Vincoli o vantaggi? È battaglia sul taglio del parco Sirente-Velino
Superi Ovindoli di qualche chilometro, alla volta di Rocca di Mezzo, e ti tuffi nei Piani di Pezza, una distesa enorme nel cuore del parco Sirente Velino. Ma quella che avrebbe dovuto accogliere il gotha degli sport invernali, dall’escursionismo allo sci da fondo, è rimasta un’area pressoché deserta, salvata dalle speculazioni edilizie solo dai vincoli paesaggistici imposti all’interno dei confini dell’area protetta. Quello stesso perimetro che la proposta di legge presentata dal consigliere forzista Luca Ricciuti voleva ritoccare. Un taglio di circa 3.300 ettari che allo stato attuale è stato congelato sulla spinta di una petizione di oltre 200mila firme: la legge, di fatto, è stata reinviata in commissione. Ma quali sono i pro e i contro della riperimetrazione?
CRITICITA’. Di contro ce ne sono e sono piuttosto consistenti, tanto da spingere paesi e comunità a fare richiesta di entrare all’interno dei confini. Proprio in questi giorni, il Comune di Avezzano ha avviato uno studio finalizzato a presentare la richiesta di accesso all’area. L’amministrazione sta valutando la possibilità di annessione dell’area compresa tra la montagna di Paterno e la frazione di Antrosano, inclusa la parte che ricade al di sopra dell’autostrada A/25, per arrivare dunque al confine del Comune di Ovindoli, già compreso nel Parco. «Questa possibilità», spiega il primo cittadino di Avezzano, Giovanni Di Pangrazio, «rappresenterebbe una risorsa importante per la nostra terra. Qualsiasi operazione di promozione territoriale risulta più facile all’interno di un’area protetta, specie in un comprensorio come quello del Parco regionale Sirente Velino».
Una scelta, quella dell’amministrazione Di Pangrazio, che si muove in senso opposto rispetto alla proposta di legge regionale volta alla riperimetrazione del Parco. «Naturalmente», valuta il sindaco, «sarà nostra premura predisporre delle lingue di terra da lasciare fuori dai confini al fine di consentire attività di caccia, cosa non possibile per legge in un’area protetta». La proposta di riperimetrazione lascerebbe fuori dal parco un’area posta nell’Altopiano delle Rocche in prossimità dei confini nord occidentali del Parco. L’area individuata comprende due settori con caratteristiche ambientali tra loro differenti: il settore dei Piani di Pezza (parte della piana carsica e il versante esposto a sud dell’anfiteatro naturale) che la circonda fino ad includere nella riperimetrazione il complesso montuoso di Monte Rotondo. Inoltre, è incluso in questo provvedimento legislativo il settore dell’Altopiano delle Rocche, cara dalla presenza di aree umide con vegetazione igrofila e specchi d’acqua con altitudine compresa tra i 1.200 ed i 1.400 metri, che interessa la piana di Prata. I due settori oggetto della proposta ospitano numerosi habitat naturali, nonché i due Siti Natura 2000 (Zone speciali di conservazione “Sirente Velino” e Sic “Monte Sirente e Monte Velino”). Qui l’Ente parco ha realizzato tre progetti Life Natura finanziati dall’Unione europea con l’obiettivo di conservazione dell’orso bruno marsicano con interventi di piantumazione e potature oltre alla bonifica dell’area nell’ambito di un altro progetto Life. Il Parco è poi uno dei sottoscrittori del P.a.t.o.m. (Protocollo di intesa per la tutela dell’orso bruno marsicano) che individua nella zona di Monte Rotondo-Piani di Pezza una macroarea. Si tratta di iniziative finanziate dall’Ue. «Far parte dell’area protetta», spiega il presidente del Parco, Simone Angelosante, «costituisce una garanzia dal punto di vista della promozione territoriale, in un ambiente in cui le cui vocazioni principali sono da realizzarsi nel turismo sostenibile e nella valorizzazione dei prodotti».
VANTAGGI. C’è però un rovescio della medaglia, la politica del Parco Sirente Velino è stata criticata apertamente negli ultimi anni, anche se gli indirizzi di massima provengono di fatto dal governo regionale. Vista con gli occhi del consigliere promotore, Ricciuti, il vantaggio della riperimetrazione sarebbe quello di una sburocratizzazione di tanti atti amministrativi che sono costretti a dover espletare i residenti. Nelle ultime settimane, Ricciuti ha citato come esempio il calvario che bisogna percorrere per modificare una tettoia, o per attività vitali come il taglio del bosco, o il divieto di pascolare in alta quota. Altro aspetto è quello legato alla caccia, con meno restrizioni per chi è al di fuori dell’area protetta. E proprio dagli ambienti della caccia parte la proposta dell’istituzione di un ambito territoriale con proprie regole.
SPECULAZIONE EDILIZIA. «L’aspetto da non perdere mai di vista», avverte Daniele Valfrè (Wwf), «è quello legato ai rischi di speculazione edilizia, specie nell’area di Rocca di Cambio, dove a scadenza regolare viene presentato il progetto di collegamento del bacino sciistico di Ovindoli con quello di Campo Felice. Una proposta faraonica di difficile attuazione, che rischia anche di creare una serie di cattedrali nel deserto, come la struttura ricettiva in vetroresina e ardesia in mezzo ai Piani di Pezza e il trampolino per lo Snowboard nei pressi di Lucoli». Naturalmente, la presenza di progetti legati all’Unione europea su queste aree crea qualche difficoltà in più nel corstruire, ma se è facile arginare la realizzazione di un complesso edilizio, molto più difficile è impedire qua e là la costruzione di una singola struttura.