il testimone passa a Marco Carosone, dj per la discoteca all’aperto.