4 Agosto 2009 Condividi

Berluscopoli: il giudizio del Financial times

Un severo editoriale sul Financial Times di oggi analizza impietosamente la situazione politica dell’Italia. Scrive Geoff Andrews: “Le ormai quotidiane rivelazioni a proposito di Silvio Berlusconi e della sua vita sessuale ci forniscono l’imagine di un leader inadatto al governo di un paese. Ma i problemi fondamentali, le cause del declino italiano potrebbero non trovare rimedio quando Berlusconi lascerà il governo.

Il problema centrale del paese è l’estensione della corruzione nei vari livelli di governo, la mancanza di trasparenza e responsabilità, la vasta cultura dell’illegalità che attraversa la politica e la società italiana: dall’evasione fiscale al coinvolgimento della mafia in affari di ogni genere, dalla ricostruzione dell’Abruzzo alle partite del campionato di calcio”. Secondo Andrews ci sono due ragioni fondamentali per cui questa situazione potrebbe continuare a lungo. “In primo luogo, il fatto che il regime di Berlusconi è costruito su un impero mediatico che include anche il controllo della tv di stato, che infatti non ha coperto in alcun modo lo scandalo sessuale che lo ha coinvolto. In secondo luogo, il fallimento del sistema politico italiano di riformarsi e rinnovarsi all’indomani di Tangentopoli, specie per quel che riguarda la sinistra italiana, che ha attraversato una severa crisi d’identità e non è riuscita a sviluppare la proposta che richiedeva quel tipo di fase storica”. “Per questo, anche quando Berlusconi lascerà la politica italiana – e non c’è ragione di pensare che si tratti di una cosa imminente, tutt’altro – ci sono poche speranze che si trovi quel clima di intesa e collaborazione necessaria a introdurre una nuova legge elettorale e dare al paese maggiore senso di responsabilità, maggiore indipendenza nei mezzi di comunicazione, maggiore concorrenza nei mercati. La condanna internazionale nei confronti del comportamento del premier ha acceso un piccolo barlume di autocritica. Vedremo se in futuro seguiranno un’introspezione più profonda, o una spinta verso un nuovo spirito di riforma”.